Sono 353.052 le imprese nate nel 2019, circa 5.000 in più rispetto all’anno precedente. A fronte di questa crescita però, sono 326.423 quelle che hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, ben 10.000 se si considera l’andamento del 2018. Numeri che consegnano al Paese il saldo complessivo di 26.629 aziende, il peggiore degli ultimi 5 anni.
I dati emergono dalla recente fotografia di Unioncamere che ha fornito il consueto aggiornamento sulla natalità e la mortalità delle imprese in Italia. In totale le realtà imprenditoriali attive sono 6.091.971 unità.
Nell’ultimo anno a guadagnare terreno sono stati i settori dei servizi legati al turismo (8.211 aziende in più per l’alloggio e la ristorazione), le attività professionali (+6.663), i servizi alle imprese (+6.319) e – sulla scia del basso costo dei mutui e degli incentivi al recupero edilizio ed energetico – il settore immobiliare (+4.663) e le costruzioni
(+3.258).
Si restringe invece ulteriormente la platea dell’industria manifatturiera (-4.107 imprese),
del commercio (-12.264) e dell’agricoltura (-7.432). Segnali se non positivi, quantomeno incoraggianti, vengono dall’artigianato che, pur chiudendo in rosso il bilancio annuale (-7.592 attività), dopo otto anni vede tornare a crescere il numero delle iscrizioni di nuove imprese.
Guardando alla geografia delle imprese, a restare al palo tra le grandi macro-regioni del nostro – confermando la performance del 2018 – è stato il Nord-Est (-0,1% il tasso di crescita, equivalente a circa 1000 aziende in meno nei dodici mesi). Il dato più positivo si registra dall’altra parte nel Mezzogiorno che, con una crescita di 14.534 unità, da solo
determina oltre la metà (il 54,6%) di tutto il saldo positivo dello scorso anno.
Tra le regioni è il Lazio a ottenere i risultati migliori con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4%, il migliore di tutto il Paese. A seguire si piazzano la Campania (5.746) e la Lombardia (+5.073). Sul fronte opposto Piemonte (-1.517), Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) sono le regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di aziende registrate mentre, in termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7%).
A conferma di un trend ormai consolidato, il bilancio del tessuto imprenditoriale resta positivo quasi esclusivamente per merito delle società di capitali (+3,52% il loro tasso di crescita nel 2019, per un saldo pari a ben 60.382 imprese in più rispetto al 2018). Un bottino sufficiente a compensare la perdita di circa 18.000 società di persone (-1,8%) e di poco più di 16.000 imprese individuali (-0,5%).
“Si accentua nel 2019 il turnover delle nostre imprese”, ha affermato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. Che poi ha aggiunto: “Le incertezze del contesto internazionale si fanno sentire soprattutto in quei settori più esposti alla concorrenza dei mercati, come la manifattura. Anche il commercio mostra un calo, mentre la capacità
attrattiva del nostro Paese alimenta l’industria del turismo, che continua a crescere, così come in aumento sono le attività professionali e i servizi alle imprese. In ogni caso, la voglia di fare impresa resta alta. E’ un segnale importante. Dobbiamo continuare a lavorare al fianco delle imprese per far crescere la loro competitività”.