Salute e sicurezza sul lavoro, le nuove sfide della digital transformation


Articolo
Eleonora MAZZONI

Nei primi cinque mesi del 2018 le morti sul lavoro denunciate sono state 389, 14 in più rispetto all’anno precedente mentre le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail sono circa 58.000: meno del 2017, ma in aumento di circa il 25% dal 2012. Sono questi alcuni dei dati principali sottolineati dal presidente dell’Inail Massimo De Felice in occasione della presentazione del rapporto annuale dell’istituto che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma.

La maggior parte delle denunce (il 65%) è per malattie del sistema osteomuscolare. Tra le cause di denuncia, le patologie del sistema osteomuscolare sono seguite dalle malattie del sistema nervoso (14,44%), dalle malattie dell’orecchio e del mastoide (8,62%), dai tumori (5,10%) e dalle malattie dell’apparato respiratorio (4,66%). Questo gruppo di patologie professionali rappresenta il 98% del totale nel 2017, un chiaro sintomo del cambiamento  della natura delle malattie professionali più diffuse in Italia a cui si è assistito negli ultimi due decenni. Alla drastica riduzione delle ipoacusie e delle patologie respiratorie – imputabile alle azioni di prevenzione poste in essere negli ambiti lavorativi – ha fatto da contraltare un significativo incremento delle malattie muscolo-scheletriche e, in minor misura, delle neoplasie, patologie a genesi multifattoriale per le quali è sempre auspicabile operare una distinzione tra i fattori di rischio lavorativi e quelli extralavorativi.

Il cambiamento del mondo del lavoro e delle abitudini di vita delle persone stanno profondamente modificando le tipologie di rischio a cui sono esposti i lavoratori. Il caso più evidente è certamente la diffusione delle tecnologie Ict che, oltre a creare nuove opportunità di lavoro e migliorarne la qualità, può anche determinare l’insorgenza di nuovi rischi che devono essere individuati e valutati in un’ottica di salute e sicurezza sul lavoro.

Il techno-overload descrive situazioni in cui gli utenti Ict sono forzati a lavorare più velocemente e più a lungo, con conseguente mancanza di controllo sul ritmo e una pressione elevata rispetto alle risposte attese. Questo eccessivo carico cognitivo può ridurre i livelli di attenzione rispetto al compito principale da svolgere, generare fatica mentale, avere effetti negativi sulla memoria a lungo termine e diminuire l’acutezza mentale con conseguente declino cognitivo precoce.

Il sovraccarico da tecnologia può portare a quello che oggi viene sempre più comunemente chiamato technostress, definito come un disturbo da adattamento determinato dall’incapacità di far fronte alle nuove tecnologie informatiche in modo sano. Nel technostress si manifestano sintomi quali incapacità di concentrarsi su una singola operazione, maggiore irritabilità, sensazione di perdita di controllo, sentimenti di ansia, affaticamento mentale, scetticismo e inefficienza.

L’uso assiduo e l’abuso di Internet sono legati a variabili psicosociali, a tal punto che i sintomi che possono derivarne vengono individuati con gli stessi criteri utilizzati per la diagnosi di altre dipendenze. Non a caso l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) annovera le Ict e la digitalizzazione del lavoro (tecnologie dell’informazione e della comunicazione, comprese l’intelligenza artificiale e la robotica) tra i rischi emergenti riconducibili a nuove forme di lavoro o a processi lavorativi innovativi.

In Italia il primo caso accertato di malattia professionale causata dall’utilizzo del computer risale al 2013 e assunse particolare rilievo proprio perché si andava incontro alle nuove esigenze di tutela dalle malattie professionali che possono essere causate dall’uso massivo delle nuove tecnologie.

Il tema continua ad essere centrale per la salute e la sicurezza del lavoro, proprio perché in continua evoluzione. Nel piano delle attività di ricerca obbligatoria e discrezionale 2016 – 2018 dell’Inail l’attività istituzionale di ricerca è orientata anche all’analisi e allo studio dei cambiamenti apportati dalla digital transformation, che interessano il mondo del lavoro. Accade comunemente che l’applicazione e l’implementazione di una nuova tecnologia in un settore lavorativo avvengano prima che ci sia una buona comprensione degli effetti sulla salute e sulla sicurezza. Inoltre le condizioni e gli ambienti di lavoro continuano a trasformarsi con cambiamenti che interessano l’interfaccia uomo-macchina, il monitoraggio dei parametri lavorativi e l’utilizzo di nuovi materiali intelligenti. Una sfida per il sistema di salute e sicurezza sul lavoro è quindi quella di conoscere e analizzare in maniera puntuale gli effetti connessi all’uso e all’abuso delle tecnologie per poterne ridurre al minimo i rischi.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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