Un milione e 385.000 occupati e un valore aggiunto per l’economia italiana pari a 60,4 miliardi di euro. Sono questi i numeri principali del settore agroalimentare italiano, in forte ripresa dopo la crisi, secondo quanto emerge dal rapporto sulla competitività del settore condotto dall’Istituto di servizi per il Mercato agricolo alimentare (Ismea).
Secondo il report, l’agroalimentare ha registrato forti miglioramenti in più di un ambito: lo studio parla di crescita della produttività, aumento dell’occupazione e ripresa degli investimenti. Ottimi soprattutto i numeri dell’export che ha raggiunto cifre da record specialmente nei settori tipici del mercato italiano come, ad esempio, quello vinicolo.
Il report – coordinato dal direttore generale Ismea Raffaele Borriello e dal professore ordinario di economia dell’Università di Roma Tre Fabrizio De Filippis – ha messo in luce tutti i passi in avanti compiuti dai comparti agricoli e da quelli alimentari negli ultimi anni. Progressi che hanno contribuito in modo non indifferente alla crescita dell’economia italiana.
In particolare nel 2017 la produttività è aumentata di 6 punti percentuali rispetto al periodo pre-crisi. Un incremento supportato soprattutto dal comparto agricolo che nell’ultimo decennio ha dimostrato di saper reggere molto meglio di quanto non abbia fatto il sistema Paese nel suo complesso. Tra il 2007 e il 2016 la produttività del lavoro in agricoltura è cresciuta 9,5% a fronte di un calo generale del 4,4%.
E anche l’occupazione nell’ultimo quinquennio ha fatto registrare risultati degni di nota, con un aumento medio del 3,2% (3,4% nell’industria alimentare e 3% nel settore agricolo). Basti pensare che nel 2016 le imprese agrituristiche italiane sono diventate 22.661 mentre nel 2007 non arrivavano a 18.000.
I progressi negli investimenti sono stati invece registrati a partire dal 2015: la crescita per il comparto agroalimentare ha coinciso, in questo caso, con la ripresa dell’economia italiana nella sua totalità. Solo nel settore agricolo nel 2017 gli investimenti hanno fatto rilevare un incremento pari all’1,7%.
Il valore totale dell’export agroalimentare nel 2017 è stato invece di 41 miliardi di euro. Le vendite di questo comparto, nello scorso anno, hanno inciso per il 9,2% su quelle totali dell’export italiano. E se si analizza il tasso di crescita medio dell’export negli ultimi cinque anni, si nota che le esportazioni di questo settore sono aumentate del 5,3%, mentre quelle totali del 3,4%.
La Cina la destinazione maggiormente raggiunta dai prodotti agricoli e alimentari provenienti dal nostro Paese (20,9%). Sul podio anche Giappone (10,9%) e Polonia (8,8%).
Alla presentazione del rapporto, che si è tenuta a Roma qualche giorno fa, era presente anche il ministro dell’Agricoltura e del Turismo Gian Marco Centinaio che ha così commentato l’andamento positivo emerso dallo studio: “I numeri parlano chiaro: abbiamo un potenziale enorme in termini di valore della produzione, denominazioni registrate, crescita del bio. Ma dietro le cifre c’è di più. C’è tutto il peso della qualità. Ci sono la passione, la storia, la tradizione che rendono unico il made in Italy agroalimentare nel mondo. C’è il sistema Italia. La nostra agricoltura è la più multifunzionale d’Europa”.
Il ministro si è però anche detto consapevole di quanto sia ancora lunga la strada da percorrere: “Rendiamo più competitive le imprese agrituristiche, potenziamo l’export, garantiamo una filiera sicura ed equilibrata per offrire anche nuovi posti di lavoro ai più giovani, tuteliamo il reddito delle nostre imprese. I dati di Ismea ci dicono questo. Che c’è tanto da fare e che dobbiamo lavorare insieme”.