Le intelligenze artificiali rappresentano una delle sfide più affascinanti degli ultimi anni. Lo sviluppo di robot sempre più sofisticati, in grado di elaborare una mole enorme di dati e di assistere l’uomo in numerose attività sta sempre più diventando realtà portando con sé, da un lato, grande slancio ed ottimismo ma anche, inevitabilmente, una serie di interrogativi nuovi che aspettano una risposta.
Ci troviamo infatti di fronte ad un fenomeno molto affascinante e complesso su cui si sta focalizzando anche l’attenzione delle istituzioni europee. Il Parlamento europeo, in particolare, nel febbraio 2017, ha adottato una Risoluzione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica la quale contiene una serie di importanti proposte tra cui si segnala: 1) rafforzamento degli strumenti finanziari per i progetti di ricerca nella robotica e nelle TIC, compresi i partenariati pubblico-privati, e promozione di programmi di ricerca tesi ad analizzare i possibili rischi e le opportunità a lungo termine dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie robotiche; 2) avvio di un dialogo pubblico strutturato sulle conseguenze dello sviluppo di tali tecnologie; 3) definizione di un quadro che soddisfi i requisiti di connettività per il futuro digitale dell’Unione e a garantire che l’accesso alla banda larga e alla rete 5G sia pienamente conforme al principio di neutralità della rete (un’interoperabilità tra i sistemi, i dispositivi e i servizi di cloud, basata sulla sicurezza e sulla tutela della vita privata fin dalla progettazione è fondamentale per ottenere flussi di dati in tempo reale che consentano ai robot e all’intelligenza artificiale una maggiore flessibilità e autonomia); 4) avvio di una riflessione sulla possibilità di istituire un’Agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale; 5) valutazione delle implicazioni delle diverse soluzioni giuridiche tra cui: a) l’istituzione di un regime assicurativo obbligatorio; b) la costituzione di un fondo di risarcimento; c) la possibilità per il produttore, il programmatore, il proprietario o l’utente di beneficiare di una responsabilità limitata qualora costituiscano un fondo di risarcimento nonché qualora sottoscrivano congiuntamente un’assicurazione che garantisca un risarcimento in caso di danni arrecati da un robot; d) la scelta tra la creazione di un fondo generale per tutti i robot autonomi intelligenti o di un fondo individuale per ogni categoria di robot e tra il versamento di un contributo una tantum all’immissione sul mercato di un robot o versamenti regolari durante la vita del robot; e) l’istituzione di un numero d’immatricolazione individuale; f) l’istituzione di uno status giuridico specifico per i robot nel lungo termine.
Uno dei nodi senza dubbio cruciali da sciogliere, puntualmente individuato anche dal Parlamento, concerne l’impatto della robotica sul mondo del lavoro. Se infatti sono innegabili i benefici che la filiera produttiva ed il business delle aziende potranno trarre dall’impiego delle I.A., non possono non destare qualche preoccupazione le conseguenze sui lavoratori. Un’idea dell’impatto dell’automatizzazione sul mondo del lavoro è fornita da uno studio McKinsey Global Institute secondo cui l’automazione cambierà profondamente il lavoro. Robot e intelligenza artificiale, in particolare, saranno presto in grado, in molti casi, di sostituire l’uomo, tanto da mettere a rischio 375 milioni di posti. Nell’individuare i lavori a rischio il dato che emerge dallo studio in questione è che il maggior rischio di sostituzione sussiste, prevedibilmente, con riguardo ai lavori fisici svolti in ambienti standardizzati. Si tratta di una definizione ampia che ingloba in sé mansioni anche molto diverse tra loro, passando dagli operai in fabbrica agli addetti dei fast-food. Non sfuggono tuttavia all’avanzata delle I.A. neanche mansioni più intellettuali come i lavori che richiedono la raccolta, la gestione e l’elaborazione di dati: ad esempio contabili, assistenti legali, impiegati, addetti alla logistica.
Siamo dunque di fronte ad una rivisitazione completa del tradizionale mondo del lavoro che se da un lato teme ripercussioni negative (quantomeno nel breve periodo), dall’altro si trova di fronte ad una straordinaria opportunità. Se infatti i robot annienteranno inevitabilmente alcune mansioni, saranno in grado, al contempo, di creare nuove professionalità e di favorire l’acquisizione di nuove competenze e capacità da parte dei lavoratori stessi. Sarà un processo probabilmente difficile, rispetto al quale non mancheranno opposizioni e forti critiche ma ciò che è chiaro a tutti ormai è che si tratta di un fenomeno irreversibile e che anziché tentare di arginare il mare con uno scoglio è indispensabile mettere in campo azioni per comprendere e governare il cambiamento e trarne il meglio.