Sarà la commedia romantica No Postage Necessary di Jeremy Culver, co-prodotto dallo stesso Culver assieme all’attrice Charleene Closshey, in uscita a giugno, il primo film a essere rilasciato attraverso la tecnologia blockchain.
Come indicato dalla parola stessa, la blockchain è una catena di blocchi contenente informazioni. La struttura è quella di una rete digitale in cui ciascun nodo ha un suo valore e lo trasferisce ad altri nodi attraverso un sistema di algoritmi e regole crittografiche. Il risultato è un registro aperto, distribuito tramite tecnologia peer to peer, attraverso il quale tenere traccia delle transazioni fra due parti in maniera verificabile e permanente.
Una tecnica divenuta popolare quando, nel 2009, quasi un ventennio dopo la sua prima descrizione da parte di un gruppo di ricercatori, il programmatore Satoshi Nakamoto la utilizzò per creare la criptovaluta digitale Bitcoin. Nelle intenzioni iniziali la tecnica fu pensata per marcare i documenti digitali in modo che non fosse possibile retrodatarli o manometterli, alla stregua di un notaio. Una sorta di libro mastro distribuito e aperto a chiunque la cui caratteristica è che una volta che i dati sono registrati all’interno della blockchain diventa quasi impossibile modificarli.
Gli utilizzi di questa tecnologia, che in molti definiscono rivoluzionaria, sono tantissimi e naturalmente non manca il mercato digitale. Dal possesso alla sicurezza dei dati ad una maggiore trasparenza del mercato dell’advertising online, la blockchain è oggi infatti acclamata come un modo per decentralizzare tutti i tipi di servizi Internet e relativi modelli di business.
Il sistema di controllo decentralizzato delle informazioni può avere ad esempio un ruolo importante nella verifica e nel tipo di utilizzo delle informazioni che gli utenti lasciano in rete, tracciandone il percorso, sapendo a chi e a quanto vengono vendute, rientrando, in ultima analisi, in quel modello di revenue da cui finora gli utenti sono esclusi. Questo varrebbe, naturalmente, anche per i social network, dove ciascuno di noi crea e distribuisce contenuti in maniera del tutto gratuita e spesso inconsapevole, aiutando a monetizzare e tutelando, allo stesso tempo, la proprietà intellettuale.
Passando ad un altro settore della rete, l’advertising digitale, la blockchain diverrebbe uno strumento di tutela per i marketer contro le truffe, che, secondo Business Insider, riguarderebbero un dollaro su tre di quelli spesi in pubblicità digitale, per un totale stimato, a fine 2017, di 16,4 miliardi di dollari. La blockchain permetterebbe di registrare gli ads in rete, quante volte vengono visti e la natura del traffico che generano, garantendo quella trasparenza che ad oggi manca e tutelando chi investe in pubblicità digitale.
Altro tema molto attuale è quello delle fake news, per le quali alcuni big hanno intuito le potenzialità della blockchain. Uno di essi è Mindshare, che ha stretto una partnership con la start up di Singapore Ziliqa, specializzata in soluzioni contro le fake news proprio attraverso questa tecnologia.
Tornando ad Hollywood e al mercato dei blockbuster, il rilascio del film No Postage Necessary, che gli utenti potranno acquistare attraverso la video app Vevue basata sulla blockchain e pagare attraverso la valuta digitale dell’app (in pratica utilizzando un gettone piuttosto che soldi reali)m è solo l’ultimo segnale dell’attenzione di Hollywood per la blockchain.
Diverse start up e big company stanno infatti cercando il modo per applicare questa tecnologia al mondo dei media e dell’intrattenimento.
Comcast Ventures, ad esempio, ha iniziato recentemente a investire nel del settore della blockchain con lo scopo di generare un ritorno in termini finanziari, ma anche per studiare le possibili applicazioni della tecnologia all’industria dell’intrattenimento.
Industria che, nella transizione al digitale, ha subito una rivoluzione nei modelli di distribuzione, con conseguente crollo dei prezzi, a causa della sostituzione delle vetrine fisiche con quelle digitali. Sono nate una miriade di figure di intermediari e aggregatori e nuovi modelli, che potrebbero evolvere grazie alla blockchain. Il meccanismo della blockchain funzionerebbe proprio tagliando gli intermediari e rendendo il settore dei media più redditizio.
Anche la start up Littlestar di New York è mossa dalle stesse motivazioni. La società aveva originariamente messo in piedi una piattaforma di distribuzione centralizzata per contenuti VR e AR provenienti da partner multimediali tra cui Disney, Fox e A+E Networks per poi doversi affidare a costose infrastrutture terze, come il cloud storage. Essendo lo spostamento dei contenuti VR estremamente costoso su larga scala era necessario trovare un modo per eliminare i costi di distribuzione. Per risolvere il problema, Littlestar ha utilizzato la blockchain e il suo funzionamento peer-to-peer per redistribuire in modo sicuro i file con licenza attraverso gli utenti. La società sta lavorando per implementare la blockchain sulle app proprietarie, ma ha poi deciso di rendere la soluzione disponibile ad altri sviluppatori di app e distributori di contenuti, aprendola di fatto a tutti. L’intento di Littlestar è combinare la modalità di distribuzione decentralizzata dei file con un sistema di gestione dei diritti basato sulla blockchain e sulle ricompense. La nuova piattaforma, che si chiamerà Ara, sarà lanciata durante l’anno e permetterà agli utenti di guadagnare gettoni, o crediti, che possono essere utilizzati per acquistare contenuti aggiuntivi, ogni volta che contribuiscono a diffondere un file.
Le televisioni digitali aspirano ad aiutare i filmmaker e altri creativi a trovare finanziamenti per i propri progetti e per distribuirli con l’aiuto della blockchain.
Svariate altre società stanno lanciando piani per applicare la blockchain a YouTube, Netflix e altre media company e persino al mondo della musica. Spotify ad esempio ha acquisito la start up newyorkese Mediachain, che lavora su un’infrastruttura per distribuzione dei diritti e relativi compensi.
Non mancano le perplessità di chi ritiene che la decentralizzazione non sia la strada che renderà definitivamente efficiente il mondo dei media. BitTorrent, che utilizza il P2P per la distribuzione dei file, ha esplorato questa strada da diversi anni, spesso trovando più complessità che risoluzione dei problemi.
Lo stesso Culver ritiene che la blockchain non rivoluzionerà l’intero settore dell’entertainment: è ancora necessario spendere grosse cifre in PR e marketing.
Quel che ci si augura è che la blockchain permetta una più equa distribuzione delle royalties tra chiunque lavori alla realizzazione di un film e che rappresenti una possibilità in più per un film di ottenere una distribuzione.
Articolo scritto con Monica Sardelli