Nonostante numerose aziende e istituzioni abbiano già lanciato progetti che sfruttano i registri distribuiti sul mercato, perché queste tecnologie si diffondano capillarmente è necessario superare numerose criticità.
Deloitte ha condotto nei primi mesi del 2019 uno studio sullo stato di adozione della tecnologia blockchain da parte delle imprese. Il documento, dal titolo “Deloitte’s 2019 Global Blokchain Survey”, è stato elaborato attraverso 1368 interviste a senior executive provenienti da dodici Paesi. Dalla ricerca è emerso che il primo importante ostacolo all’introduzione della blockchain è la mancanza di compatibilità con i sistemi esistenti. Infatti, come illustrato in numerosi nostri articoli precedenti, questa tecnologia si fonda su basi completamente diverse rispetto alle soluzioni centralizzate attualmente in uso: risulta quindi difficile la sua applicazione senza un’adeguata revisione dei processi interni all’azienda.
La seconda criticità più importante riguarda i problemi regolatori e in alcuni casi la mancanza di normative apposite. Di particolare complessità sono pure i temi della privacy e della coesistenza tra la tecnologia blockchain e le recenti norme comunitarie sul tema, come il General Data Protection Regulation (Gdpr). Il problema principale è che la catena di blocchi è per sua natura aperta e trasparente. Il sistema di validazione delle transazioni è un meccanismo pubblico a cui può partecipare un numero potenzialmente elevatissimo di nodi. Le stesse informazioni contenute sul registro sono consultabili in qualsiasi momento da tutti gli utenti della rete. La natura trasparente di questa tecnologia, dunque, entra inevitabilmente in conflitto con la necessità di tutelare le informazioni personali di chiunque decida di entrare a far parte della rete. Inoltre, distribuire copie del registro a un numero potenzialmente illimitato di soggetti ne renderebbe di fatto impossibile la rimozione. Se da un lato questo è un aspetto positivo nell’ottica dell’immutabilità dell’informazione, dall’altro entra in conflitto con il diritto all’oblio, uno dei punti principali del nuovo regolamento sulla protezione dei dati. Risulta pertanto necessario trovare un equilibrio tra trasparenza e controllo che numerosi soggetti sembrano aver identificato nelle cosiddette blockchain permissioned (ne abbiamo parlato in questo articolo).
Altre criticità rilevanti emerse dallo studio sono la mancanza di competenze tecniche in-house all’interno delle imprese di provenienza e una profonda incertezza sul reale impatto economico che l’introduzione della tecnologia basata sui registri distribuiti potrebbe avere sui conti delle società. Nonostante queste rilevanti incertezze, la maggior parte dei manager coinvolti è comunque convinta che la blockchain verrà introdotta nei processi aziendali e che porterà un impatto positivo. Il 53% degli intervistati ha affermato che lo sviluppo di questa tecnologia è tra le prime cinque priorità strategiche aziendali, il 27% la ritiene una priorità strategica, ma non nelle prime cinque, mentre il 14 la considera rilevante, ma non fondamentale.