Nell’ultimo trimestre del 2017, la bilancia dei pagamenti dell’Unione Europea segna un avanzo di 63,5 miliardi di euro, pari all’1,6% del pil aggregato. Si tratta di un valore inferiore sia all’avanzo registrato nel terzo trimestre dello stesso anno (67,4 miliardi di euro, pari all’1,8% del pil) sia a quello del corrispondente trimestre del 2016, quando l’avanzo si attestava a 64,4 miliardi. Lo riferisce Eurostat, che ha rilasciato pochi giorni fa le proprie stime, depurate dalla componente stagionale.
Rispetto al trimestre precedente, negli ultimi mesi del 2017 si è registrato un aumento del surplus legato ai beni (40,9 miliardi rispetto a 40,3 miliardi), mentre è diminuito il surplus riguardante i servizi (da 50,1 miliardi a 49,7). Sempre sulla base dei dati Eurostat, ma non depurati dalla stagionalità, si può guardare alla bilancia dei pagamenti dell’Ue rispetto ai maggiori partner commerciali internazionali. In questo ambito si nota che, tra ottobre e dicembre 2017, l’Unione Europea vanta un surplus con gli Stati Uniti (52,5 miliardi di euro), così come con la Svizzera (14,8 miliardi) e i centri finanziari offshore (13,6 miliardi). Avanzi di dimensioni inferiori nella bilancia corrente si registrano anche con il Brasile (7,9 miliardi), il Canada (7,3 miliardi), Hong Kong (6,1 miliardi) e l’India (0,9 miliardi). Al contrario, l’Ue mostra una posizione di deficit negli scambi con la Cina (-27,4 miliardi), la Russia (-6,5 miliardi) e il Giappone (-0,9 miliardi).
Bilancia dei pagamenti dell’UE a 28 per Paese partner – miliardi di euro
Fonte: elaborazione I-Com su dati Eurostat
Se passiamo, invece, alle transazioni di natura finanziaria, sempre su dati non depurati dalla stagionalità, verifichiamo che gli investimenti diretti dell’Ue a 28 sono aumentati tra ottobre e dicembre 2017 di 73,5 miliardi. Ugualmente le passività derivanti da investimenti diretti, che sono cresciute di 77 miliardi. Come si capisce subito, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso l’Unione Europea risulta debitore netto di investimenti esteri con un saldo negativo pari a 3,5 miliardi di euro. Se consideriamo, inoltre, gli investimenti di portafoglio registriamo uscite nette per 21,7 miliardi, così come per altre tipologie di investimento (98,6 miliardi). A differenza degli investimenti diretti esteri, quindi, per quanto riguardagli investimenti di portafoglio o quelli riconducibili ad altre tipologie gli asset dell’Unione sono superiori alle passività.
È possibile, poi, valutare la posizione della bilancia corrente con l’estero (considerando anche i flussi intra-Ue, quindi) degli Stati membri dell’Unione a 28. Di questi, nell’ultimo periodo del 2017, 17 registrano surplus, 9 deficit e 2 sono in equilibrio. In particolare, gli avanzi maggiori sono quelli esibiti dalla Germania (75,4 miliardi), dai Paesi Bassi (20,9 miliardi), dall’Italia (15,6 miliardi) e dall’Irlanda (14,9 miliardi). Al contrario, i deficit più evidenti sono mostrati dal Regno Unito (-17,1 miliardi), dalla Grecia (-2,8 miliari) e dalla Romania (1,4 miliardi). Tuttavia, se guardiamo esclusivamente alla bilancia commerciale dei servizi, la gerarchia dei Paesi UE cambia. Le tre potenze manifatturiere europee, infatti, peggiorano notevolmente la loro posizione: tra ottobre e dicembre 2017, infatti, la Germania presenta un surplus di 0,5 miliardi di euro e i Paesi Bassi di 0,2 miliardi, mentre l’Italia passa in posizione di deficit (-2,9 miliardi). A primeggiare troviamo il Regno Unito, con un avanzo di 35,1 miliardi di euro, la Spagna (12,4 miliardi), il Lussemburgo (6,4 miliardi) e la Francia (6,3 miliardi).