“D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda” scriveva Italo Calvino nel suo celebre romanzo “Le città invisibili”. Forse la definizione più corretta per descrivere una smart city è proprio questa: una città che sappia rispondere in maniera rapida e positiva alle domande e alle richieste di chi la vive quotidianamente.
Per quanto siano votate all’innovazione, all’utilizzo delle nuove tecnologie e alla rivoluzione green, non bisogna dimenticare che il fine ultimo delle cosiddette città intelligenti è mettere al centro degli investimenti e dei servizi la qualità della vita dei cittadini. Potenziare l’efficienza e la velocità delle prestazioni è quindi un obiettivo da inseguire costantemente per riuscire a essere realmente produttive e diventare le città del futuro.
Ma quali caratteristiche deve avere una città per poter essere definita intelligente? Quattro – e tutti interconnessi tra loro – sono gli ambiti specifici in cui agire per una reale trasformazione in ottica smart: digitale, ambientale, economico, sociale.
LA SVOLTA DELLA DIGITALIZZAZIONE
Presupposto necessario per la crescita in questa direzione è la possibilità per i cittadini di usufruire di tutti i servizi in maniera rapida, intuitiva e semplice. Il primo fondamentale supporto al nuovo assetto urbano, non può che essere dato quindi dal corretto – e sempre più frequente – utilizzo in città delle immense possibilità offerte da internet e dalla tecnologia.
Le linee di wi-fi diffuso (a tal proposito ricordiamo il bando WiFi4Eu a cui possono partecipare tutti i comuni dell’Unione), l’uso di app legate al car sharing e al bike sharing, la possibilità di monitorare in tempo reale dal proprio smartphone i consumi energetici per ridurre gli sprechi o di controllare la situazione del traffico cittadino per scegliere i percorsi da seguire, la maggiore estensione delle infrastrutture di supporto alla banda larga, la presenza di portali istituzionali che permettano ai cittadini di effettuare quante più operazioni possibili sul web. Questi sono solo alcuni dei servizi che non possono mancare in una città che voglia definirsi smart. La rete è uno strumento che riesce ad accorciare le distanze e ottimizzare i tempi: una città del futuro è sicuramente veloce.
L’AMBIENTE AL CENTRO
Digitalizzazione e sostenibilità camminano di pari passo all’interno di un progetto che possa in qualche modo trasformare una realtà urbana in una organizzazione smart. Lo sfruttamento delle risorse turistiche e ambientali – fondamentale nelle città del futuro – deve garantire l’uso sicuro e rinnovabile del patrimonio naturale.
Anche per questa ragione l’utilizzo di app che riducano al minimo la circolazione delle autovetture ha un’importanza strategica. Così com’è importantissimo, in un pensiero green, l’impiego di mezzi elettrici per il trasporto pubblico. In una smart city si parte dalla riqualificazione delle aree verdi e dalla raccolta differenziata sino ad arrivare ai cosiddetti ambienti pubblici intelligenti.
Si tratta in particolare di parcheggi ed edifici: i primi sono situati fuori dal centro città, riducono notevolmente il traffico e con esso l’inquinamento, mentre i secondi sono strutture a basso impatto ambientale e certificate in una fascia alta secondo gli standard di efficienza energetica. La certificazione elevata si ottiene, tra le altre cose, anche grazie alla diminuzione della dipendenza da fonti fossili, un passo necessario per poter parlare di politica sostenibile.
I VANTAGGI ECONOMICI
Oltre ai benefici ambientali, l’uso delle risorse rinnovabili e di nuovi strumenti tecnologici comporta anche una crescita non indifferente del patrimonio cittadino. L’impiego di sistemi di intelligenza artificiale negli uffici, ad esempio, richiede un grosso investimento iniziale per le pubbliche amministrazioni ma consente – in seguito – di trarne benefici ottimizzando i costi delle singole prestazioni. E la sola presenza di immobili ad alta efficienza energetica in una città porta una riduzione della spesa per acqua compresa tra il 40 e il 70% e taglia i rifiuti fino al 90%. Tutto questo genera un ritorno sugli investimenti anche superiore al 40%.
Essere energeticamente indipendenti consentirebbe anche – per assurdo – alle città del futuro di diventare delle piccole centrali elettriche capaci di rivendere ad altri la propria energia. I vantaggi per le casse comunali sarebbero così ulteriormente implementati.
L’IMPORTANZA DEL SOCIALE
Tutti i fattori finora elencati non possono però essere realmente realizzati se non si parte da un presupposto iniziale imprescindibile: la condivisione. In una città intelligente è necessario agire in rete. Senza la collaborazione fattiva e costante dei cittadini, nessuna realtà urbana potrà davvero trasformarsi. Le politiche inclusive e di progettazione partecipata sono fondamentali per la crescita di una città che riuscirà a diventare smart solo se la comunità imparerà in maniera coesa e collaborativa ad adattarsi e a innovare.
LA SITUAZIONE IN EUROPA E IN ITALIA
La Commissione europea negli ultimi anni ha investito molto in progetti di sostenibilità condivisa e supporto alla digitalizzazione per favorire un cambiamento smart dei centri urbani. Finanziamenti e agevolazioni non mancano, ma il lavoro da fare è ancora tanto. La stessa Unione prevede che per la realizzazione di città intelligenti in Europa si spenderanno nei prossimi cinque anni circa 10 miliardi di euro.
L’ordinamento italiano è pieno di progetti di smart city non ancora realizzati che prevedono – tra le altre cose – la diffusione della fibra ottica e della banda ultralarga, l’ottimizzazione energetica degli edifici, l’utilizzo di mezzi elettrici nei trasporti pubblici delle grandi città e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale in ottica sostenibile. Nel nostro Paese a occuparsi di smart city è soprattutto l’Agenzia per l’Italia digitale istituita nel giugno 2012 con il compito di realizzare i progetti dell’Agenda digitale italiana di concerto all’agenda europea. Tra i suoi focus, rientrano anche lo sviluppo e il sostegno alle città intelligenti.
Parte della politica sostenibile è poi demandata al Patto dei sindaci per il clima e l’energia. L’iniziativa, partita nel 2008, riunisce oggi oltre 7.000 enti locali e regionali in 57 Paesi di tutto il mondo (tra cui l’Italia che è presente con diversi membri). Dal 2017 il patto ha oltrepassato i confini europei arrivando in Nord America, America Latina e Caraibi, Cina e Asia sud-orientale, India e Giappone. Tra gli obiettivi più importanti dell’accordo c’è quello di provare a ridurre del 20% l’utilizzo di CO2 entro il 2020.