Gli operatori dell’audiovisivo sono impegnati nella continua ricerca di modelli di business e innovazione. La posta in gioco è molto alta: la sopravvivenza in un mercato dove la concorrenza è altissima e le offerte pressoché illimitate. In Europa, come negli States, si corre ai ripari contro lo strapotere di Netflix, che ha da poco superato quota 109 milioni di utenti di cui oltre 55 milioni fuori dai propri confini.
Le telco si alleano con le pay-TV per offrire servizi triple/quadruple play per non perdere terreno nei confronti degli OTT che, nel 2022, varranno 83 miliardi di dollari: negli USA Verizon ha acquisito Yahoo per 4,4 miliardi di dollari; At&T si è fusa con Time Warner per 85,4 miliardi di dollari; in Spagna Telefonica ha incorporato Digital+ nella propria offerta a marchio Movistar; un’operazione simile in Italia è la joint venture Tim-Canal+.
Le media company cercano di guadagnare terreno: in USA Discovery Communication ha acquisito Scripps Networks Interactive entrambe attive a livello internazionale e player di primo piano nel mercato della pay-TV statunitense; in Spagna Sky ha lanciato il proprio servizio OTT sul modello di Now TV, già presente in Italia, UK, Irlanda, Germania e Austria, senza disporre di un presidio sul mercato satellitare.
I contenuti sono il valore aggiunto del mercato e per accaparrarseli si spendono cifre sempre più consistenti: Disney, lascia Netflix e si prepara ad offrire i propri contenuti direttamente agli spettatori attraverso due nuovi servizi di streaming dedicati rispettivamente allo sport e a film e programmi TV Disney e Pixar; Zuckerberg ha lanciato Watch, piattaforma che trasmetterà fiction, reality, sport, sfruttando le potenzialità del social network, ovvero la condivisione dei contenuti;