Lo scorso 6 luglio, I-Com ha presentato il rapporto “PAYBACK STRIKES BACK? Quali tasselli per completare il puzzle della nuova governance farmaceutica” che cerca di fare il punto sul tema del governo della spesa farmaceutica in Italia, anche alla luce dei nuovi provvedimenti normativi introdotti dalla Legge di Bilancio 2017, in particolare tenendo conto della modifica dei tetti di spesa e dell’istituzione del fondo per i farmaci oncologici innovativi che si aggiunge al fondo per i farmaci innovativi, con una ulteriore dotazione di 500 milioni di euro a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale cui concorre lo Stato.
L’analisi della spesa farmaceutica pubblica porta all’evidenza come tra le due componenti, la spesa farmaceutica ospedaliera ha registrato un aumento più significativo negli ultimi anni, quasi raddoppiando a partire dal 2008. Essa è anche la voce di spesa che ha registrato il trend di crescita più rapido, oltre che maggiore, aumentando del 58% in sette anni ad un tasso di crescita medio annuo del 6,8%. Al contrario, la spesa territoriale è la voce di spesa che ha registrato la dinamica più contenuta, in aumento del 2% nell’intero periodo, con un tasso di crescita medio annuo dello 0,4%. È, dunque, evidente come la spesa ospedaliera sia la componente che più ha inciso sull’andamento della spesa farmaceutica pubblica ed insieme alla spesa privata, sul totale della spesa farmaceutica.
La forte crescita della spesa per l’assistenza farmaceutica registrata negli ultimi anni – in particolare della componente ospedaliera – ha reso necessari interventi di contenimento, tra cui il tetto di spesa programmata, che è stato rideterminato diverse volte nell’arco degli ultimi dieci anni, comportando una graduale riduzione della copertura della spesa farmaceutica da parte del Servizio sanitario nazionale, passata, infatti, da un tetto complessivo del 16,4% ad uno del 14,85%.
Nonostante il ricorso a tale meccanismo di regolazione, la spesa ospedaliera è sempre stata fuori controllo, sforando puntualmente il tetto di spesa previsto, anche a seguito dell’ampliamento avvenuto a decorrere dal 2013 che ha portato l’onere a carico del Servizio sanitario nazionale per l’assistenza farmaceutica ospedaliera dal 2,4% al 3,5% del FSN. Contrariamente, la spesa farmaceutica territoriale non ha mai superato il tetto di spesa previsto, anche quando quest’ultimo è diventato via via più stringente. Eccezion fatta per il 2015, in cui la spesa farmaceutica territoriale per la prima volta supera il tetto di spesa di circa 300 milioni di euro.
La modifica dei tetti di spesa introdotti dalla Legge di Bilancio 2017 non pare, almeno nelle prime stime, risolvere tale situazione. Con l’entrata in vigore di quest’ultima legge, a gennaio 2017, il tetto della farmaceutica ospedaliera – al lordo della spesa per i farmaci di classe A in distribuzione diretta e per conto – è passato al 6,89% del FSN, assumendo il nome di “tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti”. Il tetto della territoriale è stato altrettanto rideterminato nella misura del 7,96%, assumendo il nome di “tetto della spesa farmaceutica convenzionata”, così da lasciare invariato al 14,85% il tetto complessivo per la spesa farmaceutica. È stato inoltre – come anticipato – istituito un nuovo Fondo per l’acquisto di medicinali oncologici innovativi, che si aggiunge al già esistente Fondo per l’acquisto di medicinali innovativi: entrambi con una dotazione di 500 milioni di euro l’anno.
Applicando queste revisioni ai dati di spesa effettivamente osservati nel 2015 e nel periodo gennaio – ottobre 2016, si può osservare come la nuova spesa per acquisti diretti, avrebbe registrato nel 2015 uno scostamento dal tetto pari a 2,5 miliardi di euro, 1 miliardo in più rispetto a quello effettivamente registrato dalla vecchia spesa ospedaliera. La nuova spesa convenzionata non avrebbe invece registrato alcuno sfondamento, bensì un avanzo di 0,7 miliardi di euro. Anche nel 2016 a fronte di un aumentato risparmio per la nuova spesa convenzionata, si sarebbe invece registrato uno sfondamento del tetto da parte della spesa per acquisti diretti pari a 2,6 miliardi, in aumento rispetto a quanto verificatosi realmente di 1 miliardo di euro.
Certamente – si legge nel rapporto I-Com – è necessario considerare che negli anni 2015 e 2016 non era presente il nuovo fondo per medicinali oncologici innovativi che, con la sua ulteriore dotazione di 500 milioni di euro, avrebbe potuto calmierare lo scostamento dal tetto della spesa per acquisti diretti, riducendo le stime dello scostamento di questa voce dal tetto a 2 miliardi nel 2015 e 2,1 miliardi nel 2016.
In sintesi, sebbene lo scostamento dal tetto complessivamente previsto per la spesa farmaceutica dalla nuova Legge di Bilancio resti invariato rispetto agli anni precedenti, il risparmio generato sulla spesa convenzionata si trasferisce alla spesa per acquisti diretti in misura meno che proporzionale rispetto all’aumento del tetto previsto per quest’ultima (dal 3,5% al 6,89%), aumentando di conseguenza l’onere del ripiano a carico di Regioni e titolari di AIC. La manovra rischia dunque di avere un effetto depotenziato, in caso si confermino i trend delle voci di spesa registrati negli ultimi due anni, e sembra non essere ancora una soluzione efficace per il contenimento della farmaceutica ospedaliera.