La cybersecurity tra paure e nuove opportunità

downloadLo spostamento in rete di molte delle tradizionali attività sta determinando il massiccio riversamento di dati in rete. Si tratta di quantità enormi di dati che ogni singolo utente, più o meno consapevolmente, genera. Non c’è dubbio, infatti, che i dati relativi all’utilizzo di servizi e-commerce e dei motori di ricerca, alle interazioni con pagine o profili commerciali sui social network siano dati prodotti volontariamente; cosa diversa invece sono i dati relativi al traffico dati generato dai dispositivi in possesso, dal consumo di energia sulla base della nascente tecnologia degli smart meters e dalla tracciabilità degli spostamenti grazie al GPS integrato negli smartphone.  A prescindere alla volontarietà o meno della produzione dei dati, ci troviamo dinanzi ad una realtà del tutto nuova che ci espone ad evidenti rischi, ponendo alle autorità, ai cittadini ed alle imprese, sfide molto complesse da affrontare.

La stessa Commissione europea è conscia delle criticità in termini di sicurezza che il cyberspazio pone. Ed infatti, ammonta a 4000 il numero di ransomware in più al giorno, nel 2016, su scala globale (+300% rispetto al 2015),è salito al 50% il numero dei reati informatici su tutti i reati commessi in diversi Stati membri, l’80% delle imprese europee ha avuto a che fare con almeno un problema di cybersecurity, lo scorso anno e decine di miliardi saranno i digital device connessi nell’UE entro il 2020. In questo contesto e consapevole della necessità di apprestare adeguati strumenti di protezione dei dati, la stessa Commissione ha recentemente svelato il piano strategico per la cybersecurity, fissando obiettivi ambiziosi. Il piano, in particolare, persegue l’obiettivo di incrementare la difesa, la deterrenza e la resilienza dei sistemi informatici e si fonda su tre pilastri fondamentali: costruire un sistema europeo resiliente e incrementare il livello di cyber sicurezza dell’Unione; creare una effettiva e univoca risposta in campo penale ai reati informatici, adeguando le pene alla gravità delle azioni criminose; potenziare la stabilità globale attraverso il miglioramento della collaborazione internazionale. Uno degli aspetti maggiormente rilevanti concerne la creazione di una Agenzia Europea sulla Cybersecurity, da affiancare alle Istituzioni europee ed agli Stati membri nella costruzione di una politica comune sulla sicurezza informatica.

Si tratta di un piano strategicamente fondamentale che risponde pienamente al bisogno delle aziende di attrezzarsi contro il rischio di possibili attacchi informatici.  Il Rapporto Clusit del 2017 ha evidenziato come i criminali colpiscano le loro vittime nel 75% dei casi con l’obiettivo di estorcere denaro con una crescita del 13,26% rispetto ai sei mesi precedenti di tale tipo di attacco. In forte aumento  anche i crimini riferibili al Cyber Espionage (+126%). Dopo il “Multiple Targets” i settori più attaccati sono il “Research/ Education” (+138%) e le infrastrutture critiche (+23%), seguite da “Banking/ Finance” (+12%). Da segnalare la crescita (+16%) dei crimini informatici verso la categoria “Ricettività” (hotel, ristoranti, residence e collettività), che hanno tipicamente la finalità di colpirne i clienti finali. Quanto alla dimensione geografica, tale studio rivela come siano in aumento gli attacchi verso l’Europa (dal 16% del secondo semestre 2016 al 19% del primo semestre 2017) con una crescita significativa anche di quelli verso realtà multinazionali (dall’11% al 22%), a dimostrazione di come i cyber criminali siano spostando la propria attenzione verso bersagli sempre più importanti, di natura transnazionale.

Ebbene, a fronte di tale scenario cresce fortemente il numero di imprese che dichiarano di offrire servizi nel campo della cybersecurity. Lo studio in questione in particolare evidenzia come, tra il 2011 e la metà del 2017, le imprese italiane che dichiarano di offrire servizi nel campo della cybersecurity siano aumentate del 36,8%, passando da 505 a 691 unità e come a questa forte crescita del numero degli operatori corrisponda un aumento quasi doppio nel numero degli addetti, passati nello stesso periodo da 3.504 a 5.609 unità.

Stiamo dunque assistendo ad una progressione importante che segnala una forte vivacità in un comparto sempre più strategico per il futuro delle aziende. Un comparto potenzialmente in grado di offrire straordinarie opportunità di occupazione qualificata ai giovani nel breve-medio periodo che dimostra, ancora una volta, come il digitale, anche nelle sue componenti più critiche e preoccupanti, rappresenti un’irrinunciabile fonte di crescita per l’Unione europea e per il nostro Paese.

 

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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