Il pacchetto anticrisi degli Stati Uniti ha un valore stimato di 2.550 miliardi di dollari. Una cifra che rappresenta ben l’11% del prodotto interno lordo nazionale. Nel contesto di incertezza e preoccupazione scatenato dall’espandersi del coronavirus, le manovre di politica monetaria e fiscale intraprese dalla Federal Reserve e dalla Casa Bianca mirano a sostenere l’economia americana contro una recessione che non si prospetta troppo breve.
Sono diversi i segnali che i mercati lanciano in merito alle difficoltà che le istituzioni si trovano a fronteggiare. Il calo persistente e diffuso delle borse europee riflette la paura degli operatori sull’impatto della pandemia sul sistema produttivo e istituzionale globale, dal momento che viene venduto ogni tipo di titolo, sicuro o rischioso che sia.
Tuttavia, è la possibilità di una crisi di liquidità che spaventa di più. A dimostrarlo sono l’altissimo spread sui commercial papers e i valori del cross currency bias swap. Il primo indice, che si riferisce ai debiti commerciali a breve, mostra la difficoltà che le imprese statunitensi incontrano nel finanziamento presso le banche o altri istituti privati mentre il secondo indica la carenza di dollari nel mondo. Il livello raggiunto da questi indicatori richiama il gusto amaro del 2008, così come accade al VIX, ampiamente usato per la misura della volatilità dei mercati, che è passato dai 14 punti dello scorso mese a quota 83.
La Fed nel frattempo sta mettendo a disposizione tutti i suoi strumenti per far fronte alle urgenze provocate dal Covid-19. Nell’arco di una settimana sono state attuate ben due misure di emergenza per il taglio dei tassi di interesse. Il 3 marzo erano stati portati all’1-1,25%, con la prima decisione al ribasso presa al di fuori delle riunioni programmate sin dalla crisi del 2008, ma dopo domenica la percentuale è scesa allo 0-0,25%. In questo senso l’obiettivo della banca centrale americana di rassicurare i mercati risulta sostenuto con forza e decisione.
Parallelamente ha lanciato un significativo programma di Quantitative easing, con il sostegno del presidente Donald Trump che si dichiara “felice” della decisione di dedicare 700 miliardi di dollari all’acquisto di titoli di Stato e obbligazioni garantite da mutui (mortage-backed-securities). A tutto ciò si aggiunge un’azione coordinata di diverse banche centrali nel mondo (Banca centrale europea, Banca del Canada, Bank of England, Bank of Japan e Banca centrale svizzera) per la sottoscrizione di un accordo che renda più facile l’accesso, per i settori di questi Paesi, al rifornimento della valuta statunitense (qui il comunicato stampa della Fed).
Al fine di sostenere la liquidità nell’economia reale e di facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese, la Fed ha inoltre annunciato l’apertura di un fondo di garanzia per i commercial papers. E’ l’Exchange Stabilization Fund il mezzo scelto per incentivare l’acquisto di questi debiti a breve termine. Il fondo è nato durante la Grande Depressione e non veniva usato dal 2011: a fine febbraio contava asset per 93,7 miliardi di dollari. In linea con questa iniziativa, la Casa Bianca ha inoltre annunciato la volontà di dedicare un pacchetto di 850 miliardi di dollari a sostegno dei settori maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria. Questi finanziamenti sono pensati per stimolare l’attività di compagnie aeree (qui un nostro articolo sull’impatto del virus sul trasporto aereo), strutture alberghiere e di ristorazione.
Il governo degli Stati Uniti è pure disposto a rinunciare a 500 miliardi di dollari di introiti attraverso il taglio della payroll tax, ovvero le imposte sui salari a fini previdenziali e sanitari. In particolare, questa manovra va a beneficio dei lavoratori a basso o medio reddito, categorie su cui pesa di più questa tassazione. In aggiunta, è prevista la concessione di prestiti agevolati per 250 miliardi a piccole e medie imprese. Un annuncio accompagnato dalla proposta di Mitt Romney di eseguire trasferimenti di 1.000 dollari a favore di ciascun adulto americano. Infine, a completare il quadro di aiuti c’è un provvedimento pendente al Senato che prevede il pagamento di indennità per malattia dei lavoratori a ore, contributi per la disoccupazione e sostegno per l’alimentazione di bambini e anziani.