Cosa succede nel mercato del lavoro italiano. La fotografia dell’Inps


Articolo
Michele Masulli
Inps

Sono numerosi i temi affrontati nel rapporto annuale dell’Inps recentemente diffuso. Uno studio corposo, che esamina e mette in relazione numerosi aspetti, sia di breve che di lungo periodo, e fornisce svariati spunti, spesso su questioni calde del dibattito: dall’evoluzione del mercato del lavoro all’andamento della domanda, dai divari territoriali a quelli settoriali, dall’ampliarsi delle diseguaglianze all’impatto delle misure di policy recentemente introdotte e che tanto stanno facendo parlare, il reddito di cittadinanza e Quota 100 su tutte.

In primis, il rapporto analizza gli effetti che la stagnazione degli ultimi anni ha prodotto sul mercato del lavoro, esplicitando le conseguenze redistributive che derivano dalla ricomposizione delle forme contrattuali. Per l’ultimo anno, risulta un aumento consistente di contratti a tempo indeterminato: tra nuove assunzioni e trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato si registrano nel 2018 190.000 nuovi contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, permangono evidenti problemi quali il part time involontario e la polarizzazione sempre più marcata della distribuzione dei redditi da lavoro, tra percettori di bassi salari e top earners.

Successivamente il rapporto approfondisce gli effetti degli interventi normativi di contrasto alla precarizzazione, fino a quelli più recenti costituiti dal decreto Dignità. Poi si fornisce una disamina puntuale delle caratteristiche delle imprese assicurate e della dinamica delle preferenze contrattuali della domanda di lavoro. La dinamica per settore evidenzia per il 2018 un generalizzato andamento positivo, da cui rimangono esclusi solo l’agricoltura e le industrie estrattive. Gli indici di crescita più significativi sono quelli del comparto alloggio-ristorazione (+4,9%); seguono diversi comparti del terziario (finanza e servizi alle imprese +3,3%, informazione e comunicazione +2,8%, attività artistiche e sportive +2,6%, trasporti e logistica +2,3%), ma anche per l’industria manifatturiera e il settore delle costruzioni i dati sono positivi (rispettivamente +1,7% e +1,4%). Nel complesso l’industria (manifatturiero, costruzioni, industrie estrattive, reti) risulta conservare il suo peso sulla struttura occupazionale italiana, attorno al 27-28%.

Tuttavia, sotto il profilo territoriale la differenza Nord-Sud è evidente. Nel 2018, rispetto a una una crescita prossima o superiore al 2% in quasi tutte le regioni del Centro Nord, soprattutto nel quadrilatero costituito da Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, dove si colloca tra il 2,5% e il 3% – al Sud si tocca al massimo l’1,1% ( in Campania), mentre per la Calabria e le Isole il dato è negativo, a indicare un arretramento del volume della domanda di lavoro. Si esaminano, inoltre, gli effetti sull’occupazione delle misure di agevolazione contributiva introdotte negli ultimi quattro anni. Nello specifico, l’esonero triennale 2015, l’esonero biennale 2016, l’esonero strutturale per i giovani ed il programma “Garanzia giovani”.

In seguito, viene analizzato il fenomeno delle disuguaglianze salariali e degli andamenti della quota dei redditi da lavoro in rapporto al Pil, nel tentativo di coglierne gli andamenti di lungo periodo. Emerge un declino marcato della labour share, che ha perso circa 10 punti percentuali negli ultimi 40 anni, e, dopo un andamento in crescita fino al 1992, la stagnazione dei redditi da lavoro annuali, che da allora si attestano poco sotto i 22mila euro. Allo stesso tempo, dopo una decrescita marcata negli ultimi anni ’70, aumenta anche la diseguaglianza salariale, come attestato dall’andamento dell’Indice di Gini su diverse misure dei redditi.

Aumenta pertanto la concentrazione dei redditi: la soglia per entrare nel top 0,01% è cresciuta da 220 a 533.000 euro dal 1978 al 2017. Cresce anche la concentrazione territoriale (il 54% dei top earner è a Milano, il 16% a Roma) e di genere (nel top 0.01% solo il 7,5% dei lavoratori è donna). Si riporta altresì lo sforzo dell’Inps per l’erogazione dei servizi previdenziali e assistenziali, compreso quelli riguardanti importanti misure più come il Reddito di Cittadinanza e l’anticipo pensionistico (la cosiddetta “Quota cento”). In questo ambito, si nota come nei primi tre mesi di attivazione delle misure, sono state presentate più di 1,3 milioni di domande per il reddito o la pensione di cittadinanza, di cui ad oggi 840.000 sono state accettate per più di 2 milioni di persone coinvolte.

L’importo medio dell’assegno del reddito di cittadinanza si attesta a circa 500 euro, mentre quello del reddito di inserimento si ferma a 292. Si segnala, inoltre, che il 56% delle domanda avanzate e il 62% di quelle accolte proviene dalle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Secondo l’analisi, il reddito di cittadinanza avrà sia un effetto di contrasto alla povertà (come emerge dalla proiezione di riduzione del poverty gap) sia un impatto macroeconomico: per il Def 2019, infatti, avrà un impatto sulla crescita tendenziale dello 0,2% nel 2019 e un Impatto di medio termine associato al potenziamento dei centri dell’impiego tra 0,7 e 1,5 punti percentuali.

A proposito di Quota 100, tra gennaio e giugno 2019 si attestano, tra gestione private e gestione pubblica, 154.000 domande di pensione anticipate. La stima di beneficiari attualmente risulta del 29% inferiore rispetto alle previsioni. L’importo medio delle pensioni Quota 100, invece, è pari in media a 1.900 euro lordi (2.371 in Lombardia, 1.649 in Basilicata). I

nfine, nell’ambito di un esame delle iniziative legislative aventi ad oggetto il salario minimo legale, si documenta l’attività che Inps e Cnel hanno svolto sulla distribuzione, concentrazione e caratteristiche della rappresentatività dei contratti collettivi, al fine di avere strumenti di controllo a tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori. A questo proposito, emerge come il 15% dei rapporti di lavoro sia al di sotto della soglia minima oraria di 8 euro, un’incidenza che sale a 24,4% tra gli operai agricoli e riguarda più della metà dei lavoratori domestici (55,7%).

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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