Si riduce la produzione di rifiuti e aumenta la raccolta differenziata in Italia. Sono queste le evidenze principali del recente aggiornamento Istat in materia. La produzione di rifiuti risulta in diminuzione dell’1,6% tra il 2016 e il 2017, mentre la raccolta differenziata raggiunge il 55,5% in crescita di 3 punti rispetto all’anno precedente.
Nel 2018 l’87,1% delle famiglie ha effettuato con regolarità la raccolta differenziata della plastica, il 71,3% dell’alluminio, l’86,6% della carta e l’85,9% del vetro. Aumenta, inoltre, la disponibilità della raccolta rifiuti porta a porta. Le famiglie che usufruiscono di questa tipologia di servizio sono aumentate del 4% (per una quota complessiva del 66%) e il 25,3% degli utenti se ne dichiara “molto soddisfatto” (il 33,4 nel Nord Est).
Guardando alla produzione dei rifiuti, si stima che, nel 2017, la quantità di rifiuti urbani raccolti sia stata pari a 488,7 kg per abitante, con una tendenza alla flessione riscontrabile in tutte le categorie di rifiuti. Le quantità più elevate sono prodotte nel Nord-est (541,5 kg per abitante) e nel Centro (537,7). Al contrario, risulta inferiore la produzione di rifiuti nel Nord-ovest (475,3 kg per abitante), nelle Isole (451,6) e nel Sud (435,7). Tuttavia, il quadrante Nord-est è anche l’area del Paese che vanta la quota più elevata di raccolta differenziata, trainata dalle ottime performance del Trentino Alto Adige, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia dove si raggiunge una percentuale pari al 68,3%. Tutte le altre aree geografiche italiane, invece, si pongono al di sotto dell’obiettivo del 65% previsto dalla normativa: il Nord Ovest lo sfiora di poco con il 64,5% , mentre Centro, Sud e Isole sono lontani dal target, segnando rispettivamente il 51,8, il 47 e 31,6% di raccolta differenziata.
Se guardiamo alle singole regioni, l’Emilia Romagna e la Toscana sono le regioni con la più alta produzione di rifiuti pro capite (rispettivamente 642,2 kg e 600 kg per abitante). Ciononostante, la prima ricicla il 63,8% di rifiuti, mentre la seconda si ferma al 53,9. Il ragionamento inverso vale per Molise e Basilicata. Le due piccole regioni meridionali presentano la quota più bassa di rifiuti pro capite prodotti (377 e 345,2 kg per abitante), ma soffrono altresì di percentuali di raccolta differenziata molto basse (30,7 e 45,3%).
Nella top 3 dei territori che differenziano di più troviamo la provincia di Trento (74,6% di raccolta differenziata), seguita dal Veneto (73,6%) e dalla Lombardia (69,6%). Al contrario, particolarmente preoccupante è lo stato della raccolta differenziata in Sicilia. Nella regione insulare, nonostante un incremento di 6,3 punti percentuali rispetto al 2016, la raccolta differenziata si ferma 21,7% dei rifiuti prodotti.
Nel complesso, la gestione dei rifiuti risulta più efficiente nei piccoli comuni: qui il quantitativo di rifiuti pro capite è inferiore, mentre in media più elevata è l’incidenza della raccolta differenziata. È opportuno considerare, altresì, non solo la percentuale di raccolta differenziata, ma la quota di rifiuti che vengono effettivamente avviati al riciclo. Secondo gli obiettivi europei, entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani di carta, metallo, plastica e vetro dovrà riguardare una percentuale minima in termini di peso pari al 50%. L’Italia si posiziona all’ottavo posto nella graduatoria decrescente per rifiuti urbani riciclati nei 28 Paesi membri, con una percentuale di rifiuti riciclati pari al 47,7% nel 2018.
Nell’indagine Istat si sottolinea, infine, quanto resti elevata, e in linea con l’anno precedente, la percentuale di famiglie che reputano eccessivo il costo della raccolta dei rifiuti. La pensano così quasi 7 famiglie su 10, il 68,2% per l’esattezza. Il 28,2%, invece, lo definisce adeguato e solo lo 0,7% lo valuta basso .Il costo del servizio, in particolare, è considerato meno soddisfacente nelle aree dove non c’è una diffusione consistente dei servizi di raccolta differenziata dei rifiuti. Non è un caso che le famiglie residenti nelle Isole siano le più insoddisfatte (il 79,4% giudica il costo elevato), mentre quelle del Nord-ovest siano le meno critiche (il costo è elevato per il 58,9%).