Anche l’editoria italiana non è esente dalle difficoltà e dai problemi che derivano dall’emergenza coronavirus. Tutte le librerie sono chiuse, le presentazioni annullate. Sospese pure le fiere nazionali e internazionali dedicate al mondo dei libri. Al fine di monitorare le decisioni pubbliche che potrebbero impattare sul settore, l’Associazione italiana editori (Aie) ha istituito uno speciale Osservatorio che ogni settimana informa gli addetti ai lavori sui numeri e i trend dell’intero comparto. Nello specifico sono oltre 18.500 i titoli pubblicati in meno in un anno, 39,3 milioni le copie che non saranno stampate e 2.500 i titoli che non saranno tradotti.
Il tutto su un settore in crisi già da molto tempo. Si tratta di “una ricaduta – ha spiegato il presidente dell’associazione Ricardo Franco Levi – che rende il settore del libro una delle prime vittime economiche dell’emergenza Coronavirus, al pari del mondo dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo”. Lo stesso Levi ha poi lanciato un appello alla politica: “Siamo allo stremo. Per questo chiediamo al governo di intervenire per sostenere l’intera filiera con strumenti di emergenza analoghi a quelli previsti per questi settori, perché non possiamo permetterci un Paese senza teatri e senza sale cinematografiche, ma neppure senza librerie, editori, promotori, distributori di libri, traduttori”.
Il problema, secondi Levi, è che la chiusura delle librerie ha inevitabilmente tolto agli editori un’importante canale di vendita. Ci sono le librerie online, è vero. Ma le loro difficoltà di approvvigionamento hanno ulteriormente aggravato la situazione. “Se si andasse verso la crisi più nera per il libro, il danno culturale all’intero Paese sarebbe gravissimo”, ha dichiarato ancora il presidente, proponendo misure d’emergenza: c’è bisogno di provvedimenti più specifici come, ad esempio, il credito di imposta sulla carta, in grado di pensare ad un piano di medio-lungo periodo per l’intero settore.
Inoltre, dall’inizio della crisi sanitaria, l’Associazione ha dato vita a una newsletter quotidiana per informare gli editori su ogni decisione pubblica che potesse impattare sul loro lavoro e tramite il suo Osservatorio monitora le diverse difficoltà: il 61% degli editori ha già fatto ricorso alla cassa integrazione o la sta programmando. Ma non solo. Secondo l’indagine, già dal 20 marzo hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020, riducendo del 25% le novità in uscita. Come se non bastasse, l’88% degli editori esprime grande preoccupazione per la sorte delle sue attività.