Superare il payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera. Le proposte dell’Istituto per la Competitività

payback-proposte-I-comLa presentazione del rapporto I-Com “PAYBACK STRIKES BACK? Quali tasselli per completare il puzzle della nuova governance farmaceutica”, tenutasi a Roma il 6 luglio scorso, ha permesso a Istituzioni e Aziende intervenute di discutere su un tema attuale e di particolare complessità: l’impatto dell’applicazione del payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera.

Il payback non solo si presenta come – di fatto – una vera e propria tassa, (sia per la logica con la quale è stata introdotta che per l’entità di estremo rilievo per le aziende interessate), ma aumenta molto più di una normale imposta l’incertezza delle imprese, compromettendone la corretta pianificazione finanziaria. In aggiunta, l’aspetto del riconoscimento dell’innovatività è di particolare importanza rispetto al tema che stiamo trattando. I nuovi criteri AIFA, che finalmente chiariscono le modalità di valutazione dell’innovazione farmaceutica da parte dell’Agenzia, pur chiudendo un periodo di work in progress molto esteso, lasciano una certa discrezionalità. Il discrimine tra riconoscimento e non riconoscimento dell’innovatività non è di poco conto, e ha impatti molto più estesi di quanto si possa immaginare. Se la tendenza da parte di AIFA sarà quella di restringere il riconoscimento dell’innovatività a pochi farmaci, come è successo fino ad ora in base alla precedente metodologia, si continuerà ad alimentare un sistema distorsivo proprio grazie alla presenza del payback sulla farmaceutica ospedaliera.

Lo studio evidenzia la necessità di adottare meccanismi che consentano di correggere gli effetti distorsivi generati dal payback all’interno del panorama sanitario italiano, intervenendo sia attraverso misure nel breve periodo che con misure di medio-lungo periodo. In particolare I-Com suggerisce le seguenti proposte, in grado di attenuare gli effetti distorsivi del payback a breve termine:

  • rendere corretti e omogenei i dati regionali, sfruttando al massimo l’utilizzo dei dati relativi alla fatturazione elettronica
  • rendere continuativa (anche per i prossimi anni) la disposizione che determina la partecipazione al ripiano in una misura pari al 10% della variazione positiva del fatturato del farmaco nel suo primo anno di commercializzazione (cosi come previsto dal D.L. n. 113 del 24 Giugno 2016)
  • escogitare un meccanismo compensativo tra tetti da attuare a tutti i livelli di governo (dalle Regioni al livello centrale), al fine di preservare il più possibile le risorse destinate al farmaco (significativamente più basse rispetto alla media europea)
  • auspicare una metodologia di ripiano più lineare, che limiti alcune eccezioni presenti nella normativa corrente, al fine di distribuire lo sfondamento in modo più omogeneo tra le aziende
  • ricorrere sempre di più a sistemi di accordo prezzo-volume, riconoscendo un prezzo congruo ai nuovi prodotti ma anche sconti maggiori al SSN per quantità crescenti di farmaco

Anche qualora tutte, o quantomeno una larga maggioranza, di queste misure venisse adottata a breve, ciò non toglie che nel medio-lungo periodo, a parere di I-Com, il payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera vada superato. Le misure da attuare, al fine di mettere in soffitta uno strumento che come tutti quelli nati male ci pare impossibile raddrizzare totalmente, potrebbero essere le seguenti:

  • dal nostro studio emerge con chiarezza che l’attuale sistema di governo della spesa farmaceutica parte con un problema di fondo, rappresentato dal fatto che il finanziamento pubblico per la spesa farmaceutica, e in particolare quello per la spesa per gli acquisti diretti, non è sufficiente a coprire la domanda pubblica corrente, dando origine a un ripiano strutturale da parte delle aziende piuttosto che episodico. Una nuova governance dovrebbe dunque adeguare il finanziamento pubblico alla domanda, rendendola quindi sostenibile
  • attuare un sistema di controllo della spesa basato sulla valutazione dei risultati, superando il sistema dei silos
  • rimborsare i farmaci in base a meccanismi evidence based, con un sempre maggiore ricorso a dati real world per la valutazione del loro reale impatto
  • passare a un sistema di governance della spesa capace di accogliere i prodotti innovativi, quindi necessariamente basato su una logica di programmazione pluriennale, (almeno triennale), condivisa dal sistema e nota a tutti gli stakeholders ex ante
  • ma, soprattutto, riformare il finanziamento delle prestazioni sanitarie e dei farmaci con una nuova tipologia di rimborso per percorsi di trattamento di un paziente, superando quelli per singola prestazione sanitaria. L’ipotesi potrebbe essere un rimborso per percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, ben delimitato nel tempo e nella tipologia di servizi, come una sorta di DRG riferito a un PDTA e non a un rimborso per prestazione ospedaliera, che preveda congiuntamente diagnosi, assistenza ospedaliera e territoriale, e farmaci, per una singola patologia. Naturalmente si dovrebbero prevedere tariffe dinamiche laddove sussistano farmaci innovativi ad alto costo.

Con specifico riferimento a quest’ultimo punto, se facciamo mente locale sulle attuali evoluzioni del sistema di programmazione e valutazione in sanità, ci rendiamo conto che in riferimento alla programmazione sono sempre più presenti i PDTA (percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali) che definiscono i percorsi integrati di presa in carico del paziente; nel campo della valutazione delle tecnologie sanitarie, invece,  si contemplano sempre di più i costi indiretti e sociali (oltre ovviamente a quelli diretti). Considerando queste evoluzioni nella programmazione e valutazione in sanità, dunque, il sistema di rimborso che stiamo ipotizzando può costituire un loro appropriato completamento.

Coordinatore Scientifico Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Economia e Gestione delle Aziende Sanitarie dell’Università Cattolica, e un MA in European Economic Studies al College of Europe di Bruges.

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