Le nuove tecnologie hanno trasformato il mondo del lavoro e reso le competenze digitali indispensabili anche per i mestieri tradizionali. A dimostrarlo con dati alla mano è uno studio condotto dalle principali associazioni di Information & Communication Technology attive in Italia (AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia con il supporto di CFMT, Confcommercio, Confindustria e in collaborazione con MIUR e AGID).
Nei giorni scorsi queste associazioni hanno presentato il report della quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali. Dall’analisi è emersa l’impossibilità di distinguere tra le professioni che hanno bisogno dell’utilizzo di strumenti tecnologici e della presenza di personale qualificato in materia da quelle che non ne hanno la necessità. Certo, l’intensità varia da settore a settore ma l’innovazione, ormai, ha toccato e rivoluzionato ogni ambito lavorativo. Il candidato ideale per una qualsiasi professione del presente e del futuro deve quindi possedere le cosiddette digital skills, anche se il mestiere che intende intraprendere è considerato “tradizionale”.
Il Dsr (Digital Skill Rate) – cioè la richiesta di competenze che abbiano a che fare con la tecnologia – sta infatti crescendo moltissimo nelle professioni non propriamente informatiche. Commercio, servizi e industria i settori più interessati. E proprio quest’ultimo è quello che ha risentito maggiormente dell’innovazione: in questo comparto nel 2017 si è riscontrato un incremento del Dsr del 2% per i lavori strettamente connessi alla natura aziendale e del 4% per le professioni di supporto e management.
COSA SONO LE COMPETENZE DIGITALI
Per capire di cosa stiamo parlando è però indispensabile fare un passo indietro. Quali sono le competenze digitali? È possibile dividerle in cinque macro-aree tematiche fondamentali: informazione, comunicazione, creazione di contenuti, sicurezza e problem solving. Per quanto riguarda l’informazione è necessario saper utilizzare i motori di ricerca web ma anche saper filtrare, selezionare e organizzare le notizie: è importante anche riuscire a valutare in maniera critica le informazioni disponibili online e sui social network. La comunicazione comporta invece la capacità di interagire sul web, coordinare i progetti, utilizzare gli strumenti di cittadinanza digitale ed essere in grado di gestire la propria identità digitale e la propria e-reputation. Occorrono poi la capacità di produrre e modificare i contenuti digitali e anche di conoscere le norme che regolano il copyright, per gestire al meglio la diffusione delle informazioni. La sicurezza è oggi un fattore fondamentale se si parla di web: gli attacchi cyber sono notevolmente aumentati negli ultimi anni. È necessario avere la capacità di proteggere i propri dati e la propria privacy dalle possibili intromissioni in rete. Il problem solving è invece l’attitudine a riconoscere e risolvere le problematiche che concernono il mondo digitale e tecnologico con soluzioni nuove e creative.
I SETTORI LAVORATIVI PIÙ INTERESSATI
Lo studio dell’Osservatorio delle Competenze Digitali ha messo in luce che – a seconda dell’ambito lavorativo in cui si agisce – le digital skills richieste sono differenti e pesano in maniera diversa sul curriculum. Le competenze base, che prevedono il semplice uso quotidiano di strumenti informatici, vengono richieste nel 54% dei casi nel commercio, nel 49% nei servizi e nel 41% nel mondo dell’industria, nel quale è richiesta nel 40% dei casi un’elevata capacità di utilizzare i software nei processi operativi. Le competenze di comunicazione sul web contano invece soprattutto nel settore del commercio.
CINQUE ESEMPI OFFERTI DAL REPORT
Il report ha poi posto l’attenzione su cinque ambienti differenti, sulle loro problematiche in ottica digitale e sulle possibili figure a cui affidare le conoscenze digitali. Ha riscontrato, ad esempio, che nel settore della meccanica cresce la necessità di competenze digitali tra i dirigenti. Nell’industria della moda si chiedono competenze digitali solo per le figure a più elevata professionalizzazione mentre nelle aziende che operano al dettaglio – per loro natura di dimensioni ridotte – le competenze digitali vengono richieste solo per il supporto esterno o per i giovani manager che gestiscono il sito web del negozio, l’attività social o la vendita on-line. Nel settore alberghiero la conoscenza delle nuove tecnologie è considerata indispensabile a tutti i livelli, soprattutto perché molto del lavoro di hospitality è ormai gestito sulle piattaforme web. Nel pubblico a incidere tanto è invece l’età degli impiegati poiché tra i funzionari della pubblica amministrazione – dove il turn-over generazionale è più lento e complicato – non è semplice attuare un processo di digitalizzazione.
SOFT SKILLS
Il report ha inoltre rilevato che accanto alle skills digitali cresce la necessità per l’ideale candidato 4.0 di possedere le cosiddette competenze “soft”: capacità trasversali che permettono un migliore inserimento in ogni ambito lavorativo, simbolo di una più evoluta professionalità. Si tratta dell’apertura al cambiamento, della conoscenza dell’inglese, della capacità di lavorare in gruppo. E ancora il pensiero creativo, il time management, non aver timore di parlare in pubblico e la capacità di comunicare con i clienti.
GAP GENERAZIONALE
Nonostante l’innegabile importanza di queste competenze, le aziende con figure professionali che possiedano queste capacità sono ancora poche. Così come sono pochi finora i dipendenti del settore pubblico adeguatamente preparati in questo senso. Sicuramente esiste un fattore culturale importante, una sorta di resistenza al cambiamento e all’innovazione nel mondo del lavoro. Ma, come già detto, anche l’età degli impiegati è importante. I nativi digitali che hanno vissuto sulla propria pelle le immense possibilità offerte dalla rete, sono naturalmente più inclini a possedere competenze tecnologiche e riscontrano meno difficoltà ad acquisirle.
GAP DI GENERE
Forti differenze si riscontrano anche in base al genere. Il direttore per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali all’Ocse Stefano Scarpetta ha dichiarato durante il Festival del lavoro di Trento che le donne possiedono in media meno competenze digitali rispetto agli uomini e che per questo il loro futuro lavorativo è maggiormente a rischio.