Le tasse in Italia e in Europa. Il rapporto della Commissione Ue


Articolo
Michele MASULLI

Tassazione in diminuzione in Italia, ma il carico fiscale sul lavoro mantiene livelli considerevoli. Questa è la fotografia emersa dall’edizione 2018 del rapporto “Taxation trends in the European Union”, elaborato dalla Commissione europea. Lo studio descrive la struttura e gli sviluppi recenti nella tassazione per l’Unione europea e i 28 Stati membri.

Se guardiamo al quadro aggregato, notiamo come, nel 2016, il gettito fiscale è aumentato in 19 dei Paesi Ue. La quota derivante da tassazione sul lavoro è diminuita leggermente tra il 2009 e il 2016, mentre al contrario è cresciuta quella sul capitale e sul consumo. Allo stesso modo, dal 2009 crescono anche le entrate da tassazione delle proprietà.

Considerando le aliquote, invece, emerge che l’Imposta sul Valore Aggiunto (VAT, secondo l’acronimo in uso nell’Ue) sia rimasta immutata nel 2018, proseguendo un trend di sostanziale stabilità cominciato nel 2015. Non varia nel 2018 neanche l’aliquota più alta sui redditi delle persone. Sembra stabilizzarsi la tassazione sui redditi societari, che dal 2009 aveva conosciuto una graduale riduzione.

Passando al contesto italiano, invece, per il rapporto della Commissione il gettito fiscale ammonta a 715,6 miliardi di euro, pari al 42,6% del prodotto interno lordo. Di questi, 253,1 miliardi derivano dalla tassazione diretta; in particolare, 201,3 miliardi sono ricavati dalle tasse sul reddito delle persone. 247,7 miliardi, invece, provengono dalle tasse indirette, di cui 103,1 dall’IVA (pari al 6,15% del PIL). 216,8 miliardi, inoltre, sono dovuti ai contributi sociali.

Se guardiamo, poi, a quale livello di governo si deve la tassazione, notiamo come il 55,6% del gettito sta in capo allo Stato centrale (397,8 miliardi di euro). Il 30,3% risponde a fondi di sicurezza sociale (216,7 miliardi) e il 13,7% ai livelli sub-statali di governo (98,1 miliardi). Solo lo 0,4% della tassazione totale è dovuta alle Istituzioni europee, pari a 3 miliardi di euro. Gli ultimi anni hanno visto diminuire il gettito riservato agli enti locali e aumentare quello appannaggio del governo centrale.

Ma da quale base imponibile provengono le entrate fiscali italiane? 189,9 dei 715,6 miliardi di euro, pari all’11,3% del pil, derivano dalla tassazione sul consumo. 351,7 sono dovuti alla tassazione sul lavoro. Questi sono pari al 20,9% del pil e, per 159,4 miliardi sono pagati dai datori di lavoro e, per 141 miliardi dai dipendenti. 174 miliardi inoltre – il il 10,4% del prodotto interno lordo – rispondono alla tassazione sul capitale. Di questi, 42,5 vengono dalla tassazione sul reddito delle imprese e 22,5 dalle famiglie. In questo ambito, è rilevante la tassazione sul reddito dei lavoratori autonomi, la seconda nell’Unione europea, che ammonta a 55 miliardi di euro. Nel complesso, è la tassazione sul lavoro il principale problema italiano. È la più alta d’Europa e presenta un’aliquota implicita pari al 42,6% nel 2016, in diminuzione rispetto al 44,1% del 2013, il livello più alto degli ultimi 13 anni. Molto più bassa, in prospettiva comparata, è la tassazione sul consumo infatti, si qualifica come 21esima in Europa e mostra un’aliquota implicita del 18,4%, che, tuttavia, è in crescita di 3 decimi di punto percentuale rispetto al 2015 e costituisce il livello più alto nel periodo 2004-2016.

A completare il gettito fiscale italiano, intervengono le tasse ambientali (sull’energia, i trasporti, gli inquinanti etc.), che garantiscono 58,8 miliardi di euro, pari al 3,5% del PIL, e le tasse sulla proprietà, che ne assicurano 45,1.

Tra le più importanti novità in forza sul sistema fiscale italiano a partire dall’1 gennaio 2018, ricordiamo, invece, l’estensione dei limiti reddituali massimi previsti per rientrare tra i beneficiari della misura comunemente conosciuta come “80 euro” o “Bonus Renzi” aumentati di 600 euro. Il limite massimo per usufruire dell’intero importo del bonus è quindi passato da 24.000 a 24.600 euro.

Significativa anche la semplificazione della tassazione delle plusvalenze relativa alle partecipazioni: qualificate e non qualificate vengono riportate a un’aliquota unica del 26%. Finalizzati, invece, a sostenere l’occupazione giovanile sono lo sgravio contributivo del 50% per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani under35 e il Bonus Sud, che prevede uno sgravio fino a 8.060 euro per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno d’Italia. La Legge di Stabilità 2018, inoltre, ha prorogato l’Iper e il Super Ammortamento, cioè le misure agevolative che incrementano le quote di ammortamento legate all’acquisto di nuovi beni strumentali, in particolare quelli innovativi, che favoriscono il processo di trasformazione digitale della produzione, come previsto dal Piano Industria 4.0.

A partire dal 1° gennaio 2019, in conclusione, entrerà in vigore l’imposta sulle transazioni digitali, meglio conosciuta come web tax, che prevede una cedolare del 3% sui ricavi, al netto dell’IVA, derivanti dalle prestazioni di servizio effettuate tramite mezzi elettronici.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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