L’antibiotico-resistenza, una minaccia globale. Il triste primato italiano (in Europa)


Articolo
Maria Rosaria Della Porta

L’antibiotico-resistenza, ossia la capacità di un microrganismo di resistere all’azione di un antimicrobico, è una seria minaccia per la salute pubblica globale. L’uso eccessivo e scorretto degli antibiotici spiega, però, solo in parte il fenomeno. Gli scienziati del National Food Institute, Technical University of Denmark, attraverso un’analisi metagenomica del DNA raccolto negli scarichi fognari di 74 città in 60 diversi Paesi, hanno scoperto che la resistenza agli antimicrobici è fortemente correlata a fattori socio-economici, sanitari e ambientali.

In particolare, i dati pubblicati su Nature Communications, rivelano che i superbatteri sono più diffusi nelle aree in cui mancano condizioni igienico-sanitarie adeguate. Dunque, nei Paesi in cui l’accesso ad acqua pulita e wc è più difficile, e lo stato di salute della popolazione più precario, i geni della resistenza agli antibiotici sono più abbondanti. Infatti, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza dilaga in Asia, Africa e Sud America mentre Nord America, Europa occidentale, Australia e Nuova Zelanda mostrano in genere i livelli più bassi di resistenza antimicrobica.

I dati confermano sostanzialmente quanto già osservato in studi precedenti: l’aumento mondiale del consumo di antibiotici è ascrivibile, principalmente ai Paesi in via di sviluppo, sia per via della popolazione in crescita, sia per la carenza, in molte aree, di condizioni igieniche adeguate.

Nello specifico, secondo un’analisi del Center for Disease Dynamics, Economics & Policy, l’Università di Princeton, il Politecnico di Zurigo e l’Università di Anversa, l’uso degli antibiotici è aumentato del 39% dal 2000 al 2015 a livello mondiale soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Nello stesso periodo di tempo c’è stata invece una leggera diminuzione dell’uso di questi farmaci nei Paesi ad alto reddito.

Parlando di antibiotico-resistenza non si può non citare il triste primato italiano. Secondo dati recenti, il nostro Paese con più di 10.000 decessi ogni anno, sul totale di circa 33.000 in tutta Europa, ha il numero più elevato di morti da resistenza agli antibiotici. Situazione, che in assenza di provvedimenti specifici volti a contenere il diffondersi della resistenza antimicrobica attraverso un uso prudente di questi medicinali, è destinata a peggiorare ulteriormente come confermano le stime: nel 2050 le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici uccideranno più del cancro.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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