I prodotti che riescono a suscitare interesse fuori dai confini nazionali sono l’unico modo per risollevare l’industria cinematografica. Sono anni che se ne parla eppure il nostro cinema continua a soffrire. Nel 2017 l’incasso totale dei botteghini nazionali è stato del -46,35% rispetto al 2016 e il risultato delle presenze è ugualmente sconfortante: -44,21%. Nessuna produzione italiana ha superato i 10 milioni di euro: L’ora legale di Ficarra e Picone e Mister Felicità di Alessandro Siani, hanno ottenuto le performance migliori con 10,3 e 10,2 milioni di euro. Ha pesato l’assenza del fenomeno Zalone, che, da solo, con Quo Vado?, aveva risollevato le sorti del cinema italiano superando se stesso e incassando ben 63,5 milioni di euro, vale a dire il 34% degli incassi e il 31% delle presenze in sala nel 2016. Ma non va sottovalutato neanche l’effetto sorpresa di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, che nello stesso anno aveva totalizzato 17,3 milioni di euro.
E sono proprio questi i prodotti nostrani che hanno riscontrato un maggiore appeal a livello internazionale. Perfetti sconosciuti è stato un grande successo nei botteghini di mezzo mondo e i diritti del film sono stati venduti per numerosi remake: in Spagna Perfectos desconocidos di Alex De La Iglesia ha incassato oltre 20 milioni di euro ed è stato tra i film più visti nel 2017; la versione turca Cebimdeki Yabanci, prodotta da Ferzan Özpetek, è stata diretta da Serra Yilmaz, attrice nota in Italia proprio grazie al regista turco; in Francia Le Jeu è diretto da Fred Cavayé e prodotto da Medset che ha tra i soci Pietro Valsecchi (Quo Vado? e gli altri film di Checco Zalone) e Mediaset; altri remake del film sono previsti in Grecia, Germania, Qatar e Svezia. Lo stesso Valsecchi, ha annunciato la lavorazione del remake francese di Quo vado? di Gennaro Nunziante, con la regia di Fabien Onteniente. La trilogia Smetto quando voglio di Sydney Sibilla, dopo aver conquistato Cina, Germania, Russia, Giappone, Australia, sarà riprodotta in Spagna e negli Stati Uniti.
Quello dello sdoganamento del cinema nazionale non è un problema italiano, a giudicare dagli alti e bassi in Europa. Un recente studio dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo analizza l’export dei film europei tra il 2012 e il 2016 in un campione di 12 mercati non europei. Quel che ne risulta sono 650 film venduti fuori dal continente, l’11% su un totale di 6.184 film prodotti in Europa (dato Lumiere aggiornato al 30 ottobre 2017), che hanno generato 82 milioni di ingressi, con una quota di mercato del 19%.
Complessivamente se i film europei distribuiti negli altri continenti sono cresciuti dell’8,5% rispetto al 2015 – la cifra più alta nel quinquennio (erano 509 nel 2012, 566 nel 2013, 589 nel 2014, 599 nel 2015) – gli 82 milioni di ingressi rappresentano generalmente un calo rispetto al passato – 131 milioni nel 2012 (quota di mercato al 28%), 80 nel 2013 (ma la quota era del 20%), 82 nel 2014 (18%), 108 nel 2015 (24%) – e rispetto alla media dei cinque anni di 97 milioni (22%).
Queste informazioni, se lette anche alla luce dei film che generano il maggior numero di biglietti venduti, danno luogo a cifre ancora più ridotte. Nel 2016 infatti solo 60 film, ovvero il 9% di quelli esportati, hanno generato il 90% degli ingressi extraeuropei (73,1 milioni). Questo significa che i restanti 590 film hanno venduto appena 8,5 milioni di biglietti, ovvero il 10% del totale.
Solo 16 film hanno generato da 1 a 5 milioni di ingressi e altri 18 film ne hanno generati da 500mila a 1 milione totalizzando il risultato migliore del quinquennio. Ma il restante 82% dei film europei ha generato una vendita di meno di 50mila biglietti fuori dall’Europa e, addirittura, il 31% ne ha venduti meno di 1000.
Inoltre 427 film dei 650 analizzati (il 66%) sono stati venduti in un solo mercato; alti 86 film (14%) hanno raggiunto due mercati, mentre 40 film (6%) sono stati venduti in 6 o più mercati. Questi ultimi hanno totalizzato, cumulativamente, il 61% dei biglietti venduti fuori dall’Europa.
Tra le destinazioni, gli Stati Uniti rappresentano il principale acquirente del cinema europeo, fornendo il 32% degli spettatori, cui seguono la Cina con il 23% di esportazioni, il Messico con il 12%, l’Australia con il 7% e la Corea del Sud con il 6%.
Per quanto riguarda l’origine delle esportazioni, Francia e Regno Unito sono, tra i Paesi europei, i più prolifici. La Francia guida questa classifica con 194 film esportati, contro i 125 del Regno Unito. Entrambi totalizzano il 49% delle esportazioni. Al terzo posto si posiziona la Spagna, con 59 film, seguita a stretto giro dall’Italia, con 58 film, vale a dire il 9% del totale. Il Regno Unito guida tuttavia la classifica degli ingressi al cinema, con 44,6 milioni di biglietti venduti fuori dall’Europa, ovvero il 55% del totale. Segue a distanza la Francia, con 14,1 milioni di ingressi, ovvero il 17% del totale.
L’Italia è solo settima in questa classifica, con 1,5 milioni di ingressi, equivalenti al 2%. Un risultato migliorabile, dunque, se si considera che sul totale biglietti venduti nel nostro cinema, solo il 14% è andato fuori dall’Italia, e tra questi solo il 4% ha oltrepassato l’Europa.
Bisogna infatti scendere alla 41a posizione per trovare un film italiano nella top 100 dei film che hanno venduto più biglietti fuori dall’Europa nel 2016: vi troviamo Youth, film del 2015 di Paolo Sorrentino, coproduzione Italia/Francia/Gran Bretagna/Svizzera, venduto in 9 dei 12 mercati del campione, totalizzando 453.594 biglietti. Poco più giù, in 48a posizione, A Bigger Splash, film di Luca Guadagnino del 2015, ha venduto 309.198 biglietti in 5 mercati. Quo Vado, di Gennaro Nunziante, campione di incassi in Italia nel 2016, si posiziona in 76a posizione con 111.299 presenze in 4 mercati. Nella top 100 troviamo anche Se Dio vuole, di Edoardo Falcone in 75a posizione, La corrispondenza di Giuseppe Tornatore, e Mia madre di Nanni Moretti, rispettivamente al 91° e 92° posto.
Sono passati quasi 20 anni dall’ultima volta che un film italiano ha fatto capolino nella cinquina dei candidati all’Oscar come Miglior film. Era il 1999 e La vita è bella non fu il Miglior film (quell’anno vinse Shakespeare in Love) ma regalò all’Italia ben tre prestigiose statuette come Miglior film straniero, Miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e Migliore colonna sonora (Nicola Piovani).
Quest’anno a Los Angeles ritroviamo un buon pezzo d’Italia con Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, regista e location tutte italiane, a dimostrazione che le buone produzioni, in particolare le coproduzioni internazionali, hanno una strada aperta nonostante lo strapotere delle major americane.
Articolo scritto con Monica Sardelli.