Invecchiamento, il triste primato dell’Italia

Quasi un cittadino dell’Unione Europea su cinque ha un’età pari o superiore a 65 anni, per l’esattezza il 19,4%. In valori assoluti, si tratta di quasi 100 milioni di persone. Il dato sull’invecchiamento della popolazione europea – rilevato l’ultimo aggiornamento dei dati Eurostat  – è utile per calcolare l’old-age dependency ratio, il rapporto tra l’ammontare della popolazione di età uguale o superiore ai 65 anni e il numero di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Quindi, mette in relazione, in modo approssimato, la quota di popolazione inattiva  che per questo è consumatrice netta di ricchezza – con quella attiva, che invece produce reddito.

In questo senso, il tasso di dipendenza fornisce indicazioni utili sulla dinamicità dell’economia e della società, oltre che sulla pressione a cui sono sottoposti settori importanti delle politiche pubbliche, come il sistema sanitario e la previdenza sociale. Nel 2017, si è raggiunto il livello record dell’old-age dependency ratio in Europa, con un valore pari a 29,9%. Per ogni persona anziana, quindi, nell’Unione Europea ce ne sono poco più di 3 in età da lavoro. A guardare la serie storica del tasso di dipendenza, si nota come esso sia in crescita progressiva. Nel 1997, infatti, si attestava poco sopra il 22%, nel 2007 attorno al 25% e oggi, appunto, molto vicino al 30%. Nell’arco di vent’anni, quindi, nell’Unione Europea si è passati dall’avere quasi 5 persone in età da lavoro per ogni cittadino con 65 anni o più all’averne quasi 3.

Tra i 28 Paesi Ue, è l’Italia a detenere il record dell’old-age dependency ratio più alto, pari a 34,8%. Seguono la Grecia (33,6%), la Finlandia (33,2%), Portogallo (32,5%) e Germania (32,4%). Al contrario, gli Stati più dinamici dal punto di vista demografico sono il Lussemburgo (20,5%), l’Irlanda (20,7%), la Slovacchia (21,5%) e Cipro (22,8%), che mostrano tutti valori ben inferiori alla media continentale.

Old-age dependency ratio per gli Stati Ue – % 2017

Fonte: Eurostat

Se guardiamo, inoltre, alla serie storica del tasso di dipendenza per gli Stati Membri, notiamo come, negli ultimi venti anni, questo sia cresciuto in tutti i Paesi, a esclusione del Lussemburgo, dove è diminuito dal 21,2% del 1997 al 20,5% del 2017. Nello stesso lasso di tempo, l’aumento più marcato si registra in Finlandia, ben 11,5 punti percentuali in 20 anni, che hanno portato il valore del tasso dal 21,7% al 33,2%. In Italia, l’incremento è stato poco più contenuto, pari a 9,6 punti percentuali.

Le valutazioni sul rapporto tra popolazione inattiva e popolazione attiva che i dati Eurostat ci sottopongono, e le conseguenze di policy che ne derivano ad esempio in materia sociale e previdenziale, incrociano le proiezioni demografiche al 2065 da poco pubblicate dall’Istat. Per l’Istituto nazionale di statistica, la popolazione italiana diminuirà dai 60,6 milioni del 2017 ai 54,1 milioni del 2065. Sarà soprattutto il Mezzogiorno d’Italia a perdere popolazione, causando uno spostamento del peso demografico italiano nei confronti del Centro-Nord. Nel 2016, il Sud ospiterà il 29% degli italiani, rispetto al 34% di oggi. Il Centro-Nord, invece, ne accoglierà il 71%, contro il 66% del 2017. Il saldo naturale risente in modo positivo delle migrazioni, che a loro volta presentano un bilancio positivo pari a 165 mila unità annue. Anche la vita media è data in crescita: entrambi i generi avrebbero un’aspettativa di vita al 2065 superiore di 5 anni rispetto ad oggi: 86,1 anni per gli uomini e 90,2 per le donne.

Tutti gli elementi citati contribuiscono a modificare la struttura per età della società italiana. Si conferma la tendenza all’invecchiamento. L’età media della popolazione passerà dai 44,9 anni attuali ai 50,1 del 2065, con una quota di anziani che oscillerà tra il 30,4% nell’ipotesi migliore al 36,8% dello scenario meno favorevole.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.