L’impiego di fonti rinnovabili continuerà ad aumentare nei prossimi anni a ritmi sostenuti e a soddisfare la domanda globale di energia. Secondo il recente rapporto Renewables 2018, pubblicato dall’International Energy Agency (IEA), la quota delle energie rinnovabili crescerà di un quinto nei prossimi cinque anni per raggiungere il 12,4% nel 2023.
In particolare, nel settore elettrico le fonti rinnovabili copriranno quasi il 30% della domanda di energia nel 2023, rispetto al 24% del 2017. A seguire il settore del riscaldamento, che impiegherà circa il 12% di energie rinnovabili nel 2023.
È nel comparto dei trasporti che le rinnovabili danno, invece, il contributo più basso, con una crescita minima solo dal 3,4% nel 2017 al 3,8% nel 2023: coprono, dunque, solo una piccola parte di tutta la domanda di energia nei trasporti a causa del consumo predominante di prodotti petroliferi. Sebbene il consumo di elettricità rinnovabile su strada (come le auto elettriche) e le modalità di trasporto ferroviario aumentino del 65% nel periodo di previsione, c’è ancora strada da fare.
Tra i maggiori consumatori di energia al mondo, il Brasile è il paese più green con la quota più elevata di fonti rinnovabili, pari quasi al 45% del consumo finale totale di energia nel 2023. Grazie alle politiche di decarbonizzazione in tutti i settori e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, la Cina, però, guida la crescita globale in termini assoluti durante il periodo di previsione e supera l’Unione europea. Infine, nel 2023, la bioenergia rimarrà la fonte predominante di rinnovabile, nonostante la sua quota totale diminuisca dal 50% del 2017 al 46%.
l boom di energia rinnovabile nel 2023 prospettato dall’IEA, purtroppo, non è servito a tranquillizzare gli esperti di clima e riscaldamento globale e a mitigare lo scenario pessimistico e rischioso mostrato dal Comitato dell’Onu per il clima, l’Ipcc, che ha recentemente diffuso il rapporto “GLOBAL WARMING OF 1.5 °C”, dove si preannuncia che il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi dai livelli pre-industriali già nel 2030 se i Paesi continuano a produrre gas serra come oggi.
Per scongiurare questo rischio gli scienziati propongono ai decisori politici quattro percorsi possibili, con un mix di strumenti diversi quali: il taglio delle emissioni (passaggio a energie rinnovabili e veicoli elettrici, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, riduzione del consumo di carne) e la “rimozione” della CO2 (riforestazione, cattura e stoccaggio del carbonio, quest’ultimo un procedimento ancora sperimentale).
Il primo percorso indicato dall’Onu è il più “verde” e prevede di puntare sul risparmio energetico e la riforestazione. Il secondo mira a un’elevata sostenibilità di tutti i settori produttivi, con un limitato uso dello stoccaggio di carbonio, che ad oggi è fattibile tecnicamente, ma non ancora sostenibile economicamente.
Il terzo percorso presta una maggiore attenzione alla sostenibilità e un ricorso significativo al “carbon storage”. L’ultimo e quarto percorso prevede uno sviluppo basato sulle fonti fossili, con forti emissioni riassorbite dallo stoccaggio di carbonio.