Dopo la regolamentazione servono gli investimenti. Il punto sulla blockchain


Articolo
Domenico Salerno

La blockchain, insieme all’Intelligenza artificiale, all’IoT, al cloud computing e ai big data, è una delle tecnologie emergenti che trasformeranno il nostro modo di vivere nei prossimi anni. In un nostro recente articolo abbiamo analizzato lo stato delle legislazioni sui registri distribuiti in vari paesi del mondo, ma dal punto di vista degli investimenti in ricerca e sviluppo a che punto siamo?

A questa domanda prova a rispondere uno studio condotto da Cefriel e IBM che indaga sulle opportunità generate dalla blockchain al di fuori del settore finanziario. E’ infatti questo l’ambito in cui – sin dalle sue origini – vengono investite le maggiori risorse, nonostante le innumerevoli applicazioni di questa tecnologia. Il volume degli investimenti finanziari a livello mondiale nella Distributed Ledger Technology è cresciuto del 316% nell’ultimo anno ed è passato dai 900 milioni del 2017 ai 2,85 miliardi del 2018.

L’Europa, come dimostrato anche dalla creazione di un partenariato per lo sviluppo della blockchain (European Blockchain Partnership) e dall’istituzione dell’Osservatorio e Forum sulla Blockchain, è molto attiva sul tema, nonostante sia ancora molto lontana dai livelli raggiunti negli Stati Uniti. La spesa per investimenti nel Vecchio continente nel 2017 è stata di 162 milioni di euro che si stima diventeranno 3,07 miliardi entro il 2022. L’Unione europea finora ha stanziato 83 milioni di euro in progetti di sviluppo legati a questa tecnologia e le previsioni future suggeriscono che, tramite la veicolazione degli investimenti previsti dal programma di ricerca e innovazione di Horizon 2020, dovrebbero raggiungere la quota di 340.

“L’Europa si candida a diventare la culla della blockchain”,  ha dichiarato il direttore generale della DG Connect della Commissione europea Roberto Viola. “Abbiamo pubblicato bandi per programmi di ricerca sulla blockchain per 100 milioni”.

Risulta dunque molto forte l’interesse delle istituzioni europee su questa tecnologia, ma anche il nostro Paese non rimane indietro. Nei prossimi mesi dovrebbe essere pubblicata la Strategia italiana sulla blockchain, a cui sta lavorando un gruppo di 30 esperti indipendenti nominati dal ministero dello Sviluppo economico. Per non contare poi la recente sottoscrizione di una dichiarazione sullo sviluppo della blockchain nell’ambito del MED7 (il gruppo costituito da sette Paesi del Sud Europa – Italia, Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna). Dal punto di vista degli investimenti possiamo notare come nel 2017 nel nostro Paese siano stati spesi 16 milioni di euro che dovrebbero diventare 92 entro il 2020. Senza contare la quota del fondo da 45 milioni per sviluppo di iniziative in tecnologie innovative istituito dal Mise che verrà investita in progetti basati sui registri distribuiti.

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nato ad Avellino nel 1990. Ha conseguito una laurea triennale in “Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e successivamente una laurea magistrale in “International Management” presso la LUISS Guido Carli. Al termine del percorso accademico ha frequentato un master in “Export Management & International Business” presso la business school del Sole 24 Ore.

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