Numeri, obiettivi e potenzialità del piano per la banda ultra larga


Articolo
Lorenzo PRINCIPALI

Con l’aggiudicazione dei bandi Infratel per la banda ultra larga a Open Fiber e l’avvio degli interventi sia nelle aree bianche che in quelle dove sono presenti altri operatori, il Piano Banda Ultra Larga sta entrando nel vivo, e con esso la diffusione della fibra nelle case degli italiani.

Cos’è il piano banda ultra larga nazionale

Come noto, all’interno del Piano sono coordinate le politiche in materia di sviluppo della fibra ottica, elaborate dal governo secondo gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. In particolare, il piano definisce le linee guida delle iniziative pubbliche finalizzate alla realizzazione delle infrastrutture a banda ultra larga nel periodo che va dal 2014 al 2020, stabilendo di coprire l’85% della popolazione a 100 Mbps e tutti cittadini con connettività di almeno 30 Mbps.

Le risorse disponibili sono 3,6 miliardi di euro. Così come il precedente Piano Banda Larga del 2009, il Piano Banda Ultra Larga viene attuato da Infratel, società in-house del ministero dello Sviluppo economico, il cui principale obiettivo è promuovere la realizzazione e l’integrazione di infrastrutture che offrono servizi internet a banda larga nelle aree a fallimento di mercato, dette aree bianche in sede europea e declinate nei cluster C e D in Italia.

Gli interventi finanziati da Infratel per la banda ultra larga in Italia (tabella regioni italiane)

Andando a osservare i dati Infratel, emerge come ad oggi la società in-house del Mise abbia finanziato quasi 4000 interventi: tra questi, 3077 risultano già realizzati, 359 pianificati e 521 in via di realizzazione. La maggior parte degli interventi è stata realizzata in Veneto (397), Campania (289) e Toscana (263). La Sardegna risulta la regione con il maggior numero di interventi in via di realizzazione (179) e quella con il maggior numero di interventi pianificati (56), insieme a Sicilia (46) e Puglia (47).

Verificare la copertura di banda ultra larga e fibra ottica nazionale nelle diverse regioni

A livello di copertura in banda a 30 Mbps, i dati forniti da Infratel relativi alla fine del 2017 indicano il raggiungimento del 52,4% delle unità immobiliari italiane.

Le regioni in cui si registrano i tassi di copertura maggiori sono Puglia e Calabria, rispettivamente con il 73,6% ed il 67,8% delle abitazioni raggiunte. In altre 6 regioni (Basilicata, Lombardia, Sicilia, Campania, Emilia Romagna, Toscana e Lazio) le percentuali di copertura si collocano tra il 50% ed il 60% delle unità abitative, mentre in fondo a questa graduatoria, sotto quota 40%, si trovano Piemonte (37,6%), Trentino (32,7%), Molise (29,4%) e Valle d’Aosta (19,9%).

Per quanto concerne le connessioni a 100 Mbps, a fine 2017 la media nazionale indicava appena il 5,3% di abitazioni raggiunte. Rispetto a questo tipo di connessioni la regione con la più alta percentuale è il Trentino (20,1%), seguita dalla Lombardia (18,8%) mentre tutte le altre risultano nettamente distanti, attestate tra il 6,3% di abitazioni coperte in Val d’Aosta e lo 0% (ovvero nessuna abitazione coperta) in Molise.

Le gare BUL e il ruolo di Open Fiber sul piano banda ultralarga

Alla luce di questi dati, appare quanto più opportuna la predisposizione degli interventi da parte di Infratel, avvenuta lo scorso biennio attraverso il lancio delle due gare per la banda ultra larga, e i cui effetti si concretizzeranno nell’anno in corso e nel prossimo biennio.

Come noto, Open Fiber si è aggiudicata tutti i lotti di entrambi i bandi. La prima gara, che prevedeva 5 lotti per la progettazione, costruzione e gestione della rete di accesso in 3.043 Comuni di Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, richiedeva la copertura di 4,6 milioni di unità immobiliari, di cui almeno 1,4 milioni in banda a 100 Mbps. Open Fiber si è impegnato a connetterne 4,2 milioni in FTTH, con potenzialità fino ad 1 Gbps, e le restanti in banda superiore a 30 Mbps.

Il secondo bando prevedeva 6 lotti comprendenti 3.710 Comuni distribuiti in 10 regioni (Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta) e nella Provincia Autonoma di Trento. Si richiedeva complessivamente la copertura di 4,7 milioni di unità immobiliari, di cui almeno 1,1 milioni in banda a 100 Mbps. Anche in questo caso, Open Fiber ha alzato l’asticella, impegnandosi a connetterne 3,5 milioni in FTTH e la restante quota tramite FWA.

L’infrastruttura così realizzata, che insisterà sui cluster C e D (le aree che figurano a diverso titolo come a fallimento di mercato), rimarrà per 20 anni in capo a Open Fiber, il quale opererà esclusivamente in modalità wholesale, affittando la propria rete in fibra agli altri operatori.

I piani per la cablatura di 271 città e province italiane con fibra ottica

Parallelamente, il nuovo Piano Industriale di Open Fiber ha ribadito e ampliato l’impegno nella copertura in fibra anche delle unità immobiliari comprese nei cluster A e B, ovvero quelli dove sono o saranno presenti altri operatori. In queste aree si prevede di cablare complessivamente 271 città: oltre quelle in cui l’operatore è già presente (Milano, Torino, Bologna e Perugia) e a quelle in cui è all’opera (Venezia, Padova, Genova, Firenze, Bari, Catania, Palermo, Cagliari, Napoli), nel corso del 2018 la società prevede di estendere le attività nei cluster A e B fino a circa 100 comuni. In totale, Open Fiber stima di raggiungere in questi cluster oltre 9,5 milioni di unità abitative.

A tal proposito, le previsioni di Infratel indicano il raggiungimento del 100% delle abitazioni a 30 Mbps ed il 50% a 100 Mbps entro il 2020. Per quanto concerne la prima tipologia, la maggior parte delle connessioni dovrebbe essere realizzata da investimenti privati (il 41,7% di unità abitative totali, contro il 7,6% che saranno raggiunte con fondi pubblici). Per la banda a 100 Mbps l’intervento pubblico risulta incidere di più, arrivando al 22% delle unità abitative totali (a fronte del 28,7% raggiunte con fondi privati).

I frutti dell’intervento pubblico nella banda ultra larga (tabella 2017 – 2020)

Le cifre mostrano come gli effetti dell’intervento pubblico inizieranno a dare i propri frutti a partire dal 2018 (2,8% delle case coperte), per espandersi progressivamente nel biennio 2019-2020.

Gli stessi dati Infratel mostrano i progressi raggiunti nell’anno in corso, aggiornati ad aprile 2018. Nel complesso, le unità abitative italiane coperte ad almeno 30 Mbps sono il 71,1%. Tra queste, il 17,5% è raggiunto da connettività a 100 Mbps. Rispetto ai 30 Mbps, la Puglia è sempre la regione con il maggior tasso di copertura, vicino al 90% delle abitazioni. Attualmente, tuttavia, solo una abitazione su 10 è coperta in banda a 100 Mbps. La Sardegna supera l’80% delle abitazioni coperte a 30 Mbps, seguita da Sicilia (79%) Calabria (77%) e Basilicata (76%). Cinque regioni presentano un tasso di copertura tra il 70% ed il 75%: Emilia Romagna, Campania, Toscana, Liguria, Lazio e Lombardia. Quest’ultima mantiene anche il primato relativo alle connessioni a 100 Mbps (26%), precedendo Trentino (24%), Toscana (23%) e Liguria (22%).

Connessioni a 1 Gbps nelle aree strategiche

Nel frattempo, la Comunicazione della Commissione Toward a Gigabit Society ha posto l’obiettivo di alzare i livelli di connettività previsti nel 2010 dall’Agenda Digitale (allora si parlò di 30 Mbps per tutti e di 100 Mbps per almeno il 50% della popolazione entro il 2020): il nuovo orizzonte temporale è il 2025, il nuovo traguardo è coprire tutta la popolazione a 100 Mbps, arrivando fino ad 1 Gbps in aree strategiche come scuole, stazioni, aeroporti, ospedali e lungo le grandi vie di comunicazioni.

Se gli obiettivi di connettività somigliano sempre più all’utopia di Galeano, che si allontana di un passo per ogni passo compiuto, è anche importante continuare a muoversi verso questi orizzonti, capaci di trasformare continuamente e profondamente le attività economiche e sociali. Le stime parlano di 50 miliardi di oggetti connessi entro il 2030: i grandi sistemi economici non possono farsi trovare impreparati.

Piano banda ultra larga fase due: aree grigie e nuove aree bianche, voucher (e futuro della banda ultra larga)

L’obiettivo del Gigabit simmetrico è approcciato dalla fase due del piano banda ultralarga, appena pubblicata in una consultazione pubblica. In sostanza è l’intervento pubblico nelle aree grigie, ora servite solo con tecnologia fibra ottica fino all’armadio (con velocità garantita di 30 Megabit, anche se sappiano che questa tecnologia arriva già a 200-300 Megabit massimo). Il piano porterà la fibra completa (nelle case/uffici) in 8 milioni di unità immobiliare e il wireless in 2 milioni, per una velocità garantita di almeno 100 Megabit, fino appunto al Gigabit.

In questa fase inoltre saranno coperte anche le zone “nuove aree bianche”, quelle dove gli operatori avevano dichiarato che avrebbero portato la fibra e poi non l’hanno fatto.

La fase due avrà 2,2 miliardi di euro (di cui 1,1 miliardi frutto dei risparmi dei bandi aggiudicati nella fase uno). Sono 7650 mila comuni (10 milioni di unità immobiliari). In più sono previsti 1,3 miliardi di euro per i voucher, a incentivo dell’acquisto della fibra su tutto il territorio nazionale.

Questo articolo è stato pubblicato su Agenda digitale ed è consultabile qui.

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Lorenzo Principali si occupa di economia dei media, servizi web e tlc. Ricercatore dal 2007, sino al 2012 ha collaborato con l’Istituto di Economia dei Media, svolgendo analisi e consulenze per i maggiori operatori nazionali e internazionali.

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