Intelligenza artificiale e innovazione, priorità e sfide del governo Conte


Articolo
Pietro Ruffelli
intelligenza artificiale

Pubblichiamo l’articolo dello studente dell’Università Luiss Guido Carli Pietro Ruffelli, scritto in collaborazione con l’Istituto per la Competitività nell’ambito del programma LUISS Adoption Lab. Adoption Lab ha l’obiettivo di mettere in contatto gli studenti con il mondo delle imprese e di aiutarli a conoscere il mondo del lavoro dall’interno. I-Com ha partecipato al programma con il ciclo di incontri dal titolo “Come cambia il giornalismo: dai quotidiani online alla comunicazione”, tenuto dal direttore della comunicazione dell’istituto, Andrea Picardi.

Dobbiamo attuare il piano Impresa 4.0 e rendere strutturali alcune norme. Agli imprenditori serve la certezza di quello che possono o non possono fare”. Con queste parole, a margine del Salone CERSAIE di Bologna, il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha ribadito uno dei temi cardine nell’agenda del secondo governo Conte.

Già al terzo punto del programma del nuovo esecutivo giallo-rosso, viene dato spazio alla cosiddetta sfida della quarta rivoluzione industriale, realizzabile non solo secondo le indicazioni del piano Impresa 4.0 (avviato dal Mise ai tempi di Calenda e ripreso nel corso dell’era Di Maio) ma anche attraverso un concreto miglioramento nei settori della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale (qui un nostro articolo sul tema). Ed è proprio in questa direzione che va la scelta di istituire un organo governativo ad hoc. Si tratta del ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione (precedentemente un unicum del secondo e terzo governo Berlusconi), a capo del quale è stata designata Paola Pisano, torinese vicina al Movimento 5 Stelle, già assessore all’Innovazione della giunta Appendino a Torino.

È il momento di osare sull’innovazione”, ha dichiarato ad esempio il ministro Pisano attraverso la sua pagina Facebook al termine della prima riunione del nuovo ministero. Che ha poi continuato “Creiamo nuove opportunità, grazie alle innovazioni di frontiera, semplifichiamo la vita ai cittadini e agli stakeholder grazie alla digitalizzazione. Le imprese e la pubblica amministrazione ne sono un esempio”.

I due settori individuati non sono casuali. Tornando al programma del governo, al punto 24 viene spiegato come l’attuale sistema industriale italiano debba procedere in una direzione di sviluppo tecnologico, attraverso l’aumento degli investimenti in start-up e piccole medie imprese (Pmi). Favorire questo tipo di crescita è quindi una sfida concreta del governo Conte bis. Ma cosa farà in pratica? Sicuramente sarà necessario un rinnovamento delle competenze digitali dell’intero sistema Paese, ma anche l’elaborazione di un progetto di innovazione e digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni. E ciò dovrà avvenire anche con l’inserimento delle tecnologie all’interno dei processi decisionali, “attraverso una sempre maggiore interoperabilità delle soluzioni tecnologiche, un migliore utilizzo dei dati pubblici, una crescente diffusione di standard comuni”. Una sfida ambiziosa, insomma, che mira a ridurre quel gap digitale che separa l’Italia dalle principali potenze mondiali in molti settori.

Nello specifico sono alte la aspettative sul settore dell’intelligenza artificiale dove già durante  la scorsa esperienza di governo il ministero dello Sviluppo economico, su invito della Commissione europea, aveva avviato una consultazione pubblica per redigere le linee guida di una strategia nazionale sul tema. I documenti propedeutici sono stati stilati grazie al contributo di un gruppo di trenta esperti che ha ufficialmente concluso i suoi lavori lo scorso 13 settembre, dopo che le proposte sono state sottoposte a consultazione pubblica. Viste le sfide e gli impegni del Conte bis è probabile, oltre che auspicabile, che il piano sull’intelligenza artificiale venga ripreso e utilizzato in tutti i settori interessati.

Il tema del rinnovamento è un fil rouge che accomuna diversi punti del programma d’azione governativo, tanto da trovare ampio spazio anche in un altro dei suoi capisaldi, ossia lo sviluppo sostenibile. Secondo i dogmi del Green New Deal – il piano di medio-lungo periodo che ha come stella polare la progressiva riduzione delle attività inquinanti – innovazione e ambiente devono formare un sinodo indissolubile. Non si punta solamente a incrementare tecniche innovative che non costituiscano una minaccia per l’ecosistema, ma l’obiettivo è favorire il potenziamento dell’economia circolare e delle energie rinnovabili attraverso lo sviluppo tecnologico.

Il governo è intenzionato a insistere su questa linea e nella stessa direzione vanno le parole pronunciate dal premier Giuseppe Conte dal palco di Atreju lo scorso 21 settembre: “Bisogna elaborare un piano industriale con tutto il mondo produttivo per orientare tutto il sistema verso la transizione energetica e verso un Green New Deal“.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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