L’attuale stato di emergenza derivante dalla diffusione del coronavirus sta facendo sentire prepotentemente i suoi effetti anche al di fuori dell’ambito della salute pubblica. Se, come noi tutti auspichiamo, la pandemia rientrerà sotto controllo nei prossimi mesi, i danni che ha arrecato al tessuto economico mondiale continueranno a manifestare i propri effetti per un periodo di tempo molto più lungo. Questo scenario ha riportato al centro delle discussioni, seppur indirettamente, l’importanza di investire nello sviluppo e nella diffusione delle nuove tecnologie.
Dallo scoppio dell’emergenza migliaia di aziende sono riuscite a non arrestare la propria attività, ricorrendo massicciamente allo smart working. Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero del Lavoro, dall’inizio dell’epidemia le persone che hanno iniziato a lavorare a distanza sono più di 550.000. Se questo da una parte può essere considerato un forte segnale di un Paese che nonostante tutto non si ferma, dall’altra mette in evidenza i problemi strutturali di connettività presenti in numerose aree del nostro territorio.
Ad oggi, in Italia, sono circa 11,5 milioni le persone che non hanno accesso alla banda ultra larga. Analizzando gli ultimi dati diffusi da Infratel, aggiornati a dicembre 2019, possiamo notare che la NGA (Next Generation Access – con una velocità di connessione in download di almeno 30 megabit per secondo) raggiunge circa il 74% della popolazione mentre la NGA-VHCN (Very High Capacity Networks – con una velocità di connessione notevolmente maggiore di 100 megabit per secondo in download che può raggiungere il gigabit) è disponibile solo per il 28% degli individui. Il governo italiano, consapevole delle carenze dell’infrastruttura di rete e in vista del picco di connessioni generate sia da un aumento del telelavoro che del tempo speso dagli utenti privati su portali di streaming e piattaforme videoludiche, nel decreto Cura Italia (Art. 82 – Misure destinate agli operatori che forniscono reti e servizi di comunicazione elettroniche) ha chiesto alle telco di fare il massimo per potenziare urgentemente le infrastrutture e garantire la stabilità delle reti per far fronte all’emergenza.
Resta sullo sfondo il tema del 5G, il cui sviluppo è osteggiato da discussioni di carattere geopolitico che non tengono conto della fondamentale importanza della rapida diffusione del nuovo standard di comunicazione per lo sviluppo del nostro sistema economico. Le reti di quinta generazione non hanno solo l’obiettivo di favorire un’espansione della capacità delle reti mobili ma anche, e forse soprattutto, di fornire una connettività wireless avanzata per una vasta gamma di industrie verticali.
Il 5G può sfruttare questi tre tipi di comunicazione in maniera simultanea sulla stessa infrastruttura di rete: l’enhanced Mobile Broadband (eMBB), la massive Machine Type Communications (mMTC) e l’Ultra Reliable Low Latency Communications (URLLC). Il primo tipo permette di raggiungere una velocità di trasmissione dei dati estremamente elevata (10 gigabit al secondo uplink e 20 downlink) nonché una copertura notevolmente superiore a quella del 4G. La massive Machine Type Communications è progettata per fornire un’ampia area di copertura e una penetrazione indoor ottimale in grado di connettere centinaia di migliaia di dispositivi IoT per chilometro quadrato. Inoltre, l’mMTC è progettata per fornire connettività anche a device con caratteristiche software e hardware non particolarmente performanti e che di conseguenza necessitano di un basso assorbimento energetico. Il terzo tipo di comunicazione, ossia l’Ultra Reliable Low Latency Communications, è fondamentale nelle applicazioni critiche, ovvero quelle che richiedono una latenza al millisecondo nonché un’estrema affidabilità.
Nonostante fosse materialmente impraticabile pensare al 5G come strumento di supporto nell’attuale l’emergenza, è fondamentale che non si arrestino (o che riprendano appena possibile) le attività connesse a legge sul perimetro di sicurezza cibernetica, ovvero l’identificazione degli attori del perimetro, la definizione delle attività di certificazione del Cvcn e le modalità di esercizio del golden power sul 5G da parte del Governo. Ciò per non vanificare l’opportuna riduzione delle tempistiche che era stata prevista dalla legge sul perimetro cibernetico, e che appare fondamentale per ridurre lo stato di incertezza e favorire (o almeno non rallentare) la stesura di accordi e le infrastrutturazioni. A maggior ragione in questa fase, poiché la diffusione e l’operatività delle reti 5G, principale piattaforma abilitante dell’Internet of Things, potrebbe svolgere un ruolo centrale per rilanciare prontamente le attività economiche allorquando l’attuale crisi verrà superata.