Italia in ritardo nell’utilizzo dei servizi digitali. Le sfide per un Paese (finalmente) a prova di futuro


Articolo
Silvia Compagnucci
competenze

La straordinaria opportunità offerta dalla rete di vivere in uno “spazio” nuovo senza confini sta consentendo a cittadini ed imprese di sperimentare nuovi canali relazionali e professionali e di vivere esperienze del tutto inedite attraverso la disponibilità di servizi digitali sempre più sofisticati.

La ricerca Connected Consumer di Mastercard, condotta da GFK Eurisko, rivela un interesse degli italiani verso le tecnologie e l’innovazione e, soprattutto, verso il mobile. Gli italiani si dimostrano tra i più propensi a usare lo smartphone per i propri acquisti – ben il 47% -, percentuale che in Europa si attesta al 33%. Per quanto attiene alle modalità di utilizzo dei device, il 38% degli italiani – il 33% in Europa – lo usa per acquistare beni di consumo (tra cui biglietti e servizi), il 47% ritiene che i pagamenti via mobile siano la soluzione più semplice, con una media europea del 31%. Il 53% la giudica la soluzione più veloce (contro il 35% del Vecchio Continente) e la sfrutta anche per ottimizzare le proprie spese, cercando la migliore offerta (51% dato italiano e 39% dato europeo).

Si tratta di numeri interessanti che rivelano tendenze positive ma che non possono distrarre da quello che è il dato generale che emerge analizzando l’utilizzo dei servizi digitali in Europa: il nostro Paese risulta in gravissimo ritardo.
In relazione alla più elementare delle attività, ossia l’invio e la ricezione di email, l’Italia registra una percentuale pari al 55% a fronte di una media europea del 72%. Siamo ultimi in Europa per chiamate e videochiamate effettuate, con una percentuale che si ferma al 28%, ben 11 punti al di sotto della media degli altri Stati membri. Siamo penultimi – seguiti dalla sola Romania – in relazione alla ricerca online di informazioni su beni e/o servizi con una percentuale che si attesta al 38% distante ben 27 punti dalla media europea. E lo stesso vale per la ricerca online di informazioni sulla salute, a proposito di cui ci posizioniamo ultimi nella classifica europea insieme alla Romania con una percentuale del 33% a fronte di una media del 51% e a distanza abissale dal 71% dei Paesi Bassi best performer.

Con riguardo all’utilizzo dei social network, l’Italia si posiziona all’ultimo gradino della classifica europea con una percentuale di utilizzo dei social networks da parte degli individui che si ferma al 43%: 11 punti sotto la media europea e ben 32 dalla Danimarca che ottiene in assoluto i risultati migliori. Discorso analogo per il settore bancario e finanziario: se si guarda all’acquisto o alla vendita di azioni, obbligazioni, fondi o altri servizi di investimento, all’acquisto o al rinnovo di polizze assicurative, alla concessione di un prestito o alla gestione crediti da banche o altri soggetti finanziari l’Italia risulta molto indietro, con una percentuale del 7% (a fronte di una media europea del 15%), fortemente staccata dalla Svezia che registra un 43%. Rispetto all’Internet banking, a fronte di una media europea del 51%, in Italia nel 2017 la percentuale di individui che ha fatto ricorso a questa tecnologia si è fermata al 31% a distanza siderale dalla Danimarca dove la percentuale si attesta al 90%.

I dati richiamati non lasciano spazio per ulteriori dubbi circa la necessità di intervenire in maniera decisa. L’accesso al canale digitale rappresenta una precondizione per la partecipazione alla vita socio-economica: dunque è fondamentale accrescere la consapevolezza circa i benefici e le opportunità ma anche le criticità connesse alla digitalizzazione, accelerare il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione e ripensare il sistema scolastico e universitario nell’ottica di formare cittadini digitalmente alfabetizzati in possesso di quelle skills indispensabili per utilizzare in maniera sicura ed efficace gli strumenti digitali. Questa è la sfida del futuro. Stiamo assistendo a enormi progressi tecnologici, stiamo vivendo e sempre più vivremo la rivoluzione dell’intelligenza artificiale ed è senza dubbio indispensabile creare un ecosistema fecondo fatto di individui e imprese 4.0.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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