E’ la Germania la destinazione principale dell’export europeo (Italia compresa). I dati Eurostat


Articolo
Michele Masulli
Germania

I principali partner commerciali degli Stati europei sono i loro vicini di casa. A rivelarlo è il recente bollettino Eurostat sui flussi commerciali dentro e fuori i confini dell’Unione che evidenzia la stessa tendenza sia per le esportazioni che per le importazioni. Nel primo caso, nel 2018, per quasi tutti i Paesi Ue il principale partner per le esportazioni di beni era un altro Stato dell’Unione. Fanno eccezione la Germania, l’Irlanda e il Regno Unito (che privilegiano come destinatari dei loro prodotti gli Stati Uniti), Cipro (che guarda alle Isole Cayman) e la Lituania (che esporta principalmente in Russia). È da segnalare che per ben 17 Paesi europei la destinazione preminente dell’export è la Germania, che si rivela pertanto un grande importatore di beni prodotti all’interno del Vecchio continente. Quest’ultima soddisfa il 32% delle esportazioni della Repubblica Ceca, il 30% di quelle dell’Austria, il 28% di quelle provenienti dalla Polonia e il 27% per Ungheria e Lussemburgo. Gli Stati Uniti, invece, rappresentano il 28% dell’export dell’Irlanda mentre la Spagna accoglie un quarto delle esportazioni portoghesi. L’Italia ha come principale destinazione del proprio export la Germania (12,5%), seguita dalla Francia (10,5%) e dagli Stati Uniti (9,2%).

Se guardiamo all’export oltre i confini dell’Unione europea, i Paesi che detengono le maggiori quote sono gli Stati Uniti (21% dell’export europeo extra-Ue), la Cina (11%) e la Svizzera (8%). Nel complesso, se nel 2018 i Paesi europei hanno esportato beni per un valore di 5.474 miliardi di euro, il 64,2% di questi era destinato a un altro Stato dell’Unione. Le esportazioni intra-Ue sono particolarmente rilevanti per la Slovacchia (costituiscono l’86% del totale), la Repubblica Ceca e il Lussemburgo (84%), l’Ungheria (82%) e la Polonia (80%). Le quote più basse sono quelle di Cipro (28%) e del Regno Unito (47%), che sono i soli due Stati a esportare di più all’esterno che all’interno dell’Unione. L’Italia si attesta sotto la media europea del 64,2%: dirige il 56,3% del proprio export di beni ad altri Paesi Ue e il restante 43,7 al di fuori del Vecchio Continente.

La situazione è quasi speculare per le importazioni, dove pesa tuttavia il ruolo rilevante ricoperto dalla Cina. Come per le esportazioni, il Paese da cui la maggior parte degli Stati membri ha principalmente importato nel 2018 era un altro Stato dell’Unione europea. Sono eccezioni la Lituania, che ha importato soprattutto dalla Russia, e i Paesi Bassi, che hanno accolto in particolare beni di produzione cinese. Nel 2018 la Germania è stata la maggiore fonte di import per 17 Stati europei: il 41% delle merci acquistate dall’Austria è di marca tedesca, così come il 29% della Repubblica Ceca, il 27 della Polonia e il 25 dell’Ungheria. Da segnalare, inoltre, che il 35% delle importazioni lussemburghesi arrivano dal Belgio, il 31 di quelle portoghesi dalla Spagna e un quarto di quelle maltesi dall’Italia.

Se consideriamo, invece, le importazioni di beni dall’esterno dell’Unione europea, notiamo come il 20% di queste provengano dalla Cina, il 13 dagli Stati Uniti e l’8 dalla Russia. In generale, nel 2018 i Paesi dell’Unione hanno acquistato beni per un valore di 5.426 miliardi di euro, di cui il 63,5% proveniente dal commercio interno all’Ue. A importare quote consistenti di beni dai Paesi del Vecchio continente sono in particolare il Lussemburgo, che deve agli Stati europei l’88% del proprio import, e la Slovacchia, con l’80. Seguono Croazia e Austria (78%), Estonia (77%), Repubblica Ceca e Portogallo (76%). L’Italia si colloca sotto la media europea: importa dagli Stati europei il 59% del totale dei beni importati.

L’unico Stato europeo che volge il suo sguardo prevalentemente all’esterno dei confini dell’Unione per la sua quota di import sono i Paesi Bassi, con “solo” il 46% di beni importati dai vicini europei. Questo dato, tuttavia, è legato al cosiddetto “effetto Rotterdam”. Il porto della città olandese, tra i maggiori al mondo per traffico di merci, rappresenta un accesso privilegiato all’Europa per le importazioni di beni destinate ad altri Stati europei, che vengono tuttavia registrate come una quota di import olandese. Il commercio dell’Olanda con i Paesi extra-Ue è pertanto sovrastimato.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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