La vendita di auto elettriche è fortemente legata al prodotto interno lordo pro capite di un Paese. Non a caso alla fine del 2018 la market share della mobilità elettrica non è andata oltre il 2% (qui un articolo sui numeri registrati dalla vendita delle auto elettriche e le prospettive future). A rivelarlo è un’indagine dello European Automobile Manufacturers Association (Acea) che sottolinea come uno dei tanti nodi da sciogliere per la decarbonizzazione del settore automobilistico sia proprio l’accessibilità. Nello specifico se si guarda alle nazioni che non raggiungono l’1%, la ricchezza media non supera i 29.000 euro. Si tratta di Stati del calibro di Italia e Spagna, ma anche quelli che si trovano nella parte centro-orientale del Vecchio continente. In fondo al ranking ci sono Lettonia, Grecia, Slovacchia e Polonia, con le prime tre che raggiungono lo 0,3% di quota di mercato interno mentre l’ultima si trova addirittura allo 0,2. Al contrario, solamente i Paesi in cui il prodotto interno lordo pro capite supera i 42.000 euro raggiungono una quota di mercato del 3,5%.
Le disparità sono evidenti. Basti pensare che in Europa quattro auto elettriche su cinque sono vendute in sei Stati, tutti situati nella parte settentrionale del continente: tra questi, Germania, Scandinavia, Regno Unito e Paesi Bassi. Tuttavia, i dati contenuti nel rapporto sono contrastanti ed evidenziano le difficoltà nel dare una svolta nella direzione di una mobilità più sostenibile, specialmente per i Paesi che non godono di particolare ricchezza e che non sono stati in grado di costruire un robusto sistema di incentivi. Infatti, finora nell’Unione europea solo dodici Stati offrono bonus (o premi simili) per l’acquisto di auto elettriche. Addirittura, quattro Paesi non hanno ancora previsto alcun incentivo per acquistare veicoli a zero emissioni. Ma anzi, in alcuni casi le immatricolazioni di automobili alimentate a benzina sono in netto aumento: tra il 2014 e il 2018 è stato registrato un aumento del 59,2% (da 5,3 milioni a 8,5 milioni). Per la prima volta dal 2009, queste automobili sono diventate le più presenti sul mercato. Al contrario, nello stesso arco temporale il diesel ha subito perdite pari al 18,1%, il 24,7 se si considera il periodo che va dal 2016 al 2018. Questa diminuzione ha stimolato un aumento della domanda di veicoli alimentati a benzina che hanno raggiunto nuovi picchi. Non deve dunque sorprendere se, tra il 2017 e il 2018, le emissioni di CO2 delle nuove auto hanno registrato un innalzamento dell’1,8%.
Ma qual è la situazione dal punto di vista delle infrastrutture? Le colonnine di ricarica attualmente sono 144.000 in tutto il territorio dell’Unione europea, lontanissimi dall’obiettivo di 2,8 milioni entro il 2030. Cresce invece la quantità di automobili ibride, che dal 2014 al 2018 sono aumentate di 402.000 unità. Se si pensa ai veicoli elettrici puri, però, venti Stati membri su ventotto hanno una market share pari o inferiore al 2,5%, mentre addirittura la metà non raggiunge l’1%.
Dati questi che devono far ragionare i Paesi europei, specialmente quelli dell’Europa centro-orientale, ma anche la stessa Italia, al momento ancora distanti da una condizione di sostenibilità sul piano ambientale e dei trasporti, oltre che da un cambio di passo sotto il profilo culturale.