Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. A che punto è l’Unione europea?


Articolo
Michele Masulli

E’ stata diffusa dall’Eurostat la terza pubblicazione di monitoraggio degli avanzamenti compiuti nel raggiungimento degli obiettivi definiti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) nella dimensione europea. L’Agenda 2030, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2015, ha dato nuovo impulso alle politiche per la promozione di una crescita economica e sociale equa, condivisa e compatibile con la tutela dell’ambiente. Il rapporto diffuso dall’istituto di indagine europeo è una pubblicazione corposa che verifica l’andamento dei circa 100 indicatori in cui vengono articolati i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Qui passiamo in rassegna le principali evidenze che emergono dallo studio in relazione agli obiettivi per i quali sono stati rilevati i passi avanti più marcati.

Quello su cui si sono registrati i miglioramenti più consistenti è il numero tre, “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”. Negli ultimi cinque anni le morti premature dovute a malattie croniche, all’HIV, alla tubercolosi e all’epatite sono diminuite in modo continuo e un minor numero di persone è deceduto in incidenti sul lavoro o sulla strada. Di pari passo con avanzamenti significativi nell’accesso all’assistenza sanitaria, queste tendenze hanno contribuito ad accrescere ulteriormente l’aspettativa di vita nell’Unione europea. Evoluzione favorevole anche per gli indicatori relativi all’obiettivo numero uno, “Povertà zero”. Sempre meno persone affrontano problemi legati alle proprie abitazioni, come il sovraffollamento, la mancanza di servizi igienici o la carenza di riscaldamento. Così come diminuiscono pure coloro che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale. Superano ancora i 110 milioni, invece, le persone a rischio di povertà o esclusione sociale e i miglioramenti in questo ambito procedono eccessivamente a rilento.

In relazione all’ottavo obiettivo su “Lavoro dignitoso e crescita economica”, il rapporto segnala una crescita costante del prodotto interno lordo pro capite reale e una corrispondente riduzione della disoccupazione di lunga durata e del numero di Neet (coloro che non studiano né lavorano), anche se su questo fronte in Italia le cose non vanno proprio benissimo (qui la nostra intervista sul tema al professor Luciano Monti della Luiss). Sono ancora elevati però i tassi di inattività femminile rispetto agli uomini ed è ancora consistente la quota di working poor. 

Positivi i dati sull’“Istruzione di qualità”, i cui obiettivi sono definiti al punto numero quattro dell’agenda. L’Unione europea ha già raggiunto due dei suoi sei parametri di riferimento per il 2020 in materia di istruzione e formazione, e cioè gli obiettivi nell’ambito dell’acquisizione della formazione terziaria (almeno il 40% tra i 30 e i 34 anni) e della partecipazione alla scuola per l’infanzia (almeno il 95% dei bambini tra i 4 anni e l’età di inizio dell’istruzione obbligatoria). Siamo sulla buona strada anche per il conseguimento degli obiettivi che riguardano l’occupazione dei neolaureati e l’abbandono scolastico. Sono richiesti avanzamenti, al contrario, in merito ai risultati educativi (come misurati dai test PISA) e alla partecipazione degli adulti a percorsi di apprendimento.

L’Eurostat sottolinea passi in avanti anche per l’undicesimo obiettivo, quello sulla sostenibilità delle città e delle comunità. In particolare le popolazioni risultano meno esposte a fonti inquinanti e crescono le percentuali di riciclaggio dei rifiuti urbani. Al contrario, i progressi verso modalità di trasporto più sostenibili sono rallentati se comparati agli ultimi anni e le aree urbane vanno ampliandosi anche in valori pro-capite: crescono pertanto in misura maggiore rispetto a quanto la crescita demografica richiederebbe.

Aumentano i fondi per la cooperazione internazionale, come previsto dall’obiettivo diciassette relativo a un “partenariato mondiale per gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Se gli aiuti dai privati mostrano fluttuazioni significative, i fondi pubblici dell’Oda (Official Development Assistance) sono andati crescendo in modo costante, nonostante sia richiesto un ulteriore miglioramento al fine di raggiungere un importante obiettivo: destinare all’Oda lo 0,7% del reddito nazionale entro il 2030. A proposito dell’obiettivo numero due, “Fame zero”, l’Unione non presenta alcuna problematica relativa alla sicurezza alimentare, come invece avviene per i Paesi in via di sviluppo. In questo ambito, gli Stati europei sono concentrati sulla lotta alla malnutrizione e sulla riduzione degli impatti ambientali della produzione agricola. Se nel primo settore si nota una tendenza positiva, nel secondo le evidenze forniscono segnali contradditori che richiamano le autorità pubbliche a un maggiore impegno.

Infine, segnali positivi sono stati registrati nella promozione della parità di genere (obiettivo numero cinque). Si è ridotto il divario di genere relativo all’occupazione dei neolaureati e il divario retributivo tra uomini e donne, il cosiddetto “gender pay gap“. Allo stesso tempo, è cresciuta la presenza di donne nelle istituzioni e nelle posizioni di top management, mentre nel campo dell’istruzione è avvenuto il sorpasso: le donne hanno raggiunto tassi di formazione terziaria superiori rispetto agli uomini. Tuttavia, il divario di genere nel tasso di occupazione totale rimane ragguardevole. Bisognerà ora attendere il 2020, quando al 2030 mancheranno 10 anni, per vedere nel quarto report dell’Eurostat quali avanzamenti l’Unione europea avrà nel frattempo compiuto sulla frontiera dello sviluppo sostenibile.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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