L’accesso al Servizio sanitario nazionale è oggi limitato da criticità di diversa natura. A pesare è innanzitutto l’assenza del personale o la sua iniqua distribuzione sul territorio. Alcuni servizi sono poi forniti da enti diversi generando dispersione che influenza negativamente la possibilità del cittadino di conoscere e ottenere le prestazioni cui avrebbe diritto. Pesano poi le disuguaglianze legate alla condizione socio-economica, fortemente correlate con gli outcome di salute della popolazione, se non edulcorate da interventi mirati. Questo è in estrema sintesi quanto emerso la mattina dello scorso 4 dicembre dall’audizione della presidente di Federsanità Anci, Tiziana Frittelli, presso la Commissione parlamentare per la semplificazione, nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di semplificazione dell’accesso dei cittadini ai servizi erogati dal Servizio sanitario nazionale (qui il video integrale dell’audizione).
Nel testo del documento sono stati affrontati alcuni dei problemi di accessibilità registrati nelle varie realtà territoriali e sono state anche proposte possibili soluzioni. Il punto di osservazione rappresentato parte dal ruolo istituzionale dell’Associazione che mette assieme esigenze e punti di vista di aziende sanitarie ed enti locali. Nel documento si sottolinea prima di tutto che l’accesso al servizio sanitario presenta problemi che richiedono approcci organizzativi diversi in base alle caratteristiche del cittadino e alla tipologia di accesso richiesto. A seconda delle caratteristiche del cittadino l’accesso può infatti essere occasionale, ripetuto per lo stesso problema, ripetuto per problemi di diversa natura o per persone affette da gravi forme di disabilità o patologie di tipo psichiatrico. Inoltre, nonostante il tema più battuto in termini di criticità nell’accesso alle cure siano i tempi di attesa per ottenere la prestazione, esistono altre aree che meritano di ricevere attenzione e che richiedono interventi migliorativi.
La carenza di personale del Servizio sanitario nazionale, in particolare di quello medico, sta concentrando servizi e professionalità sempre di più nelle aree urbane, lasciando ampie zone del territorio in grave sofferenza, e generando un significativo divario in termini di accesso alle cure tra aree rurali e centri urbani (urban rural divide). In secondo luogo, per alcuni tipologie di problemi (es. non autosufficienza e disabilità) i servizi e i benefici disponibili sono numerosi ed erogati da enti diversi. Per i cittadini non è poi sempre facile conoscere tutti i servizi disponibili e le relative modalità di accesso. Il rischio è di conseguenza che il cittadino non riesca a ricevere prestazioni alle quali ha diritto (molteplicità di servizi). Inoltre per ottenere un beneficio (es. esenzione ticket per patologia) succede spesso che il cittadino, pur in possesso della documentazione necessaria, debba comunque ripetere procedure o visite presso diversi uffici o servizi (moltiplicazione degli accessi). In ultimo, ma non meno importante, esiste ormai una consolidata letteratura scientifica che ha dimostrato che l’accesso ai servizi sanitari, dalla prevenzione alla cura, è ampiamente condizionato da reddito, titolo di studio e residenza (Nord-Sud in particolare). Le disuguaglianze socio-economiche hanno dunque importanti conseguenze sull’opportunità di accesso, sullo stato di salute e sugli esiti di salute della popolazione.
Nel documento presentato da Federsanità vengono proposte alcune ipotesi di miglioramento riconducibili a cinque aree di intervento a carattere generale che possono essere così sintetizzate:
1. Sviluppo diffuso dei punti unici di accesso. E’ necessario che il cittadino abbia un riferimento semplice e unico da cui accedere ai servizi. Questo punto unico può essere fisico, telefonico o informatico. Le aziende o insieme di aziende e Servizi degli enti locali devono innanzitutto rendere esplicita e trasparente la propria organizzazione e quindi metterla a disposizione del cittadino;
2. Meccanismi di incentivazione per mobilità a tempo/equipe itineranti presso zone rurali, montane, di provincia, sarebbero opportuni meccanismi di incentivazione a mobilità a tempo/equipe itineranti, previsti nel prossimo contratto collettivo della dirigenza e nell’accordo sui medici di base.
3. Semplificazione delle procedure: le aziende dovrebbero intraprendere un progetto per analizzare, in collaborazione con le associazioni dei cittadini e con gli enti istituzionali preposti, tutte le procedure complesse, ripetute, ridondati, inutili e inefficaci in atto che fanno perdere inutilmente tempo ai cittadini e agli operatori (v. ad esempio protocollo tra Inps, Regione Lazio e Favo finalizzato ad agevolare certificazione invalidità per i pazienti oncologici)
4. Abolizione degli spostamenti evitabili. Esistono ancora molti esempi in cui il cittadino o l’operatore sono costretti a spostarsi fisicamente, in auto o con mezzi pubblici, per fare una pratica, ritirare un referto, fare una prenotazione ecc. La sola possibilità di poter vedere on line i referti di esami di laboratorio o di diagnostica per immagini fa risparmiare ogni anno decine di migliaia di viaggi in auto.
5. Attivare norme e procedure per la semplificazione e unificazione dei benefici per i cittadini con situazioni complesse quali la grave non autosufficienza o disabilità. La numerosità dei benefici può a volte, tra Stato e Regioni, superare anche la decina: un numero che implica da un lato la difficoltà del singolo cittadino ad attivare tutte le procedure e dall’altro la possibilità che il paziente che ne ha diritto non ne venga a conoscenza e quindi non ne usufruisca.
Secondo Federsanità questo tipo di interventi avrebbe un effetto generale sul miglioramento dell’accessibilità ma non sarebbe sufficiente a risolvere le criticità specifiche di alcune fasce della popolazione. Per questo nel testo vengono proposte anche delle misure ad hoc per quanto riguarda l’accesso ai servizi delle persone con patologie croniche o multiproblematiche, delle persone affette da gravi disabilità o patologie di tipo psichiatrico e la necessità di sviluppare la figura degli amministratori di sostegno come volontari costituiti in associazioni.
Qui il documento integrale: