L’impatto del payback sui conti delle aziende: i risultati di una survey I-Com

spesa-farmaceutica-e1455534162823I-Com ha condotto un’indagine, basata sulla raccolta ed elaborazione dei dati forniti da 9 aziende che producono e commercializzano farmaci ospedalieri, al fine di evidenziare l’impatto che l’ammontare del ripiano per la spesa farmaceutica ospedaliera ha in media sui bilanci aziendali (relativamente al triennio 2013-2015) e il modo in cui le richieste di ripiano sono variate nelle diverse richieste inviate da AIFA alle aziende nel luglio dell’anno scorso (a testimoniare l’incertezza che questo strumento ha sulla pianificazione finanziaria delle imprese che ne sono soggette).

La farmaceutica è in Italia il settore manifatturiero a maggiore partecipazione estera e soprattutto uno dei settori con la più elevata apertura internazionale. Le aziende intervistate da I-Com, tutte aziende a capitale estero attive in Italia in molti casi da diversi decenni, rappresentano complessivamente un fatturato di circa 4,1 miliardi di euro (pari al 22% della spesa farmaceutica complessiva, territoriale + ospedaliera), per un fatturato di fascia H pari a circa 1,8 miliardi di euro (pari al 34% della spesa farmaceutica ospedaliera in Italia).

Nelle quattro diverse richieste che le aziende hanno ricevuto nel corso del 2016 era contenuto il ripiano dovuto per gli anni 2013, 2014 e 2015 nelle sue componenti di “ripiano complessivo (ovvero senza farmaci innovativi e orfani)” e “ripiano per farmaci innovativi e orfani”. I primi tre invii sono stati ricevuti nel mese di luglio, nella maggior parte dei casi a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, mentre il quarto di ottobre (che qui non registriamo perché difficilmente comparabile tra un’azienda e l’altra) ha rappresentato in realtà una richiesta di conguaglio.

Non si sta parlando di cifre trascurabili ma di valori in grado di condizionare pesantemente i conti aziendali. Se sommiamo il ripiano complessivo con il ripiano per farmaci orfani e innovativi, nel 2015 si arriva fino a un’incidenza media sul fatturato complessivo del 9,9% e su quello di fascia H del 25,2%. Valori abnormi se si tiene conto che queste aziende, così come tutte le altre, sono sottoposte a una pressione fiscale tra le più elevate al mondo.

D’altronde, se si guarda all’incremento percentuale nel triennio in esame della componente complessiva del ripiano (senza farmaci innovativi ed orfani) si osserva in media un aumento in termini cumulati del 18,9% se si prendono in considerazione i dati inviati nella prima richiesta AIFA, del 31% se si guarda ai dati inviati nella seconda richiesta AIFA, e del 89,6% se si osservano i dati inviati nella terza richiesta AIFA. Se questi aumenti sembrano già molto significativi, appaiono perfino lievi se paragonati alla crescita del ripiano per farmaci innovativi e orfani, cresciuto in media a tassi ben superiori al 100% dal 2013 al 2015. Infatti, nel 2015 il ripiano per innovativi e orfani è stato in media pari a quasi quattro il valore di quello dovuto per l’anno 2013 nella prima richiesta AIFA (+395%), quasi cinque volte quello dovuto per l’anno 2013 nella seconda richiesta AIFA (+485%), e a circa due volte il valore del ripiano dovuto nel 2013, se si considerano i dati comunicati nella terza richiesta AIFA (+205%). A pesare sul ripiano per innovativi e orfani è stata l’esplosione della spesa dovuta al caso Sovaldi, il primo farmaco che ha rivoluzionato la cura dell’epatite C.

Il payback è stato accusato a molte riprese di essere una “tassa occulta”. Appare dunque certamente d’interesse confrontare gli importi del ripiano richiesti nei tre diversi invii AIFA con l’ammontare degli oneri fiscali e contributivi dovuti dalle aziende negli anni 2013 – 2015. Si può evidenziare come il payback (“solo” per la parte al netto del ripiano dovuto per farmaci innovativi ed orfani, cioè nella sua componente di più facile monitoraggio da parte delle aziende, poiché direttamente legato allo sforamento della propria spesa rispetto al budget assegnato) rappresenti in alcuni casi una quota pari a più della metà degli oneri fiscali e contributivi a loro carico. Nel terzo invio relativo al 2015, raggiunge il suo picco massimo, arrivando a rappresentare ben il 62% degli oneri fiscali e contributivi a carico delle aziende.

Pur essendo il frutto di un’analisi campionaria, quanto emerge con chiarezza da questa analisi descrittiva è in primis l’importante incidenza che il ripiano per farmaci innovativi e orfani ha sul fatturato delle aziende. A questo si aggiunge l’estrema variabilità che le quote di ripiano (sia complessivo che per farmaci innovativi e orfani) hanno subito lungo i tre invii ricevuti. Questo elemento pone in capo alle imprese un ulteriore elemento di incertezza che mina la possibilità di prevedere e stanziare, con ragionevole certezza, le quote che saranno dovute per gli anni successivi. Inoltre, l’incidenza media del ripiano complessivo sulle imposte conferma che, di fatto, il payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera può essere descritto come una “tassa occulta”, ovvero un meccanismo che grava sui bilanci aziendali in una dimensione non dissimile da un’imposta, con l’aggravante rispetto alle imposte stesse di non avere fin qui dimostrato di avere alla base un metodo di calcolo chiaro e trasparente né un sufficiente grado di prevedibilità.

Per questo crediamo sia arrivato il tempo di studiare meccanismi di controllo della spesa (sanitaria nel suo complesso più che farmaceutica in senso stretto) più equi e meno distorsivi.

 

Presidente di I-Com, Istituto per la Competitività, think tank che ha fondato nel 2005, con sede a Roma e a Bruxelles (www.i-com.it). Docente di economia politica e politica economica nell’Università Roma Tre.