Le priorità (e le strategie) europee per crescere nel digitale


Articolo
Giusy Massaro

Il Mercato unico digitale è una strategia adottata dalla Commissione europea nel 2015 per abbattere le barriere che fino a quel momento ostacolavano l’accesso di imprese e consumatori agli strumenti e ai servizi online. Le difficoltà esistenti prima dell’adozione del provvedimento europeo incidevano in maniera rilevante anche sulle attività di cittadini e governi, impossibilitati a godere appieno dei benefici della digitalizzazione.

Secondo la Commissione europea, un Mercato unico digitale perfettamente funzionante contribuirebbe per circa 415 miliardi di euro all’economia del Vecchio continente e creerebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro. In questa fase è importante osservare attentamente come gli Stati membri dell’Unione europea procedano verso gli obiettivi fissati e identificare eventuali priorità di investimento e di azione. A tal fine, molto utile è il Desi (Digital economy and society index), l’indice che la Commissione ha ideato per dare un’indicazione sintetica della performance digitale dei Paesi Ue.

Se si guarda a cosa è accaduto tra il 2014 e il 2018, si può constatare un generalizzato miglioramento, sia a livello europeo che nazionale. Si passa da un punteggio di 42 a uno di 54: un aumento di 12 punti, di cui quasi 5 solo in ambito connettività.

Non mancano tuttavia le preoccupazioni: il digital divide interno all’Unione fatica a ridursi. Se nel 2014 la differenza di punteggio tra il migliore e il peggior Paese era di 35,3 punti, nel 2018 è pari a 34,2: uno scarto ancora troppo ampio, che pone Paesi come la Romania – fanalino di coda in Europa – a una distanza enorme dalla Danimarca, in cima alla classifica.

Preoccupa anche vedere l’Italia che si posiziona quartultima, con un punteggio di 44,3. Siamo indietro rispetto alla media europea da tutti i punti di vista: dalla connettività al capitale umano, dall’uso di Internet all’integrazione delle tecnologie e ai servizi pubblici digitali. Scontiamo un ritardo che non sembra affatto ridursi.

Un dato su cui riflettere soprattutto se si considera che l’Unione, in un contesto più ampio, appare poco performante. Non regge il confronto con le principali economie del mondo: fa meglio solo della Cina che, partita svantaggiata, sta recuperando molto velocemente. Al contrario, l’Ue – e questo vale per tutti i Paesi membri, anche i best performers – migliora nel tempo ma a ritmi non molto incoraggianti. L’International Desi (I-Desi ) mostra come la Corea del Sud domini il panorama internazionale in questo senso, con oltre 16 punti di vantaggio sull’Ue (58,9).

Il miglioramento è senza dubbio costante, ma siamo ancora piuttosto lontani dall’obiettivo. Certamente questo è anche lo specchio del ritardo sul piano legislativo e regolatorio, almeno rispetto ad alcune questioni. Lavori ancora in corso per l’e-commerce, gli standard, l’e-government, la protezione del consumatore, l’antitrust: tutti temi che, una volta definiti a livello comunitario, potrebbero dare un forte impulso alla realizzazione di un vero mercato unico.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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