Consiglio europeo Competitività. Tutte le novità su consumatori e tecnologie emergenti


Articolo
Michele Masulli e Beppe Moro

Il 28 e 29 novembre è tornato a riunirsi il Consiglio europeo Competitività (cos’è e di cosa si occupa l’avevamo raccontato in corrispondenza della riunione del 26 e 27 settembre), con un corposo ordine del giorno. In occasione dell’incontro sono state adottate conclusioni in materia di:

  1. tutela dei diritti dei consumatori;
  2. trasparenza fiscale delle grandi imprese;
  3. funzionamento dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc);
  4. protezione degli investimenti diretti europei e Green deal europeo;
  5. competitività dell’Unione europea sulle tecnologie emergenti e aerospazio.

Il primo punto di discussione ha interessato proprio la proposta di direttiva sulle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Il documento ha l’obiettivo di irrobustire l’azione di deterrenza contro le pratiche illecite e di ridurre il danno per i consumatori, attraverso i meccanismi di protezione dei loro interessi collettivi, così da includervi provvedimenti sia risarcitori sia inibitori. Attualmente non c’è omogeneità all’interno dei Paesi Unione europea. Un esempio sono le procedure di azione rappresentativa. Ci sono Stati membri in cui non viene prevista alcuna procedura di ricorso collettivo. Ovviamente tutto questo, oltre a ostacolare l’applicazione efficace del diritto dell’Unione nel settore della protezione dei consumatori, comporta la riduzione della loro fiducia nei confronti delle imprese e della loro capacità di operare nel mercato interno. Dato che oggi i consumatori operano in un mercato sempre più ampio, globale e digitalizzato, al fine di conseguire un livello elevato di protezione, è necessario che gli strumenti previsti coprano settori quali servizi finanziari, viaggi e turismo, energia, telecomunicazioni e protezione dei dati, oltre ai diritti più generali.

La direttiva autorizza entità qualificate, come le organizzazioni dei consumatori, a richiedere, oltre alle ingiunzioni, anche misure di risarcimento per conto di un gruppo di persone danneggiate in violazione di una delle leggi dell’Ue. Il Consiglio distingue da un lato, le entità qualificate e abilitate a proporre azioni rappresentative nazionali e dall’altro lato, quelle autorizzate a proporre azioni rappresentative transfrontaliere. Le prime dovranno soddisfare i criteri stabiliti dalla legge dello Stato membro designante, mentre le seconde dovranno soddisfare i criteri armonizzati stabiliti nella direttiva stessa. Il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale sulla direttiva proposta. Questo accordo permetterà al Consiglio di avviare i negoziati con il Parlamento europeo – in sede referente – in vista di una rapida adozione della direttiva in seconda lettura.

Con il secondo punto, invece, il Consiglio ha esaminato una proposta di direttiva che modifica la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione delle informazioni sull’imposta sul reddito per le grandi imprese. Si prevede che le imprese multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di euro rendano pubbliche le imposte sul reddito pagate e altre informazioni pertinenti, con una specifica comunicazione. La proposta integra gli attuali obblighi di informativa finanziaria delle imprese a norma della richiamata direttiva e per la prima volta si stabilisce che ai requisiti di trasparenza e agli obblighi di comunicazione dovranno conformarsi non solo le imprese europee ma anche le multinazionali non europee che esercitano attività nel Vecchio continente tramite le loro sedi operative. Ciò posto, però, la proposta della Presidenza non ha raccolto un consenso sufficiente tra i membri. Pertanto, quest’ultima continuerà nel lavoro sul dossier, nella speranza di trovare nuove convergenze.

Il Consiglio ha poi sottolineato l’importanza di preservare e approfondire il sistema multilaterale disciplinato da regole di cui l’Organizzazione mondiale del commercio è l’organo deputato al funzionamento. In particolare invita la Commissione – secondo l’articolo 207 e seguenti del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) – a migliorare alcuni aspetti cruciali: (1) negoziati più flessibili, (2) nuove forme di sostegno all’industria, alla proprietà intellettuale e trasferimenti tecnologici, (3) riduzione dei costi commerciali, (4) nuove forme di sviluppo, (5) condizioni di parità nella risoluzione – maggiormente efficace – delle controversie e (6) rafforzamento dell’OMC in quanto istituzione, soprattutto nella sua funzione di trasparenza e vigilanza.

Con il quarto punto, invece, il Consiglio ha perseguito due strade. In base alla prima, l’Unione continuerà a negoziare accordi commerciali ambiziosi, equilibrati e reciprocamente vantaggiosi con i partner principali di tutto il mondo, promuovendo i propri valori e le proprie norme e garantendo condizioni di parità (si veda a riguardo il regolamento relativo all’ammodernamento degli strumenti di difesa commerciale). Il Consiglio europeo chiede che la proposta legislativa sul controllo degli investimenti esteri diretti sia adottata quanto prima. Tale posizionamento scaturisce dalla decisione degli Stati Uniti di imporre all’Ue tariffe sui prodotti di acciaio e alluminio. L’Unione dovrà rispondere a tutte le azioni di chiara natura protezionistica – con misure di riequilibrio – comprese quelle che mettono in discussione la politica agricola e alimentare. Con la seconda strada, il Consiglio ha riflettuto sui cambiamenti climatici e sulla transizione verso un’economia climaticamente neutra. Un’economia più green significa crescita e opportunità di lavoro. L’eco-design, l’innovazione, la prevenzione dei rifiuti e il riuso delle materie prime possono portare risparmi netti per le imprese europee fino a 600 miliardi di euro. Ulteriori misure per aumentare la produttività delle risorse del 30% entro il 2030 potrebbero far crescere il prodotto interno lordo europeo di quasi l’1%, creando 2 milioni di posti di lavoro aggiuntivi. Inoltre, secondo il Consiglio, tali azioni favoriscono anche l’ambiente e riducono le emissioni di gas a effetto serra dell’Ue. Non da ultimo la Commissione giovedì 11 dicembre ha approvato il cosiddetto time-table per il Green Deal europeo.

Inoltre è stato affrontato anche il tema della competitività dell’Unione europea sulle tecnologie emergenti e sulla digitalizzazione (con le relative implicazioni per la parità di condizioni). Il Consiglio auspica un ecosistema dell’innovazione più forte e inclusivo al fine di favorire le innovazioni pioneristiche e creatrici di mercati. Come? Attraverso il sostegno globale alle imprese, comprese le piccole e medie, dotate di potenziale dirompente affinché accedano con successo ai mercati mondiali. A tal proposito è essenziale conseguire risultati in merito alle rimanenti proposte legislative riguardanti il mercato unico digitale prima della fine dell’attuale ciclo legislativo. È fondamentale disporre di dati di elevata qualità per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il Consiglio europeo ha invitato da un lato i co-legislatori a esaminare rapidamente l’ultimo pacchetto sui dati e dall’altro la Commissione a collaborare con gli Stati membri per definire un piano coordinato in materia di intelligenza artificiale, sulla base della sua recente comunicazione.

Infine, il sesto punto: l’economia dello spazio. Nello specifico si è discusso di come la politica spaziale dell’Unione potrà favorire settori differenti come, ad esempio, la trasformazione digitale e  l’azione per il clima – di Horizon Europe – con il nuovo programma quadro per la ricerca e l’innovazione, della Strategia Ue per la bioeconomia e del regolamento che definisce missione e obiettivi dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT). Quest’ultimo riunisce università, centri di ricerca e imprese al fine di costituire partenariati paneuropei utili a innovatori e imprenditori europei per trasformare le proprie idee in prodotti e servizi per il mercato.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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