Come rendere la sanità italiana più “intelligente”. Le ragioni e i contenuti di un Manifesto

intelligenza-650x245Se c’è un campo dove l’Italia ha tutte le risorse per vincere la sfida digitale, la salute viene tra i primissimi. Perché abbiamo ottime professionalità nella ricerca, nelle aziende, negli ospedali e molte punte di eccellenza nel servizio sanitario nazionale. È ormai indiscutibile che la frontiera della sanità digitale sta nell’impiego di modelli basati sull’intelligenza artificiale nella gestione delle risorse a tutti i livelli, dalla drug discovery ai servizi a pazienti e cittadini.

Per far sì che il Paese possa cogliere i numerosi benefici che derivano dall’impiego di soluzioni tecnologiche innovative, basate sull’intelligenza artificiale, I-Com ha promosso in collaborazione con Cattaneo Zanetto & Co., un “Manifesto per una Sanità ‘intelligente’, articolato in 8 princìpi e altrettante linee d’azione.  Presentato al Senato lo scorso 23 ottobre, in un evento al quale hanno partecipato tra gli altri Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, e Antonio Samaritani, Direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), il Manifesto è consultabile online ed è aperto ai contributi di chiunque vorrà arricchirlo nelle prossime settimane, prima che sia avviata la campagna di adesione. Dopo un percorso di studio e approfondimento al quale hanno partecipato a partire da luglio numerosi stakeholder di rilievo del mondo sanitario e digitale, dalle associazioni di pazienti agli istituti di ricerca, dalle società scientifiche alle aziende, che si sono confrontati insieme in un Tavolo di lavoro appositamente costituito presso I-Com.

L’accesso all’innovazione è parte integrante del diritto alla salute e, in un contesto in continua trasformazione, i sistemi di intelligenza artificiale sono destinati a cambiare radicalmente il modo in cui si pensa alla diagnosi e alla cura delle malattie. I benefici che possono scaturire dalla loro applicazione sono molteplici e interessano i pazienti, i medici e il sistema sanitario in generale. Secondo il Manifesto, per raggiungere in tempi brevi il completamento della digitalizzazione della sanità, è necessario realizzare i piani e le misure già avviate dal Governo per addivenire alla definizione di nuove infrastrutture abilitanti di innovazione che possano facilitare l’implementazione di tecnologie di Intelligenza artificiale (attuazione del Patto per la Sanità Digitale, corretta implementazione del Fascicolo Elettronico Sanitario, e poi a seguire reale digitalizzazione delle cartelle cliniche, il vero punto di svolta secondo Antonio Samaritani). Fondamentale, poi, è l’interoperabilità dei sistemi regionali e dei diversi database pubblici, attraverso la promozione delle nuove opportunità legate all’Intelligenza artificiale e dei benefici in termini di miglioramento delle prestazioni, anche a livello di spesa sanitaria.

L’intelligenza artificiale può rivestire un ruolo fondamentale nel rapporto quotidiano tra cittadini e pubblica amministrazione, migliorando la qualità e l’efficienza di quest’ultima anche in ambito sanitario. Le nuove possibilità offerte dall’intelligenza artificiale possono ridisegnare un nuovo rapporto tra Stato e cittadini, in cui semplificazione, informazione e interazione vanno a consolidarsi, e la sanità, settore complesso per eccellenza, è certamente uno dei terreni dove queste nuove opportunità appaiono più promettenti. In tal senso vanno nella giusta direzione le iniziative predisposte nell’ultimo anno dalle istituzioni, come la task force promossa da AgID sull’intelligenza artificiale nei servizi pubblici. Sarebbe utile, che dopo il Libro bianco che dovrebbe essere adottato nel giro di pochi mesi, con l’indicazione di linee guida e best practice per le amministrazioni pubbliche, la task force o comunque una struttura di monitoraggio creata ad hoc dentro AGiD, osservi l’attuazione nelle diverse amministrazioni, tra le quali quelle sanitarie.

Centrale per il Manifesto il ruolo di una corretta informazione, soprattutto verso i pazienti, capace di rispondere a interrogativi riguardanti la fonte dei dati, le metodologie di analisi dei dati, il livello di protezione dei dati e i risultati conseguibili. Il rapporto medico-paziente, inoltre, è fondamentale nel processo assistenziale e certo l’intelligenza artificiale non lo sostituirà ma semmai lo rafforzerà, grazie agli strumenti di supporto che potranno essere messi in campo.

Un punto specifico del Manifesto è dedicato alla tutela della privacy e della sicurezza, che sempre di più devono andare a braccetto, come hanno rimarcato sia Giuseppe Busia, segretario generale del Garante per la protezione dei dati, che Andrea Samaritani. E che sono perfettamente coniugabili, come ribadito dallo stesso Busia, con l’uso dei big data, carburante indispensabile dei modelli di intelligenza artificiale.

Dal Manifesto emerge, infine, l’importanza di creare le competenze del futuro. La sfida principale non riguarda soltanto la creazione di nuove figure professionali, ma anche l’adattamento di quelle esistenti al nuovo eco-sistema del lavoro. Specie nella sanità appare chiaro che le macchine non potranno mai sostituire gli operatori umani bensì esserne, semmai, complementari, fugando così uno dei timori più frequentemente evocati quando si parla di sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro.

Da una precisa e soprattutto condivisa individuazione dei benefici e delle sfide derivanti dall’uso dell’intelligenza artificiale in sanità, nasce l’esigenza di un Manifesto per la salute “intelligente”. Che dovrebbe aiutare le amministrazioni e tutti gli stakeholder interessati ad affacciarsi sulla frontiera dell’innovazione da uno stesso punto di osservazione. Senza fughe in avanti ma neppure rifiutandosi di vedere quello che c’è davanti a tutti noi. E di lavorare tutti insieme per coglierne le opportunità senza sacrificare nessuno dei principi etici e giuridici che contraddistinguono la nostra civiltà.

 

Presidente di I-Com, Istituto per la Competitività, think tank che ha fondato nel 2005, con sede a Roma e a Bruxelles (www.i-com.it). Docente di economia politica e politica economica nell’Università Roma Tre.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.