E’ stato diffuso dall’Eurostat l’aggiornamento dei dati sulla disoccupazione giovanile nel 2018 (qui un nostro articolo sull’occupazione in Italia). L’indagine, che prende come riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni, mostra profonde differenze all’interno del Vecchio continente. Si va dalla Germania, dove il tasso di disoccupazione si attesta al 6,2%, alla Grecia dove è arrivato a toccare il 40%. Ma la situazione più critica è quella registrata nei cosiddetti “Paesi Pigs“. Portogallo, Italia, Grecia e Spagna hanno raggiunto livelli davvero preoccupanti. E lo stesso si può dire dei casi di Croazia e Francia, dove la disoccupazione tra i giovani raggiunge rispettivamente il 23,7 e il 20,9%.
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile arriva a superare il 32%. Si tratta di ben 17 punti percentuali al di sopra del dato medio europeo che si è attestato al 15,2%.
Se si guarda in dettaglio la situazione del nostro Paese, si nota che la disoccupazione giovanile in quasi tutte le regioni è al di sopra della media europea. L’unica eccezione è rappresentata dalla Provincia Autonoma di Bolzano.
Più ci si sposta al Sud e più la situazione peggiora, fino a toccare il 53,6% in Campania e in Sicilia. E per le giovani donne i dati sono ancora più negativi.
Più confortante è il dato delle regioni settentrionali, anche se si è molto lontani, ad esempio, da quanto si registra nell’Alta Baviera tedesca, dove il tasso di disoccupazione giovanile è appena al 4%, il più basso d’Europa.
Il binomio giovani e lavoro è una questione che attanaglia il Mezzogiorno da sempre.
Anche l’ultimo rapporto “Check Up Mezzogiorno”, pubblicato a luglio 2019 e curato da Confindustria e SRM, evidenzia come le dinamiche dell’occupazione giovanile del Sud Italia siano caratterizzate da più ombre che luci. Nel rapporto si legge che nei primi mesi del 2019 il numero di ragazzi e ragazze disoccupati resta particolarmente elevato nelle regioni meridionali, dove più di un giovane su due non lavora.
Dunque, l’emergenza lavoro non accenna a ridursi, sebbene solo un quarto delle domande di reddito di cittadinanza pervenute facciano riferimento alla fascia più giovane della popolazione.