Un Paese in bilico tra ripresa e recessione. La possibilità di una rimodulazione dell’Iva che rende incerte le sorti dell’Italia. A politiche invariate il prodotto interno lordo italiano resterebbe fermo sia nel 2019 che nel 2020. E se l’Iva aumentasse? In questo caso il tasso di crescita della ricchezza potrebbe essere leggermente positivo. A rivelarlo è il rapporto di previsione del Centro studi di Confindustria dal titolo “Dove va l’economia italiana e gli scenari di politica economica“, presentato lo scorso 7 ottobre a Roma alla presenza del ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, del direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea Marco Buti e del professore di Economia politica Leonardo Becchetti. Dopo i saluti iniziali del direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, ha presentato il rapporto il direttore del Centro studi Andrea Montanino. Già con la previsione della scorsa primavera (qui l’articolo) l’associazione degli industriali aveva sottolineato la stagnazione dell’economia italiana. Una situazione rimasta invariata anche nelle previsioni autunnali.
I FATTORI CHE PESANO SULLA CRESCITA
Durante la presentazione dei dati contenuti nel rapporto, il direttore Montanino ha sottolineato come i fattori che influenzano negativamente la crescita siano sostanzialmente quattro. Primo fra tutti la riduzione dei consumi da parte delle famiglie dovuta al Reddito di cittadinanza: le domande pervenute sono inferiori alle attese e per la fine di quest’anno le famiglie beneficiarie potrebbero essere duecentomila in meno. Anche il rallentamento registrato in Germania, che si è rivelato più incisivo del previsto, ha influito sulla produzione industriale e sulle esportazioni italiane a causa del forte legame tra le manifatture dei due Paesi. E ancora, la fiducia degli italiani, ultimamente a livelli molto bassi, ha orientato le famiglie e le imprese verso una gestione particolarmente contenuta dei bilanci. Infine, la questione dell’Iva. L’eventuale, ma non scontata, rimodulazione dell’aliquota avrebbe effetti negativi sulla spesa sia per l’impatto sui prezzi che per l’erosione del reddito che andrebbe a generare.
L’EXPORT ITALIANO
Nonostante l’espansione del commercio mondiale sia stata più bassa rispetto alle stime dei mesi precedenti, anche a causa delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, l’elevata capacità di adattamento delle imprese italiane ha continuato a sostenere l’export del nostro Paese. I prodotti italiani, meno presenti sui mercati extra europei dove la frenata è stata maggiore, sono stati favoriti anche dai dazi americani nei confronti della Cina che hanno creato un effetto sostituzione a favore dell’Italia (qui un nostro articolo sull’export europeo). A seguito di questa barriera tariffaria gli analisti di Confindustria stimano che le esportazioni italiane cresceranno di circa 7 punti percentuali nei nove mesi successivi all’introduzione dei dazi.
NON SOLO PART-TIME
Lo studio evidenzia però il trend positivo del mercato del lavoro. “L’occupazione in Italia è cresciuta. A questo fenomeno concorrono sia fattori economici come, per esempio, l’evoluzione della struttura produttiva italiana e il peso crescente di attività terziarie, sia i recenti cambiamenti nella normativa in materia di lavoro“, ha detto il direttore Montanino durante la presentazione del rapporto. Queste dinamiche giustificano l’incremento dell’occupazione a fronte di un prodotto interno lordo stazionario. Il settore che ha registrato i migliori risultati è quello dell’intrattenimento e della cura alla persona, dove l’incremento è stato superiore all’80%. Ma da cosa è determinata questa crescita occupazionale? Ad aumentare di più sono state le forme contrattuali a tempo parziale che nella prima metà del 2019 sono cresciute di 144.000 unità rispetto al secondo semestre dell’anno scorso. Un ulteriore fattore che ha incentivato la crescita dell’occupazione è stato la normativa restrittiva sui contratti a termine introdotta dal Decreto Dignità di luglio 2018 che ha portato alla stabilizzazione dei rapporti già in atto all’entrata in vigore delle nuove regole.
PIU’ INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI
Alla presentazione del rapporto previsionale del Centro studi di Confindustria è intervenuto anche il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri che ha riconosciuto come le stime per il 2019-2020 non siano molto ottimistiche. Ma molto dipenderà dal contesto internazionale. “L’obiettivo di crescita dello 0,6% rappresenta una previsione equilibrata e prudente. Occorre innanzitutto agire sugli investimenti pubblici, su quelli privati e sui consumi”, ha spiegato il ministro. Che ha poi continuato: “E’ necessario che le riforme sugli investimenti siano al centro della manovra finanziaria. Bisogna aumentare le risorse, erogare nuovi fondi per lo Stato e gli enti territoriali per sbloccare gli investimenti pubblici“. Proposte che, secondo Gualtieri, devono essere accompagnate da strumenti di garanzia per mobilitare gli investimenti privati.