Istruzione, ecco da dove passa la riscossa italiana (ma dobbiamo investire di più!)


Articolo
Gaia Del Pup
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L’istruzione come priorità per il Paese. Questo il tema al centro degli Stati Generali dell’Education organizzati da Confindustria a Torino a cui ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Marco Bussetti. L’iniziativa è stata introdotta dal presidente dell’Unione industriali di Torino Dario Gallina, dal vicepresidente di Confindustria per il capitale umano Giovanni Brugnoli e ha visto la partecipazione del presidente nazionale dell’associazione degli industriali, Vincenzo Boccia.

I DATI SULLA FORMAZIONE

Negli ultimi dieci anni la percentuale del prodotto interno lordo italiano destinata all’istruzione è scesa. Al momento si attesta attorno al 3,4%, ma il dato di partenza alla fine dello scorso decennio si aggirava attorno al 4%. In particolare, la spesa per l’istruzione universitaria e post-universitaria è decisamente inferiore rispetto a quanto facciano molti altri Paesi non solo europei. Tema caldissimo quello delle competenze digitali: il 3,2% dei ragazzi italiani con un età compresa tra i 16 e i 29 anni non ha alcuna abilità di base anche se la situazione più preoccupante è quella del corpo docente visto che, secondo i dati di Confindustria, il 75% degli insegnati necessita di una formazione in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Altri due dati, poi, emergono in particolar modo: innanzitutto il numero bassissimo di studenti che scelgono un percorso di formazione professionalizzante attraverso gli istituti tecnici superiori. Nel 2018 i diplomati in questi istituti sono stati solamente 2.601. E anche i percorsi di formazione nel campo delle discipline scientifico-tecnologiche risultano poco gettonati. E poi tra i Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia ha una delle percentuali più basse di studenti laureati in queste discipline. Ogni anno, nel nostro Paese, solo l’1,4% degli studenti tra i 20 e i 29 anni si laurea in una delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) con una netta preponderanza maschile.

L’INTERVENTO DI GIOVANNI BRUGNOLI

L’intervento del vicepresidente di Confindustria Brugnoli si è concentrato sull’importanza dell’educazione in relazione alle continue novità che caratterizzano la nostra società. In un contesto globalizzato, interconnesso e in perenne evoluzione educare ed educarsi diventa di primaria importanza, ha sottolineato Brugnoli. Secondo il numero due dell’associazione degli industriali, non solo la formazione deve tornare a essere una priorità per il nostro Paese ma deve anche sapersi adeguare alle nuove sfide poste dalle trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche. Web, big data, internet of things sono tutte innovazioni che hanno introdotto un grande cambiamento sia nelle scuole che nelle aziende. In questo contesto diventa fondamentale capire come educare e preparare le persone a un futuro incognito.

LA FORMAZIONE E LE AZIENDE

L’educazione del presente deve cercare di immaginare come saranno le aziende e i lavori del futuro e in che misura le tecnologie 4.0 modificheranno gli assetti del mondo professionale di domani. La prima, fondamentale necessità a cui dare una risposta, secondo Brugnoli, è l’educazione dei giovani, con un’attenzione particolare all’orientamento al lavoro. L’educazione deve essere professionalizzante e puntare sulle competenze. Sull’importanza di queste ultime si è espresso anche il ministro Bussetti: “Educare vuol dire dar forma al desiderio individuale e le competenze, per poter essere sfruttate al meglio, devono essere accompagnate dall’educazione“.

IL COMMENTO DEL MINISTRO BUSSETTI

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, intervenuto all’evento, ha sottolineato l’importanza di avvicinare i percorsi formativi di scuole e università al mondo delle imprese. Il ministro ha anche riconosciuto l’importante ruolo degli istituti tecnici superiori come collegamento diretto tra la scuola e il mondo industriale. Una garanzia di occupazione, secondo Bussetti: ed effettivamente la maggior parte dei diplomati in queste strutture riesce a trovare lavoro subito dopo la fine del ciclo di studi.

A questo link un recente approfondimento sul tema a firma di Michele Masulli.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Venezia nel 1986, lavora come istruttrice di vela durante gli anni del liceo e dell’università. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna con una tesi in diritto della navigazione.

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