I diritti dei disabili: ancora una chimera

inclusive-education-sabrinaIn Italia ci sono circa 4 milioni e 360 mila persone che hanno una disabilità[1] e la maggior parte supera i 65 anni d’età e vive nel Mezzogiorno. Circa la metà si trova in condizioni di particolare gravità. Oltre un terzo delle persone disabili non può contare sull’aiuto di un familiare, ed è quindi esposto ad un maggiore rischio di vulnerabilità.

Istruzione e lavoro sono diritti non garantiti. Infatti, le persone con disabilità hanno un livello di istruzione mediamente più basso e hanno maggiori ostacoli nel riuscire ad accedere a un lavoro rispetto alla popolazione generale: nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone in condizione di disabilità occupata è il 18%, nel resto della popolazione il 58,7%. Inoltre, risulta occupato il 23% degli uomini con disabilità, nel resto della popolazione maschile tale percentuale si attesta al 71,2%; tra le donne con disabilità lavora solo il 14% rispetto al 46,7% delle altre donne.

Purtroppo il quadro presentato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, celebrata il 3 dicembre scorso, non è per nulla confortante.

Dunque, l’inclusione sociale, di cui si parla tanto, sembra essere ancora una chimera, un sogno vano per i tanti cittadini italiani che ogni giorno devono fare i conti con la propria disabilità e per le loro famiglie che con sempre maggiori difficoltà si devono far carico dell’assistenza quotidiana, di fronte ad un sistema che non prende con la giusta e dovuta considerazione i bisogni di queste persone, disattendendo quanto sancito nell’articolato della Convenzione delle Nazioni Unite, in particolare i diritti alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità, che non sono ancora garantiti come dovrebbero.

Anche analizzando le risorse[2] che il nostro Paese riserva alla disabilità emerge che l’Italia è al di sotto della media UE per le indennità di invalidità. Nell’ambito del Sistema di protezione sociale, per la funzione di spesa destinata alla disabilità, si può osservare che, nel 2015, sono stati spesi 27,7 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale, pari all’1,7% del Prodotto Interno Lordo. L’impegno economico per questa funzione in Europa è fissato a circa il 7,3% della spesa per la protezione sociale, pari a circa il 2% del PIL dei Paesi dell’UE-28. La spesa pro capite, a parità di potere d’acquisto, nel nostro Paese è di € 461 annui, che ci colloca a metà della graduatoria dei Paesi dell’UE-28, dopo quelli del Nord-Europa.

Tenendo presente le condizioni dei cittadini disabili italiani, appare, dunque, chiaro come la tutela della disabilità debba assumere una condizione di priorità assoluta al fine di garantire il pieno rispetto dei  diritti.


[1] Si tratta di una stima che si basa sul numero di beneficiari di pensioni legate alla condizione di disabilità, cioè coloro che percepiscono una pensione di Invalidità o una pensione Indennitaria o una pensione di Invalidità Civile o categorie assimilate

[2] Si tratta della spesa sostenuta per pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, servizi finalizzati all’assistenza e all’integrazione sociale e strutture residenziali.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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