Eurostat ha recentemente pubblicato l’edizione 2018 di “Smarter, greener, more inclusive?”, che fornisce statistiche e informazioni sui trend in atto nei settori oggetto della “Strategia 2020″ e sui progressi verso i traguardi da questa indicati. A meno di due anni dall’anno X è necessario verificare a che punto è l’Unione Europea con l’implementazione della Strategia e con il raggiungimento degli obiettivi da questa previsti.
Nel giugno 2010, infatti, il Consiglio Europeo adottava Europe 2020, il programma dell’Ue per la creazione di occupazione e per la crescita economica nel decennio 2010-2020. Venivano fissati obiettivi per 5 ambiti (occupazione, ricerca e sviluppo, cambiamenti climatici ed energia, istruzione, povertà ed esclusione sociale) declinati in una serie di indicatori, con l’ambizione di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Gli obiettivi europei sono stati tradotti in target nazionali, così da valutare la situazione nei singoli Stati e stimare quanto essi possano contribuire a conquistare i risultati continentali.
La fotografia fornita dall’ufficio statistico dell’Unione europea evidenzia come, rispetto al 2008, l’Ue abbia compiuto avanzamenti considerevoli nel contrasto al cambiamento climatico e in ambito energetico, soprattutto attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra. Nell’area dell’istruzione, inoltre, gli obiettivi europei appaiono a breve distanza e raggiungibili nel termine previsto.
Nello specifico, risulta già superata la soglia del 20% di riduzione delle emissioni di gas dai livelli del 1990, mentre sono a tiro gli obiettivi riguardanti l’efficienza energetica (in termini di diminuzione del consumo dell’energia primaria e finale) e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sul totale del fabbisogno energetico (al 2016 si registra una percentuale del 17%, mentre l’obiettivo al 2020 è del 20%).
Similmente sono pressoché raggiunti i target relativi alla riduzione del tasso di abbandono scolastico sotto il 10% e all’ottenimento di un diploma di istruzione superiore da parte di almeno il 40% delle persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni. In merito alla creazione di lavoro, la Strategia Europa 2020 punta ad arrivare al 75% di occupati per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Le statistiche Eurostat danno un tasso pari al 71,1% nel 2016 e al 72,2% nel 2017. Riuscendo a mantenere lo stesso tasso di crescita, l’obiettivo del 75% al 2020 sembra a questo punto a portata di mano.
Al contrario, più complicata è la situazione relativa agli ambiti ricerca e sviluppo e lotta alla povertà, dove i progressi compiuti – molto probabilmente – non saranno sufficienti a mantenere gli impegni presi.
Si punta a investire in questo settore il 3% del prodotto interno lordo dell’Ue, ma nel 2016 il Vecchio Continente era ancora fermo al 2%. Lontanissimo è inoltre l’obiettivo che il programma pone per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale: nel 2010, infatti, ci si proponeva di ridurre di 20 milioni il numero di persone a rischio o in condizioni di povertà e di esclusione sociale rispetto ai 116 milioni del 2008: nel 2016 questo risulta aumentato e pari a 118 milioni.
E l’Italia come è collocata nella rincorsa agli obiettivi 2020?
Bene i risultati finora raggiunti negli ambiti energetico e della formazione. I target relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra, all’efficienza energetica e alla quota di energia prodotta da fonti rinnovabili non sono solo conseguiti, ma anche superati. Così come è fortemente ridotto il tasso di abbandono scolastico e la percentuale di conseguimento di educazione terziaria che supera numericamente gli obiettivi previsti e prefissati.
Al contrario, solo un con un impegno deciso sarà possibile centrare gli obiettivi in materia di ricerca e sviluppo e miglioramento occupazionale nel nostro Paese. Nel primo caso, l’Italia ha un target di spesa in ricerca e sviluppo sul Pil dell’1,53%, mentre nel 2016 questa si attestava all’1,3% circa. Nel secondo, l’obiettivo è ottenere nel 2020 un tasso di occupazione 67%, ma nel 2017 siamo solo al 62,3% degli occupati. Come per l’Ue, risulterà impossibile conseguire i risultati prefissati nell’ambito del contrasto all’esclusione sociale. Se nella Strategia 2020 l’obiettivo era di ridurre di 2 milioni e 200 mila il numero di persone che vivono in condizioni di povertà o sono a rischio di cadervi, questo nel 2016 risultava aumentato di 4,5 punti percentuali e riguardava il 30% della popolazione italiana.