Fattura energetica nazionale: si prospetta un 2017 in controtendenza

immagine 1Parla l’Unione Petrolifera, e ci fa sapere che nel 2016, complici anche la riduzione dei consumi di energia (-0,5%) da un lato e l’indebolimento del cambio euro/dollaro (-0,3%) dall’altro, la fattura energetica – ossia la spesa nazionale per l’approvvigionamento di energia dall’estero, pari al saldo tra valore delle importazioni e introiti derivanti dalle esportazioni – continua a scendere, come d’altronde sta avvenendo da oramai 4 anni, dopo il record del 2012. Anno, questo, in cui la spesa ha raggiunto quasi i 65 miliardi di euro, addirittura il 4% del PIL nazionale, un dato inferiore solo al picco dei primi anni ’80, quando è stata raggiunta un’incidenza del 5,2%. Questo quanto emerge dalla consueta Relazione Annuale 2017 dell’Unione Petrolifera.

È stupefacente pensare che oggi sono quasi 40 i miliardi in meno investiti per i nostri fabbisogni energetici. Ammonta a 25,3 miliardi di euro la fattura energetica al 2016, con un’incidenza sul reddito nazionale di “solo” l’1,5%.

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Il calo è consistente anche solo rispetto all’anno prima (-28%) e corrispondente ad un risparmio di 9,6 miliardi di euro. Non fosse che, stando all’andamento osservato nei primi mesi del 2017, tale risparmio pare finirà per esser recuperato entro la fine dell’anno. Pare infatti che alcuni importanti aumenti faranno salire la fattura energetica del nostro Paese proprio di una decina di miliardi.

I cali sin qui registrati sono stati dovuti soprattutto alle due principali componenti della fattura energetica, ossia gas e petrolio. In particolare il gas, che ha contribuito per oltre il 50% al risparmio sulla spesa energetica: è scesa infatti di circa 4,9 miliardi di euro la spesa netta per l’approvvigionamento del gas, passando da 14,5 a poco più di 9,6 miliardi di euro (-34%). Anche la fattura petrolifera si è ridotta (-22% rispetto al 2015), scendendo a circa 12,6 miliardi di euro. Interessante notare come nel tempo si sia sempre più modificata la composizione della spesa nazionale per l’energia: rispetto ad inizio millennio, si è infatti notevolmente ridotta la quota del petrolio, che pur rimanendo predominante è passata dal 64% del 2000 al 50% del 2016, a vantaggio invece del gas che pesa per il 38% (+11 p.p. rispetto a 16 anni prima) ma anche di biocarburanti e biomasse che, praticamente nulli a inizio millennio, rappresentano oggi il 3% delle fattura energetica nazionale.

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Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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