Ires, Irap e agevolazioni, cosa si muove nell’impresa italiana


Articolo
Michele Masulli

Le dichiarazioni delle società di capitali nell’anno d’imposta 2016 sono state 1.165.598, facendo registrare una crescita dell’1,7% rispetto all’anno precedente. E’ questo il dato che emerge dalle statistiche diffuse dal ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dell’Imposta sul Reddito delle Società (IRES) e dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) relative all’anno d’imposta 2016 e presentate nel corso degli anni 2017 e 2018. Questi dati sono utili non solo per monitorare l’andamento delle prestazioni delle società italiane (e del gettito che ne deriva), ma anche per verificare come alcune agevolazioni fiscali abbiano inciso sulle performance del sistema produttivo. I risultati dell’indagine si inseriscono in un contesto macroeconomico favorevole: il 2016 ha conosciuto una ripresa del Prodotto interno lordo, che, secondo dati Istat, è cresciuto del 2,3% in termini nominali e dell’1,1% in termini reali.

L’88,7% delle dichiarazioni delle società di capitali riguarda le società a responsabilità limitata. Dalle statistiche emerge che il 63% dei soggetti ha dichiarato un considerevole reddito d’impresa ai fini fiscali. Al contrario, il 31% ha chiuso l’esercizio in perdita, mentre il 6% ha dichiarato un pareggio. Nel 2015, si registrava la stessa ripartizione percentuale. Il reddito fiscale dichiarato è pari a 163,4 miliardi di euro e presenta un incremento annuo marginale (+0,5%). I settori in cui si è manifestata una crescita di reddito sono i servizi di informazione e comunicazione (+34,9%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (+7,5%) e il comparto manifatturiero (+3,4%). Il settore finanziario, invece, ha sofferto una contrazione del reddito (-14,6%). L’ammontare della perdita fiscale presenta un valore pari a 69,3 miliardi di euro, con un incremento del 32,3%, mentre la crescita delle perdite è legata al settore finanziario, che risponde per il 44% delle perdite totali.

Se guardiamo all’imponibile, le società di capitali hanno dichiarato 121,6 miliardi di euro nel 2016, il 3,1% in meno se comparato all’anno precedente. Sono il 58%, invece, le società di capitali che nel 2016 hanno dichiarato un’imposta, così come nel 2015. Le società assoggettate a tassazione ordinaria hanno presentato un’imposta netta pari a circa 21,9 miliardi di euro, il 2,2% in più rispetto al 2015. Il 64% circa proviene da tre ambiti di attività: il manifatturiero (32,6%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (19,9%) e le attività finanziarie e assicurative (11,3%). Il restante 42% di società di capitali non ha dichiarato un’imposta o vanta un credito.

Per quanto riguarda l’Irap, invece, per l’anno d’imposta 2016 il numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione è uguale a 3.961.299, l’8,6% in meno rispetto al 2015. Questa contrazione ha riguardato soprattutto le persone fisiche (-17,1% in confronto all’anno precedente), sia a causa dell’estensione del regime forfettario, sia per l’esenzione al pagamento dell’imposta per il settore agricolo e della pesca. La base imponibile totale è ammontata a 423 miliardi di euro, il 4,9% in meno rispetto a 12 mesi prima, mentre l’imposta dichiarata è stata di 22,7 miliardi di euro (-2,4%), con un valore medio che supera di poco i 10.000 euro (+16,8% rispetto al 2015). La distribuzione territoriale sulla base della sede di svolgimento dell’attività produttiva rivela che il 51% dell’imposta è prodotta al Nord mentre il 17% al Sud.

Dall’anno d’imposta 2015 è stato introdotto il “Patent Box”, cioè la possibilità di beneficiare di un trattamento di favore per i redditi che derivano dal ricorso a brevetti industriali, marchi, opere di ingegno, processi e disegni industriali. Nel 2016 il concetto ampio di opere dell’ingegno è stato limitato all’utilizzo di software coperti da copyright, mentre è stata innalzata dal 30 al 40% la quota che non contribuisce alla formazione del reddito d’impresa. Sono 1.148, quindi, le società che si sono servite del Patent Box: l’ammontare del reddito detassato, sommato alle plusvalenze esenti, è pari a 1,4 miliardi di euro. Il 50% riguarda il settore manifatturiero e il 20% il commercio. Nel 2016, infine, è entrato a pieno regime il cosiddetto “super-ammortamento”. Si tratta della possibilità di dedurre una percentuale maggiore della quota di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria sugli investimenti in beni materiali strumentali nuovi. Sono stati quasi 215.000 i soggetti che hanno usufruito dell’agevolazione (il 18,4% del totale società) per un ammontare complessivo di circa 2 miliardi di euro. L’incidenza più elevata nel ricorso al beneficio si registra in Trentino Alto Adige (35,5%), Veneto (29,3%) e Valle d’Aosta (28,7%).

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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