Blockchain e sanità, insieme funziona. Tutti i progetti in corso


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Domenico Salerno
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E’ davvero possibile che la blockchain possa contribuire al contenimento della spesa sanitaria in Italia? L’introduzione delle nuove tecnologie digitali in sanità è uno dei principali obbiettivi delle istituzioni italiane e dell’Unione europea. Nel 2018 nel nostro Paese la spesa in assistenza sanitaria equivaleva all’8,9% del prodotto interno lordo e si stima sia destinata ad aumentare vertiginosamente nei prossimi anni soprattutto a causa dell’aumento della durata della vita e dei conseguenti costi a carico del Servizio sanitario nazionale. L’età media della popolazione italiana attualmente si attesta a 45,4 anni e il 22% dei cittadini ne ha più di 65. Da questi dati appare evidente come il costo dell’assistenza sanitaria tradizionale sia destinato a diventare insostenibile. Riuscire ad adottare misure che riescano a contenere la spesa senza pregiudicare il livello di assistenza è diventato assolutamente nesecessario.

La digitalizzazione e la virtualizzazione delle cure potrebbero essere l’unica soluzione possibile al problema. Bisogna incentivare il passaggio, per quanto possibile, dall’attuale e costosissimo sistema “ospedalecentrico” a un modello di assistenza distribuito e incentrato sul paziente con l’assistenza che si smaterializza e diventa digitale. Un ruolo di primo piano in questa transizione potrebbe essere giocato dalla tecnologia blockchain. Secondo il rapporto dal titolo “Global blockchain benchmarking study” redatto dall’Università di Cambridge e da Ernst & Young, l’assistenza sanitaria è uno dei settori con più use cases per la catena a blocchi, ben l’8%.

Uno dei progetti più interessanti attualmente in fase di sviluppo è il My Health My Data (MHMD), un sistema che mira a utilizzare la tecnologia blockchain per consentire la memorizzazione e la trasmissione di dati medici in modo sicuro ed efficace. MHMD è incentrato sulla connessione tra istituzioni e individui e incoraggia gli ospedali a rendere disponibili i dati dei propri pazienti (con il loro consenso) a fini scientifici. Il progetto, che vale 3,5 milioni di euro, è stato finanziato dall’Unione europea nell’ambito di Horizon 2020, il programma comunitario che sponsorizza la ricerca e l’innovazione nell’Unione.

Estremamente interessante è anche il lavoro che sta portando avanti la società Innoplexus che attraverso soluzioni avanzate combina intelligenza artificiale e blockchain per supportare le aziende farmaceutiche e i produttori di apparecchiature medicali nello sviluppo dei propri prodotti. Il sistema sviluppato da Innoplexus identifica ed estrae i dati sanitari strutturati (e non), arrivando a scansionare fino al 95% del Web, e li fonde con dati aziendali e di terze parti in un processo continuo e in tempo reale.  La società è quindi in grado di offrire un’immensa fonte di informazioni sanitarie personalizzando le ricerche sulle necessità del cliente consentendogli di velocizzare la fase di sviluppo e di ridurre i costi.

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nato ad Avellino nel 1990. Ha conseguito una laurea triennale in “Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e successivamente una laurea magistrale in “International Management” presso la LUISS Guido Carli. Al termine del percorso accademico ha frequentato un master in “Export Management & International Business” presso la business school del Sole 24 Ore.

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