Lo scorso 16 dicembre i gruppi politici del Parlamento europeo hanno trovato un accordo sulla classificazione delle attività economiche sostenibili e hanno approvato le modifiche alla proposta di regolamento in materia. I nuovi interventi si sono resi necessari per convincere Paesi come la Francia – che si era opposta all’esclusione dalla lista dell’energia nucleare e del gas – ad accettare il testo riformulato. Lo stesso presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento, Pascal Canfin, ha dichiarato che “il gas e il nucleare non potranno essere incluse in nessun caso nella categoria degli investimenti pure green, ma non saranno né inclusi né esclusi in linea di principio dalle altre categorie”.
La notizia è giunta dopo che lo scorso 11 dicembre la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha presentato il Green new deal. In questa occasione la Polonia si era opposta all’obiettivo di un continente europeo a zero emissioni entro il 2050. L’80% del suo fabbisogno energetico è ancora oggi coperto dal carbone. Un particolare che ha spinto Varsavia a voler raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2070. In ogni caso secondo diverse fonti, tra cui il quotidiano inglese The Guardian, i principali leader europei ritengono che la Polonia cambierà idea entro giugno. Inoltre, alcuni Paesi membri dell’Unione europea – tra cui Francia, Repubblica Ceca, Ungheria e la stessa Polonia – avevano respinto il compromesso raggiunto tra la presidenza finlandese del Consiglio Ue e i negoziatori dell’Eurocamera in occasione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), in quanto ritenuto “non soddisfacente”. Il nuovo accordo prevede che gas e nucleare non siano inclusi nella categoria di attività green, ma che vengano comunque considerati “attività abilitanti” e “di transizione”. Le prime sono quelle che hanno emissioni di gas a effetto serra significativamente inferiori rispetto alla media del settore ed evitano il blocco delle attività. Le altre, invece, consentono la riduzione di gas a effetto serra in un altro settore.
D’altra parte, secondo il Technical expert group on sustainable finance (Teg), le centrali elettriche a gas non si qualificherebbero come attività di transizione, perché emettono più di 100 grammi di CO2 per Kilowattora (kWh) di elettricità prodotta, ossia la soglia definita dal gruppo di esperti per qualificare il contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Tuttavia, alcune tra le più grandi aziende energetiche ritengono che il gas naturale sia comunque una fonte di energia su cui puntare nei prossimi anni, dal momento che aiuterebbe a ridurre le emissioni sostituendo il carbone nella produzione di elettricità. Come ricorda pure l’International Energy Agency (Iea), il gas ha contribuito per circa un terzo alla crescita della domanda mondiale di energia dell’ultimo decennio.
Per quanto riguarda l’energia nucleare, invece, Germania, Lussemburgo e Austria – sostenute dal Parlamento europeo – si starebbero opponendo ai tentativi della Francia di ottenere il suo riconoscimento come attività a basse emissioni di carbonio. In questo senso, è interessante notare come l’Eliseo stia puntando molto sul nucleare. Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde, sono iniziate lo scorso ottobre le attività di costruzione di sei reattori di ultima generazione Epr. Inizialmente, l’opera avrebbe dovuto essere consegnata nel 2012, ma sembra che non sarà operativa prima del 2023. Il costo previsto è pari a 12,4 miliardi di euro, dopo che inizialmente ne erano stati stimati solo 3,5.
L’importanza dell’energia nucleare è stata sottolineata recentemente anche da James Hansen, astrofisico e climatologo statunitense, che lo scorso 17 dicembre ha pubblicato una lettera sul Financial Times. Hansen ha ricordato come la sua utilità sia riconosciuta anche dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e dall’Iea. Senza il nucleare, in Europa saranno emesse 500 milioni di tonnellate di CO2 in più ogni anno, ovvero più delle emissioni prodotte dal Regno Unito o dalla Francia stessa. D’altra parte, molti sottolineano come includere questo tipo di energia nel proprio mix sia rischioso sia da un punto di vista economico sia per la lunghezza dei tempi richiesti per costruire una centrale (spesso intorno ai 20 anni).
In ogni caso, l’accordo raggiunto in questi giorni a livello europeo rappresenta un passaggio positivo sia per Paesi come la Francia sia per l’Italia, specialmente se si considera quanto il gas naturale sia importante per la nostra economia e per il nostro mix energetico. Come evidenziato dai dati dell’Iea, nel 2018 questo combustibile fossile ha dato il maggior contributo in assoluto in termini di fornitura primaria di energia: 59.515 tonnellate equivalenti di petrolio. Inoltre, sono in tanti a ritenere che il gas sia essenziale per la transizione energetica, specialmente se si guarda al prossimo decennio, in modo da accompagnare il processo di decarbonizzazione nel modo più sicuro ed efficiente possibile.