A Cannes Netflix non ci sarà. Anacronistico, sentenziano alcuni, giusto preservare i circuiti cinematografici secondo altri. Di fatto, la decisione era già nell’aria, strascico delle vicende della scorsa edizione (se ne è parlato nell’ultimo rapporto Ores), quando i film dell’operatore S-Vod furono esclusi perché con molta probabilità il sistema di distribuzione non prevedeva le sale. Eppure il Vod, in tutte le sue forme, tramite sottoscrizione o pagando le singole visioni, sembrerebbe essere il futuro e l’S-Vod in particolare sta trascinando la crescita di tutta la componente pay della tv in Europa.
Cosa rende il mercato del Vod attraente agli occhi dei consumatori? Sicuramente i costi bassi rispetto alle piattaforme di pay-tv tradizionali e la possibilità di pagare solo ciò che si vuol vedere o attraverso sottoscrizioni per lo più mensili, svincolate da contratti o dalla necessità di avere antenne o decoder. Ed è proprio il cord-cutting, fenomeno che evidenza la “fuga” degli utenti dai vincoli tipici della vecchia televisione, la maggiore preoccupazione degli operatori tradizionali, che, per correre ai ripari, cavalcano l’onda dell’innovazione tecnologica, con le esplorazioni di 4K e realtà virtuale e aumentata. Con buona pace degli utenti, i maggiori beneficiari di questo dinamismo.
Una disponibilità sempre maggiore di titoli, poi, rappresenta un bello schiaffo alla pirateria, che, se pur ancora molto diffusa, finisce per essere dissuasa da bassi costi e buona disponibilità dei titoli, a breve distanza dall’uscita nelle sale (circa 3 mesi) con una qualità video ottimale.
Oggi i consumatori digitali in Italia sono circa 2,5 milioni, secondo quanto venuto fuori al Warner Bros. Digital Day evento tenutosi a Milano lo scorso 9 marzo alla presenza dei principali servizi VOD italiani. Questi scaricano o vedono in streaming più di 700 milioni di titoli tra film e serie tv ogni anno, prediligendo gli abbonamenti alle singole transazioni.
Sfida delle piattaforme on demand è dunque quella di vincere la concorrenza sugli altri servizi, attraverso cataloghi aggiornati e il più possibile completi, e cercando di ritagliare le proprie offerte sulle esigenze e i gusti di consumatori sempre più esigenti. Tra queste spadroneggiano le serie tv (l’anno scorso ne sono state prodotte circa 500 negli USA), prodotti in grado di fidelizzare gli utenti, meglio se originali e autoprodotte. Lo sport, invece, da sempre territorio di lotta delle grandi pay-tv, inizia ad affacciarsi solo ora nel mondo dei servizi online on demand, finora concentrati su prodotti audiovisivi di fiction e seriali.
Timvision ad esempio, potrebbe dire la sua nella partita per i diritti della serie A per il prossimo triennio, ponendosi tra gli interlocutori dei vincitori della tormentata asta che ne ha preceduto la cessione, gli spagnoli di Mediapro. L’obiettivo è quello di triplicare gli utenti, portandoli a 4,5 milioni entro il 2020 grazie alla produzione e realizzazione di programmi e contenuti audiovisivi, come Skam Italia remake di una serie teen norvegese prodotta dalla controllata di Telecom e Cross Production, a cui seguirà la docu-serie sul gruppo musicale Dark Polo Gang e l’attesissima L’amica geniale, serie tratta dalla quadrilogia di Elena Ferrante, targata Hbo, Rai Fiction e Timvision. Lato cinema, Timvision ha partecipato a Ride, prodotto da Lucky Red e Mercurius, e a Manuel, presentato a Venezia. La sua offerta si presenta dunque come alternativa a quelle dei big, puntando ad un target giovane con progetti giovani.
L’idea di offrire proposte complementari rispetto a quella dei big è forse la strada giusta da intraprendere per gli operatori che si affacciano sul mercato nazionale. Chili, altra piattaforma di noleggio e vendita di film e serie tv nata nel 2012, che vanta tra i soci la Lavazza e quattro giganti del settore tra cui Paramount, Sony, Warner e Fox, oggi conta 8-900 mila abbonati, e punta a 30 milioni di fatturato nel 2018 e 3 milioni di abbonati tra Italia, Francia e Regno Unito, raddoppiabili nel 2019. La società sfida la concorrenza (e la pirateria) attraverso timing, quantità e costi bassi trasformandosi in un marketplace dell’intrattenimento che punta allo scambio di dati con le major, informazioni sui film e serie tv mesi prima che questi siano disponibili e merchandising ufficiale, direttamente disponibile sulla piattaforma.
Un modo per distinguersi nel marasma di offerte disponibili in rete, creando una propria identità precisa ed andando ad integrare quello che i concorrenti, per una questione di dimensioni di mercato, altri core business o obiettivi alternativi non sono in grado di offrire.
(scritto con Monica Sardelli)