L’occupazione in Italia secondo l’Istat. I numeri e i trend


Articolo
Eleonora MAZZONI
istat

L’Istat, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal hanno pubblicato congiuntamente nei giorni scorsi l’ottava Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione in Italia. Il documento si riferisce al secondo trimestre 2018.

Secondo l’aggiornamento, la crescita dell’occupazione dipendente su base tendenziale prosegue sia in termini di occupati (+2,0%) che di posizioni lavorative riferite ai settori dell’industria e dei servizi (+2,6%). Le posizioni lavorative dipendenti crescono anche su base congiunturale e pure nei dati destagionalizzati si nota un incremento soprattutto nei settori dei servizi e nell’industria.

In base ai dati delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel secondo trimestre 2018 sono state 2 milioni 497.000 le attivazioni di posizioni di lavoro dipendente, contestualmente a 2 milioni 411 mila cessazioni, per un saldo positivo pari ad 86 mila posizioni di lavoro dipendente. Anche in questo caso l’aumento delle attivazioni riguarda soprattutto i servizi e l’industria in senso stretto. L’occupazione è aumentata dello 0,9% rispetto al primo trimestre del 2018 e dell’1,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+387.000 unità). La buona notizia è che questo miglioramento è accompagnato da una riduzione tendenziale consistente degli inattivi, pari al -2,9% (-394.000 unità).

Secondo l’Istat l’aumento dell’occupazione si associa alla riduzione della disoccupazione e dell’inattività sia nel confronto congiunturale che in quello tendenziale e ha effetto positivo sulla dinamica del tasso di occupazione: si evidenzia infatti un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1 punto su base annua. È interessante notare come il tasso di attività (15-64 anni), misura dell’offerta di lavoro nel breve periodo, nel secondo trimestre del 2018 sia pari al 65,9%, il valore più alto dalla fine del 1992, anno di inizio della relativa serie storica. Anche il tasso di occupazione 15-64 anni (58,7%) torna ai livelli pre-crisi sfiorando il valore massimo del secondo trimestre 2008 (58,8%). Si segnala infine che se da un lato tra i giovani nella fascia di età 15-34 anni continua a crescere l’occupazione e il relativo tasso, altrettanto significativo è l’impatto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento dell’età pensionabile sulla crescita del numero degli occupati di età superiore ai 35 anni. I tassi di crescita lasciano inalterati i divari di genere ma si segnala la riduzione più significativa del tasso di disoccupazione tra i giovani rispetto alle altre classi di età: il calo tendenziale del numero dei disoccupati è pari a 6,4% (86.000 unità) e quello del tasso di disoccupazione pari a quasi l’1,5%.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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