L’OMS afferma: “The world is running out of antibiotics”

2446-prep-now-included-who-essential-medicines-list-150x150Un nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “ANTIBACTERIAL AGENTS IN CLINICAL DEVELOPMENT. An analysis of the antibacterial clinical development pipeline, including tuberculosis” rivela, ancora una volta, una situazione allarmante, colpa della resistenza antimicrobica, fenomeno molto pericoloso, sempre più diffuso a livello mondiale che rischia seriamente di pregiudicare i progressi della medicina moderna.

Si parla ogni anno di 25.000 morti e 1,5 miliardi di costi soltanto nell’Unione europea, e un aumento delle spese ospedaliere per paziente tra i 9.000 e i 35.000 dollari a livello Ocse. Le proiezioni per il 2050, se non si riuscisse a fronteggiare questa minaccia, sono ancora più drammatiche: il numero di infezioni complicate da antibiotico resistenza potrebbe aumentare notevolmente nei prossimi anni, arrivando a provocare la morte di 10 milioni di persone l’anno.

L’impatto epidemiologico dell’antibiotico resistenza ha conseguenze dirette anche sul piano economico, legate alla perdita di vita e di giornate lavorative e ad un maggiore utilizzo di risorse sanitarie per il prolungamento delle degenze, al maggiore utilizzo di procedure diagnostiche e di antibiotici – se disponibili – spesso più costosi. Si stima che nel 2050, l’antibiotico resistenza potrebbe portare nei Paesi OCSE ad una perdita economica cumulativa compresa tra i 20 e i 35 miliardi di dollari.

Ci sono ben poche opzioni di trattamento per quelle infezioni antibiotico-resistenti individuate dall’OMS come la più grande minaccia per la salute globale: sono solo 8 i farmaci attualmente in sperimentazione clinica classificati come trattamenti innovativi in grado di aggiungere valore al panel di antibiotici a disposizione, i restanti, invece, sono modifiche di classi esistenti di antibiotici e costituiscono solo soluzioni a breve termine.

Dunque, la grave mancanza di nuovi antibiotici in fase di sviluppo per combattere la crescente minaccia della resistenza antimicrobica richiede un urgente bisogno di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo per tutte le infezioni resistenti ai trattamenti farmacologici, inclusa la tubercolosi, che ogni anno causa circa 250.000 morti. Oltre, a quest’ultima malattia infettiva, l’OMS ha individuato 12 classi di patogeni prioritari – alcuni dei quali causano infezioni comuni come la polmonite o infezioni alle vie urinarie – sempre più resistenti agli antibiotici esistenti e che necessitano urgentemente di nuovi trattamenti.

L’OMS sta lavorando costantemente con paesi e partner per migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni e soprattutto per promuovere l’uso appropriato degli antibiotici esistenti e di quelli disponibili in futuro; inoltre, sta sviluppando orientamenti per il consumo responsabile degli antibiotici nel settore umano, animale e agricolo.

Il Ministero della Salute ha messo a punto il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 con lo scopo di fornire un indirizzo coordinato e sostenibile per contrastare il fenomeno in Italia, dove la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa. Il piano segue l’approccio «One health» promosso dall’OMS, che include una serie di misure, tra cui le linee guida per la prevenzione delle infezioni e l’uso prudente degli antibiotici, l’adozione delle nuove direttive sui medicinali veterinari e mangimi medicati, la promozione della ricerca di nuovi antibiotici e di test diagnostici rapidi per identificare le infezioni batteriche.

Gli obiettivi generali della strategia nazionale sono:

  • Ridurre la frequenza delle infezioni da microrganismi resistenti agli antibiotici;
  • Ridurre la frequenza di infezioni associate all’assistenza sanitaria ospedaliera e comunitaria.

In particolare, il piano mira a una riduzione del consumo di antibiotici entro il 2020 superiore al 10% in ambito territoriale e oltre il 5% in ambito ospedaliero e con un taglio oltre il 30% nel settore veterinario (rispetto ai livelli 2016).

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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