La gestione dei dati, soprattutto alla luce degli ultimi scandali internazionali che hanno portato l’Unione Europea a emanare un nuovo regolamento in tema di privacy (Regolamento UE 2016/679 “General Data Protection Regulation”), è un aspetto di primaria importanza sia per gli enti pubblici che per le aziende attive nel settore della sanità. L’adozione della blockchain da parte delle strutture sanitarie e delle aziende farmaceutiche potrebbe fornire agli attori che lavorano in quest’ambito gli strumenti giusti per garantire la condivisione di informazioni certe in modo sicuro.
Utilizzare “la catena” nella filiera dei farmaci permetterebbe, ad esempio, di migliorare la tracciabilità dei componenti, semplificare la distribuzione e combattere la contraffazione. La multinazionale della logistica DHL ha stretto una partnership con Accenture per creare un prototipo di catena di distribuzione basato sulla blockchain. Il prototipo dovrebbe avere nodi in sei aree geografiche, così da poter rintracciare i prodotti farmaceutici su tutta la catena di distribuzione.
Il database nel quale registrare tutti i movimenti dei medicinali dovrebbe essere condiviso con tutte le parti interessate, ad esempio produttori, distributori, farmacie, ospedali e medici. Questo archivio digitale – che certifica la reale provenienza del prodotto – potrebbe contribuire a debellare il mercato dei farmaci contraffatti: un fenomeno in crescita negli ultimi anni che rappresenta un grandissimo rischio per la salute pubblica. Nel 2016 sono state sequestrate, a livello mondiale, 12 milioni di confezioni di farmaci non originali. I medicinali sequestrati – venduti soprattutto tramite piattaforme web – in un caso su tre non contenevano alcun principio attivo mentre nel 20% dei casi contenevano ingredienti sbagliati.
La Digital Ledger Technology potrebbe rappresentare un importante strumento anche per gestire la documentazione medica. La Medichain, una start-up nata nel Regno Unito, ha implementato una piattaforma condivisa tra medici e strutture sanitarie in cui immagazzinare la storia medica dei pazienti che decidono di aderirvi. Avere la possibilità di conservare la propria “cartella clinica digitale” costantemente aggiornata – e poterla condividere in maniera semplice e sicura con diversi specialisti -rende più facile la vita al paziente e fornisce ai medici gli strumenti utili a effettuare una diagnosi più precisa. L’adesione alla piattaforma non ha un costo né per i medici né per i pazienti. Il guadagno dell’azienda che la gestisce proviene dalla cessione delle stesse cartelle cliniche a istituti di ricerca pubblici e privati. Questo, se da un lato può essere considerato un pericolo per la privacy degli utenti, dall’altro rappresenta un’inestimabile risorsa per lo sviluppo di nuovi farmaci e nuove terapie. Peraltro i pazienti sono comunque liberi di scegliere il grado di anonimato nella gestione dei propri dati.
Il percorso da seguire è ancora molto lungo e incontrerà sicuramente ostacoli di natura tecnica e di resistenza al cambiamento, ma questi due esempi ci mostrano come la blockchain abbia effettivamente le potenzialità per rivoluzionare anche il settore sanitario e aiutare a migliorare in maniera significativa la qualità delle cure.