La gig economy, i riders e il lavoro al tempo del digitale


Articolo
Maria Francesca AMODEO

Per gig economy si intende quel modello economico in cui non esiste un contratto “standard” (a tempo indeterminato o determinato) ma in cui la gestione del lavoro è regolata on demand. Le prestazioni del lavoratore dipendono infatti da una specifica richiesta che è coordinata e controllata online tramite app o piattaforme dedicate al servizio. Letteralmente potrebbe tradursi come “economia del lavoretto”.

Nell’era dell’innovazione, gli ambiti interessati dai processi di gig economy sono molteplici: si passa dall’affitto temporaneo di camere o case (come accade per Airbnb) ai trasporti privati concorrenti al taxi (Uber), passando per progettazione di siti web (Upwok o Fivver) e vendita online di prodotti artigianali (Etsy).

Ad aver destato maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica nel mondo della gig economy negli ultimi tempi è stato però soprattutto il fenomeno dei riders. Anche i fattorini in bicicletta che si occupano di consegne a domicilio rientrano nella categoria dei nuovi lavoratori digitali.

LA CONDIZIONE DEI RIDERS

Inquadrare in maniera univoca la condizione dei dipendenti di Deliveroo, Foodora, Glovo o Just Eat è abbastanza complesso. I riders sono lavoratori autonomi che rispondono alle specifiche caratteristiche richieste dall’azienda ma che – come ogni “libero professionista” – determinano in maniera indipendente i loro turni e orari.

Devono procurarsi da soli l’attrezzatura del mestiere (le biciclette) e provvedere alla manutenzione, non hanno l’obbligo di lavorare ogni giorno ma non hanno neppure ferie o permessi per malattia. La retribuzione prevista dipende dal numero di prestazioni offerte (sebbene alcune aziende abbiano previsto una parte di retribuzione fissa, legata al numero di ore in cui i fattorini si rendono disponibili). Le tipologie di inquadramento del loro lavoro sono molteplici: contratti di collaborazione, partite IVA o ritenuta d’acconto. Inoltre datori di lavoro delle imprese di food delivery possono decidere di interrompere la collaborazione con un loro “dipendente” quando meglio credono senza dover dare alcun preavviso o tutela.

LE PROTESTE

Esistono riders, ma sono una minoranza, che considerano questo status di autonomia una vera e propria condizione di libertà (qui alcune interviste pubblicate da Roma Today): a loro avviso questa occupazione si modella sulle esigenze di ogni singolo dipendente e spesso – se i turni coperti sono di 8 ore come una tipica giornata lavorativa – riesce anche ad essere più redditizia di altri mestieri tradizionali.

La maggior parte dei lavoratori però la pensa diversamente e ne contesta l’assenza di garanzie e la condizione di precariato. A Roma e Bologna è nata, ad esempio, la Riders Union: un sindacato auto-organizzato dei fattorini che ha intensificato la propria attività dopo una sentenza del Tribunale di Torino. Il giudice in quel caso si è pronunciato in favore dell’azienda che aveva rinunciato all’improvviso ai servizi di sei lavoratori. Il tribunale ha considerato accettabile questa decisione proprio in virtù del fatto che i fattorini sono ritenuti collaboratori autonomi e non subordinati, per cui le imprese non sono obbligate a fornire le garanzie che si riservano solitamente ai dipendenti.

A seguito della sentenza la Riders Union ha proposto l’approvazione di una Carta dei diritti con cui rivendicare per i fattorini lo status di lavoratore subordinato e pretendere retribuzioni dignitose, ferie, permessi per malattia e assicurazione contro gli incidenti.

IL TAVOLO DI CONFRONTO

La regolamentazione del settore rientra anche tra le priorità del ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Che in un primo momento ha paventato la possibilità di approvare un decreto in materia ritenuto però fortemente penalizzante dalle aziende del comparto (nell’ambito dei provvedimenti da varare in virtù del cosiddetto “Decreto dignità”) e, poi, ha scelto di optare per un approccio più morbido: Di Maio ha infatti deciso di convocare un tavolo di confronto tra le aziende, i lavoratori e la politica. “Ma se non va bene faremo la norma”, ha chiosato il capo politico del MoVimento 5 Stelle.

LA LEGGE DELLA REGIONE LAZIO

Intanto nei giorni scorsi la regione Lazio ha presentato la prima proposta di legge a tutela dei lavoratori che operano tramite piattaforme digitali. Un percorso intrapreso già mesi fa che impone vincoli precisi alle aziende a supporto dei dipendenti. I punti salienti della proposta riguardano la tutela della salute dei riders e della loro sicurezza, la tutela assistenziale e previdenziale, l’obbligo di formazione e informazione e il compenso a tempo e non a cottimo che dovrà essere obbligatoriamente non inferiore alla misura oraria minima come previsto dalla contrattazione collettiva.

Il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha auspicato che il testo possa diventare legge entro l’anno ed essere un canovaccio per il legislatore nazionale. “Questo è un testo di legge che ha gettato un sasso nello stagno – ha dichiarato – abbiamo lavorato affinché si rispettasse l’idea e la forma del tema del lavoro come grande competenza di carattere nazionale e non regionale”. La risposta del vicepremier Luigi Di Maio, pronto a continuare per la sua strada, non si è fatta attendere: “ho visto la legge Zingaretti, sicuramente pone l’accento sul problema. Si tratta però di una legge regionale, la mia ambizione è farne una nazionale“. 

FOOD DELIVERY SOLIDALE

Intanto a Milano, Torino e da pochissimo a Roma – dopo il ristorante solidale – è partito anche un progetto di food delivery solidale che ha tra i partners Just Eat e Pony zero, una società di servizi specializzata nella logistica dell’ultimo miglio e nella distribuzione urbana ecologica. In linea con la legge antispreco (la legge numero 166 del 2016), il food delivery solidale mira a combattere lo spreco alimentare e sostenere chi ha più bisogno. Si occupa della consegna dei pasti raccolti e preparati dai ristoranti partner di Just Eat con eccedenze alimentari o di piatti preparati appositamente per essere donati.

Classe 1991, calabrese. Ha conseguito un Master in giornalismo politico, economico e di informazione multimediale alla Business School del Sole24Ore. Impegnata in politica, ha ricoperto il ruolo di coordinatrice nazionale dei giovani CD. Collabora con diverse testate giornalistiche online occupandosi di politica e anche di musica. Da dicembre 2017 nell’Ufficio stampa di I-Com.

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