Immigrazione, la letteratura accademica e i numeri del fenomeno secondo la Fondazione Ismu


Articolo
Eleonora Mazzoni

Lunedì mattina sono sbarcati a Pozzallo i migranti presenti a bordo delle navi Gdf e Frontex, ferme in rada da sabato. Circa 450 le persone scese a terra, ora in attesa di essere smistate nei Paesi della Ue che hanno dato la loro disponibilità ad accoglierne una parte. Francia, Malta, Germania, Spagna e Portogallo si sono dette pronte ad accoglierne complessivamente la metà, circa 50 persone per ciascun Paese. Ma quali sono i veri numeri che governano questo fenomeno?

A livello scientifico la letteratura sull’immigrazione è vastissima e copre gli aspetti più diversi di questo fenomeno: la tipologia dei fattori che muovono le persone tra i paesi, l’integrazione con la popolazione nativa degli Stati di arrivo, l’esistenza di discriminazioni, l’impatto sul mercato del lavoro, gli effetti sul gettito fiscale, la possibile correlazione con la criminalità e con lo sviluppo dell’economia sommersa, la relazione con la crescita della popolazione, l’impatto sui sistemi sanitari e sull’epidemiologia della popolazione, sul commercio internazionale, sulla composizione dei consumi, su prezzi e caratteristiche del mercato immobiliare e sulla crescita economica di lungo periodo (che d’altronde dipende da tutto il resto). Ciascuno di questi aspetti non avrebbe senso di essere studiato facendo di tutta l’erba un fascio, senza fare differenza tra stranieri regolarmente residenti nei paesi di destinazione, immigrati irregolari, richiedenti asilo e rifugiati politici, stati di provenienza e di destinazione, qualifiche, competenze e titoli di studio, lingua e reddito. Insomma, in una sola parola, senza considerare i diversi background delle persone che arrivano, unitamente alle caratteristiche della popolazione e del paese nel quale arrivano.

La letteratura accademica internazionale sul tema è molto vasta e cerca di isolare, di volta in volta grazie all’analisi empirica gli effetti di un fenomeno che sovrappone aspetti umani, sociologici ed economici. Una visione d’insieme sul tema la offre la Fondazione Ismu, un ente scientifico indipendente che si pone come struttura di servizio aperta alla collaborazione con le istituzioni di governo a livello europeo, nazionale e territoriale, composta da ricercatori ed esperti di varie discipline che, mi sento di dire, fornisce degli strumenti completi per la conoscenza divulgativa di questo fenomeno, in particolare nel nostro Paese. La Fondazione, raccogliendo i dati dal ministero dell’Interno e dall’UNHCR, segnala che durante i primi cinque mesi e mezzo di quest’anno sono sbarcati in Italia, Grecia, Spagna e Cipro oltre 39.000 migranti e che il flusso verso il Mediterraneo e l’Italia risulta in diminuzione. Nei primi sei mesi del 2018 (1 gennnaio – 18 giugno) gli sbarchi sulle coste italiane sono calati del 77% rispetto allo stesso periodo del 2017, pari ad un numero di 15.610 persone contro le oltre 60.000 dell’anno precedente. È interessante notare che mentre dal 2015 al 2017 gli sbarchi sono diminuiti del 10%, allo stesso tempo le domande di asilo sono aumentate del 32% arrivando a 119.369 nel 2017. Di queste sono state attualmente esaminate 81.527 domande, pari al 63% del totale. Anche l’impatto degli sbarchi sul sistema di accoglienza italiano sembra lentamente decelerare: se al 31 dicembre scorso risultavano presenti 183.000 migranti (il dato più elevato degli ultimi anni), a fine maggio di quest’anno le presenze sono scese a 167.739, lo 0,27% della popolazione residente in Italia.

Alla fine di questo articolo, forse, ci staremo chiedendo chi sono queste persone, cosa potranno fare nel nostro Paese o nel resto d’Europa, se sono laureati, professionisti, operai, se parlano lingue diverse, se hanno figli o ne avranno, cosa compreranno, dove abiteranno, se e come si sposteranno, se porteranno con loro competenze utili o se invece si sovrapporranno alla struttura dei mercati del lavoro dei nostri Paesi. Se qualche lettore si starà facendo anche una sola di queste domande, e avrà voglia di cercare, di spulciare tra la letteratura, di conoscere, di capire qualcosa in più, allora questa sorta di brainstorming avrà avuto l’effetto sperato.

 

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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